31/05/2018 di Redazione

I nuovi moduli “ibridi” di Intel hanno la memoria lunga

Presentate le soluzioni Optane Dc Persistent Memory basate su tecnologia 3D Xpoint: sono i primi prodotti per data center a metà strada fra Dram ed Ssd che possono conservare dati anche in assenza di corrente. La capacità massima è di 512 GB e arriveranno

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Intel chiude il cerchio sulla tecnologia 3D Xpoint. Sviluppata congiuntamente con Micron, questa soluzione unisce il meglio dei due mondi del flash storage e delle memorie Dram e negli ultimi tre anni ha trovato incarnazione in una serie di prodotti per i data center e per il mercato consumer, riuniti sotto il brand Optane. Ma, in tutti questi casi, si è sempre trattato di drive a stato solido dotati di tecnologia 3D Xpoint. Oggi Intel ha colmato il gap, presentando i primi moduli di memoria Ddr4 persistenti, in grado cioè di conservare le informazioni anche in assenza di corrente elettrica. Sviluppati per i data center, i moduli Optane Dc Persistent Memory sono disponibili nei tagli da 128, 256 e 512 GB, quindi ben più capienti rispetto alle classiche Dram in commercio. Progettate per essere inserite negli slot Dimm delle schede madri, queste soluzioni saranno però compatibili esclusivamente con la nuova generazione di processori Xeon di Intel (Cascade Lake).

Secondo Lisa Spelman, le Optane Dc “offriranno una combinazione senza precedenti di alta capacità, affidabilità e persistenza”, dando la possibilità ai clienti di supportare fino a 3 TB di memoria per singolo socket. Le aziende potranno così “ottimizzare i propri carichi di lavoro e conservare quantità maggiori di dati più vicine al processore”, riducendo di conseguenza i tempi di latenza.

L’idea della casa di Santa Clara è infatti quella di inserire i nuovi moduli tra la Dram classica (che garantisce prestazioni) e il pool di archiviazione (sinonimo di capacità e affidabilità), per differenziare il più possibile la destinazione finale delle informazioni a seconda dei bisogni di disponibilità e di tempi di accesso al dato: dall’hot storage delle Dram a quello più “freddo” di drive a stato solido, hard disk e nastri.

Utilizzare memoria di questo genere nel data center “permette alle applicazioni di non essere penalizzate dalla latenza che si genera sul bus Pcie quando ci si dirige verso l’archiviazione”, ha aggiunto Spelman. I moduli svelati in queste ore porteranno diversi vantaggi, secondo Intel: uptime maggiore; riavvii più rapidi; adozione di database in-memory più grandi; più prestazioni per le applicazioni cloud distribuite su più nodi e così via.

 

Il futuro dell'archiviazione secondo Intel

 

Gli sviluppatori dovranno però adattare i software per renderli compatibili con la nuova tecnologia. Per velocizzare i tempi, Intel ha messo a loro disposizione l’accesso da remoto ai sistemi dotati di Optane Dc Persistent Memory attraverso il portale Builders Construction Zone. L’obiettivo della casa californiana è quello di fornire nelle prossime settimane le soluzioni ad alcuni partner, per ampliare la disponibilità nel corso del 2019.

 

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