La causa di Oracle contro Google negli Stati Uniti per le licenze Java di Android si fa sempre più complessa, dopo che il riesame dei brevetti ad opera dello US Patent and Trademark Office sta decimando il numero delle proprietà intellettuali per le quali Google è accusata di violazione.
Google è sulla buona strada per far cadere le accuse di Oracle
Il 7 febbraio l'ufficio dei brevetti "ha emesso un atto definitivo,
rifiutando tutte le richieste relative al Patent No. 5.966.702", e una
settimana dopo sono state respinte anche le rivendicazioni per il
brevetto USA 6.910.205. Inoltre il 16 febbraio l'USPTO ha depositato un
"rifiuto non definitivo sulle pretese avanzate sul brevetto RE 38.104".
Oracle ha facoltà di ricorrere in appello, ma le speranze di veder
tornare in gioco le proprietà intellettuali in oggetto non sono molte,
considerato che in precedenza l'azienda aveva già dovuto lasciar perdere
le rivendicazioni su altri brevetti.
Sul blog Reexamination Alert è emerso come "il titolare del brevetto o il richiedente è libero di modificare le sue pretese, presentare osservazioni, avallate da dichiarazioni di esperti. Il rifiuto finale è irrevocabile solo nel momento in cui l'esaminatore ritiene che il titolare o il richiedente abbiano avuto una giusta opportunità per rispondere al rigetto". Tuttavia "la possibilità di presentare osservazioni, dichiarazioni o richieste di modifica è fortemente limitata dalla generosità dell'esaminatore".
Insomma, a quanto pare il caso mediatico del 2010, che aveva il potenziale per mettere in ginocchio Android, si sta sempre più sgonfiando, lasciando a Google terreno fertile per continuare lo sviluppo del suo sistema operativo mobile.