21/07/2015 di Redazione

I conti non tornano e Qualcomm sarebbe pronta allo scorporo

Alla vigilia della trimestrale, rimbalzano in Rete indiscrezioni su uno spin-off dell’azienda, probabilmente su pressione di uno dei maggiori investitori, l’hedge fund Jana Partners. Nell’occhio del ciclone la storica divisione chip, che sta pagando la co

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Se le indiscrezioni dovessero trovare conferma, Qualcomm come la si conosce oggi potrebbe presto non esistere più. Ci hanno pensato il Wall Street Journal e The Information a lanciare la bomba: l’azienda sarebbe in procinto di diventare uno “spezzatino” e di licenziare il dieci per cento della forza lavoro globale, vale a dire circa tremila dipendenti. Tutto perché i conti – domani è attesa la trimestrale – non stanno incontrando le aspettative di alcuni investitori di peso. Primo tra tutti, l’hedge fund Jana Partners, che starebbe spingendo da tempo per lo scorporo e per cedere le divisioni più in affanno, compresa quella che si occupa dei processori. Uno dei comparti storici dell’azienda, ma che sta soffrendo la competizione spietata dei produttori di chip a basso costo dell’area asiatica. Tra questi, la taiwanese MediaTek. Senza contare la recente decisione di Samsung di realizzare in casa componenti in silicio per i propri smartphone.

Le prestazioni finanziarie negative di Qualcomm non sono comunque un segreto. La compagnia nel trimestre chiuso il 29 marzo ha subito un crollo del 46% del reddito netto, attestatosi a 1,1 miliardi di dollari rispetto ai due miliardi dello stesso periodo del 2014. Pochi giorni dopo la presentazione dei risultati, la stessa Jana Partners ha rivelato di possedere azioni di Qualcomm per due miliardi di dollari.

Secondo le indiscrezioni, il gruppo potrebbe separare quindi la filiera di produzione dei chip, valutata da Arete Research circa 74 miliardi di dollari, dalla divisione che si occupa soltanto dei brevetti, con un valore di quasi novanta miliardi. Di un possibile spin-off si parlava da tempo. A fine giugno il chairman Paul Jacobs aveva però smentito tutte le voci di corridoio: “pensiamo che le sinergie siano ancora superiori rispetto alla separazione”, aveva dichiarato il manager. Sono passati pochi giorni e sembra che la storia possa già prendere un’altra piega. Ma i conti negativi non sono l’unica preoccupazione di Qualcomm.

Soltanto la settimana scorsa la Commissione Europea ha annunciato l’avvio di due indagini sull’azienda per verificare altrettanti aspetti: un eventuale abuso di posizione dominante e una politica non concorrenziale sul prezzo dei chip. La compagnia statunitense, secondo Margrethe Vestager, Commissario europeo per la concorrenza, avrebbe tra le altre cose venduto i moduli sottocosto per garantirsi così una quota maggiore di mercato.

 

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