17/09/2012 di Redazione

Google vs Alibaba: rimbalzo di accuse su Android

Dopo lo stop imposto al lancio del nuovo smartphone di Acer basato su Aliyun, l’OS mobile della compagnia cinese è sotto i riflettori: la casa di Mountain View lo accusa di plagio ai danni del robottino verde e di un vero e proprio furto di applicazioni.

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La fama di nazione di scopiazzatori perseguita la Cina, anche quella dell’hi-tech: lo scontro a distanza fra Google e Alibaba, scoppiato la settimana scorsa con il casus belli del nuovo smartphone di Acer, si complica con accuse di plagio. Plagio che sarebbe stato compiuto ai danni di Android da parte di Aliyun, il sistema operativo mobile sviluppato dal colosso dell’e-commerce cinese, già a bordo del CloudMobile A800 che Acer avrebbe dovuto presentare la settimana scorsa.

Nei giorni scorsi Alibaba aveva criticato l’atteggiamento della casa di Mountain View nei confronti di Acer: in caso di rilascio dello smartphone integrante Aliyun, il produttore di telefonia avrebbe dovuto dire addio a ogni collaborazione inerente Android, sistema su cui si basa il 90% dei suoi modelli. Un sostanziale ricatto, e per lo più infondato, dal momento che l’operatore cinese sostiene di aver sviluppato il suo Aiylun in modo originale e dopo anni di lavoro su un’architettura Linux.
 

L'app store di Aliyun


“Vogliamo diventare l’alternativa Android cinese, e già possiamo contare su un bel po’ di nuovi partner in attesa di collaborare” ha dichiarato alla redazione di Sohu IT il chief strategy officer di Alibaba, Zeng Ming. “Se fossi un produttore di telefonia e la mia unica opzione fosse Android, sarei preoccupato. Ogni società vorrebbe avere almeno due fornitori”.

Peccato che, nella visione di Google, di vera alternativa non si possa parlare dal momento che l’OS made in China sarebbe una scopiazzatura non solo dell’architettura del robottino verde, ma anche un “ladro di applicazioni”. Aliyun, infatti, consente di eseguire app per Android (sia di sviluppatori terzi, sia della stessa Google, come Translate, Sky Map, Drive e Google Play Books), adeguatamente piratate e rese disponibili sul suo store ufficiale. Non è chiaro, attualmente, se la pubblicazione indebita sia opera di Alibaba o di iniziative personali, ma è comunque difficile sostenere che le ire di Google siano ingiustificate.

Così scrive, sul blog di Android, il senior vice president mobile and digital content della multinazionale, Andy Rubin: “Abbiamo costruito Android per offrire una piattaforma mobile open source a disposizione di chiunque volesse usarla […]. Questa apertura consente ai produttori di device di personalizzare il sistema operativo e innovare la user experience”. 

Rubin ha specificato che “l’utilizzo di Android è gratuito e libero, ma soltanto i device compatibili con Android possono beneficiare del suo ecosistema completo. Unendosi alla Open Handset Alliance, ciascun membro contribuisce a definire la piattaforma Android, non un insieme di versioni incompatibili”. In un secondo intervento il dirigente di Google è stato ancora più esplicito, rimarcando come Aliyun tragga vantaggio “da tutto il duro lavoro fatto sulla piattaforma dalla Open Handset Alliance”.

“In base alle analisi da noi eseguite sulle app disponibili su  http://apps.aliyun.com – scrive ancora Rubin – la piattaforma tenta, ma non riesce a essere compatibile”. Nello scambio di dichiarazioni, la parola è poi tornata ancora una volta ad Alibaba, che attraverso il vice president international corporate affairs, John Spelich, ha dichiarato a Cnet: “Google non sa di cosa sta parlando, le sue sono solo speculazioni. Aliyun è diverso […]. Il nostro sistema operativo è costruito su Linux. È progettato per eseguire applicazioni cloud sviluppate nel nostro ecosistema. Può supportare alcune, ma non tutte le app Android”.

Android difende la Open Handset Alliance: Alibaba gli avrebbe scippato anni di lavoro


Spelich si è spinto a definire Android come un sistema chiuso e restrittivo, in contrapposizione all'apertura basata su cloud dell’OS di Alibaba. “Il cloud è aperto, mentre il sistema delle app è chiuso in quanto controllato dall’operatore del marketplace. Dunque abbiamo due sistemi in competizione: uno è aperto e basato su cloud, l’altro è chiuso e limita i suoi utenti alle app che vuole rendere disponibili”.
 

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