03/11/2016 di Redazione

If This Then That cambia volto senza snaturarsi

Il popolare servizio ha abbandonato le proprie “ricette” in favore di “Applet”, che faciliteranno l’integrazione delle sequenze di comandi nelle app di terze parti e negli oggetti IoT. Vasto l’ecosistema di partner: spiccano i nomi di Google, New York Tim

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Microsoft non fa in tempo a rincorrerla con il lancio di Flow, che If This Then That (Ifttt) cambia faccia per darsi un nuovo vantaggio competitivo. L’azienda ha deciso di abbandonare le proprie sequenze di comandi, chiamate “Recipe” (ricette), in favore di “Applet”, con l’obiettivo di facilitare l’integrazione delle sequenze condizionali nelle applicazioni create dagli sviluppatori. E non si tratta di un mero cambio di facciata. Alla base del servizio c’è sempre la possibilità di “innescare” a cascata delle funzionalità, collegando piattaforme diverse (come Facebook e Dropbox, per esempio), al verificarsi di una data condizione. Ma, dietro le quinte, le nuove “Applet” funzionano in modo completamente differente.

Azzeccato il paragone proposto da Slashgear: le “ricette” sono strade a corsia unica. A una condizione corrisponde un’azione precisa. Le “Applet”, invece, permettono l’esecuzione di comandi multipli e introducono dei filtri. Ma la caratteristica peculiare della novità di Ifttt è forse un’altra. Grazie alle “Applet” è possibile implementare le catene (e attivarle) anche all’interno delle pagine Web. Oltre che delle applicazioni, business o consumer che siano.

In questo modo gli sviluppatori possono attivare comandi con funzionalità “prelevate” da altri servizi senza obbligare l’utente a cambiare piattaforma. Come sottolineato in un blog post della società, l’introduzione delle “Applet” coincide con una significativa sterzata verso il mondo degli oggetti connessi e dell’Internet delle cose. “Una casa accogliente, un posto di lavoro efficiente, un modo più facile per rimanere informati”, ha scritto l’azienda.

 

 

Per facilitare la gestione delle “Applet”, Ifttt ha rinnovato la propria applicazione mobile per iOs e Android, così come il sito Web che ora dà ovviamente più spazio alle “Applet”. La compagnia sta ora lavorando sull’ampliamento del proprio ecosistema di partner, grazie anche alle Api compatibili con le “Applet”. Tra i nomi principali spuntano Dropbox, il New York Times, Twitter, Google, Bmw, Nest, Slack e Spotify.

 

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