24/03/2016 di Redazione

Il cloud di Google sarà il più intelligente con il machine learning

La società di Mountain View ha lanciato in beta Cloud Machine Learning, una piattaforma che consente di creare applicazioni di apprendimento automatico sfruttando modelli pre-istruiti e la grande base di dati di Google. A detta della dirigenza di Big G, è

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Non potendo ancora competere sui volumi, Google sfida il cloud di Amazon Web Services e di Microsoft Azure a suon di intelligenza. È il machine learning l’elemento differenziante su cui Big G intende puntare, integrandolo come servizio all’interno della sua nuvola. Nel corso della sua prima conferenza sul cloud dedicata ai clienti, Gcp Next, tenutasi a San Francisco, l’azienda ha annunciato una prima versione di Cloud Machine Learning, una famiglia di prodotti che “renderà mainstream l’apprendimento automatico” e che permetterà a data scientist e sviluppatori di costruire una nuova tipologia di “applicazioni intelligenti”. Parliamo al futuro perché si tratta ancora di una versione in fase di test, non pubblicamente accessibile, ma è allo stesso tempo un progetto su cui Google intende investire seriamente.

Lo testimoniano le presenze un po’ a sorpresa di Eric Schmidt, executive chairman dell’azienda madre Alphabet, e di Sundar Pichai, Ceo di Google, sul palco di San Francisco, oltre a quella più scontata di Diane Greene, senior vice president per la divisione Enterprise businesses di recente nomina. E lo testimonia anche l’intenzione (non ufficialmente annunciata, ma trapelata nel corso di un evento rivolto ai dipendenti di Mountain View) di aprire dodici nuovi data center entro il prossimo anno e mezzo, riducendo il gap di copertura territoriale che oggi distanzia Google da Aws e Microsoft.

La nuvola, e non solo quella dell’archiviazione e dei servizi consumer (come Drive e Photo), ma anche e soprattutto quella dei servizi rivolti a sviluppatori e aziende è una presenza essenziale nel futuro di Google. Nelle parole pronunciate da Pichai dalla conferenza Gcp Next, “Siamo soltanto all’inizio delle possibilità del cloud”. Le trasformare queste possibilità in elemento distintivo rispetto alla concorrenza, Big G punterà sull’intelligenza artificiale e in particolare sul machine learning, un concetto già applicato negli anni a quasi tutti i suoi servizi: dal motore di ricerca all’assistente vocale Google Now, dall’indicizzazione delle immagini in Google Photos al riconoscimento vocale, fino alle traduzioni di Google Translate e alla funzione “smart reply” di Inbox. O, ancora, al cervello artificiale AlphaGo, che ha permesso di sfidare i più grandi campioni di Go, il millenario gioco da tavolo cinese.

Ora, l’azienda vuole trasferire il mondo di possibilità dell’apprendimento automatico ai suoi clienti, sviluppatori o imprese che siano. “È questa la prossima trasformazione”, ha dichiarato Schmidt, suggerendo che il machine learning sarà al centro della futura ondata di startup emergenti nei prossimi anni.

Cloud Machine Learning, spiega la nota ufficiale, sfrutta la piattaforma proprietaria di apprendimento automatico di Google, basata su reti neurali, la quale può garantire “migliori prestazioni di apprendimento e un’accuratezza maggiore rispetto ad altri sistemi di deep learning di grandi dimensioni”.  Utilizzando i dati prodotti o transitanti su altri servizi cloud di Big G, il sistema li gestisce e analizza usando TensorFlow, la libreria di machin learning che Google sta sviluppando insieme alla comunità open source.

 

 

La piattaforma, disponibile come servizio cloud (al momento solo come beta privata), permette di sfruttare immediatamente servizi di machine learning dotati di modelli “pre-istruiti”, oppure di generare modelli su misura. I futuri clienti potranno anche esportare i loro modelli TensorFlow fuori dal cloud, per usarli in altri contesti ed eseguirli anche su server on-premise. Cloud Machine Learning, inoltre, può integrarsi perfettamente con altri prodotti quali Google Cloud Storage e Google BigQuery, utili per il training dei modelli di apprendimento automatico.

Un altro annuncio arrivato in questi giorni è quello di Api Speech Cloud, un’interfaccia di programmazione di applicazioni che consente di sfruttare la tecnologia di riconoscimento vocale di Google per convertire in testo scritto frammenti di conversazione. Le app così create potranno effettuare conversioni voce/testo da ottanta lingue e generare comandi vocali.

 

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