20/04/2012 di Redazione

Google vs Oracle: la battaglia su Java prosegue

Arriva da Larry Page un nuovo capitolo della vertenza che vede la compagnia di Mountain View di fronte al colosso del software californiano: il co-fondatore di BigG ha difeso Android ritenendolo "un prodotto non fondamentale". Il tentativo di minimizzare

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Il processo che vede contrapposte Oracle e Google per l'uso delle licenze Java in Android è arrivato al punto di maggiore interesse e lo dimostra il fatto che stanno sfilando in aula personaggi di alto livello e con dichiarazioni di grande peso. Ieri è stata la volta di Larry Page, co-fondatote di Google, che punzecchiato dall'avvocato di Oracle David Boes sull'importanza di Android per Google ha risposto: "non direi che è stato fondamentale".

Larry Page va in tribunale a difendere Android dalle accuse di Oracle

Ai tempi in cui fu deciso a Mountain View di utilizzare il linguaggio Java, il prodotto di riferimento di Google era il motore di ricerca, per altro ancora adesso un elemento fondamentale della piattaforma tecnologica di BigG. Non è un segreto che Android fu creato per capitalizzare meglio i ricavi pubblicitari e traghettare il motore di ricerca e gli altri servizi della compagnia nel settore mobile. Per questo motivo la dichiarazione di Page non può essere bollata come falsa, per quanto è a tutti evidente che oggi Android è uno dei pilastri del business di Google.

Il "teatrino" di Page è quindi proseguito con una serie di risposte evasive culmiante in una dichiarazione non propriamente brillante alla domanda "può citare un esempio di un'azienda diversa da Google che utilizza le API di Java e che non aveva firmato un accordo di licenza con Sun o Oracle?". Come ha ribattuto Page? "Non sono un esperto in materia". 

Il top manager di Google si è quindi defilato poco elegantemente quando, in riferimento alle mail compromettenti del dipendente Tim Lindholm, usate dall'accusa come prova per dimostrare che i dirigenti di Google sapevano benissimo di avere un problema con le licenze Java, ha risposto banalmente di non sapere chi fosse il Tim in questione. Possibile? Sta di fatto che tale "ignoto dipendente" è stato chiamato dai legali di Oracle alla sbarra a testimoniare.

La questione Java

Ieri è stata la volta davanti ai giudici anche di Joshua Bloch, ingegnere senior e capo dello staff Java per Sun Microsystems dal 1996 al 2004. Considerato uno degli architetti della piattaforma Java, ha pubblicato il libro "Effective Java" nel 2001 ed è stato assunto a Mountain View nel luglio 2004, con il "titolo di cortesia" di capo architetto Java. L'avvocato Boes lo ha convocato con l'intento di far capire alla giuria e al magistrato l'importanza del valore creativo dei contenuti anche nel settore della programmazione  software.

Il problema di Oracle, infatti, è all'apparenza "banale": le argomentazioni in discussione sono talmente tecniche che nessuno di coloro che sono chiamati a giudicare ha le capacità per comprenderle. Da qui la necessità di semplificare al massimo i concetti. Bloch ha spiegato che al suo arrivo in Google ha lavorato sulle infrastrutture Java, la scrittura di API e le implementazioni delle stesse ed è entrato a fare parte del team Android solo alla fine del 2008.

Per contro il legale della società Larry Ellison ha ripercorso una presentazione tenuta dallo stesso Bloch in occasione del convegno JavaPolis nel 2005, dal titolo "How to Design a Good API and Why It Matters", evidenziando i punti che difendono la creatività e di conseguenza tessendo un quadro di valore economico delle API. Nella sua presentazione il programmatore aveva infatti inserito una slide dal titolo: "le API possono essere annoverate tra i maggiori patrimoni delle aziende ..... oppure tra i più grandi debiti delle aziende".

Il libro di Joshua Bloch, programmatore Java di rilievo internazionale

Bloch non ha potuto negare quello che aveva scritto, così come non potuto contraddire sé stesso quando gli è stata evidenziata una sua dichiarazione in cui affermava che "scrivere un programma è un processo creativo". Per adesso il match in aula sembra a favore di Oracle, ma il processo è ancora lungo, ed è presto per tirare le somme.


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