25/06/2018 di Redazione

Intelligenza artificiale: il Grande Fratello cinese è alle porte

Uno studio del Politecnico di Zurigo prefigura il superamento tecnologico della Cina sugli Usa entro un paio di anni, relativamente all'intelligenza artificiale. Il boom della videosorveglianza andrà avanti, e nel 2030 il Paese asiatico sarà la prima supe

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In fatto di intelligenza artificiale, la Cina non vuol essere seconda a nessuno. Un nuovo studio del Politecnico di Zurigo mette in guardia l'Occidente sulla prospettiva che la Repubblica Popolare riesca ad azzerare la distanza di investimenti e giro d'affari che oggi ancora la separa dagli Stati Uniti entro un paio di anni, per poi diventare una vera e propria superpotenza dell'intelligenza artificiale entro il 2023. E considerata la fissazione cinese per la videosorveglianza, si prefigurano scenari da Grande Fratello di orwelliana memoria. La questione non è puramente tecnologica ed economica, tant'è che il report porta la firma di una politologa, Sophie-Charlotte Fischer, responsabile del Centro studi sulla sicurezza del politecnico elvetico.

 

Oggi gli Stati Uniti trainano ancora l'innovazione anche in questo campo, grazie a colossi come Google, Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Ibm (per citare le aziende che si sono mosse prima, e che investono i capitali più corposi), ma da Oriente sta montando un'onda di grandi e piccole aziende che fanno uso di algoritmi di machine learning in diversi campi, dal Web, ai software per telefoni cellulari, alla videosorveglianza. Molte, come il gigante dell'e-commerce Alibaba e il motore di ricerca Baidu, hanno preso la seconda casa nella Silicon Valley, mentre il boom del riconoscimento facciale in patria sta facendo lievitare il giro d'affari di società come SenseTime.

 

Come evidenziato dal report, con i suoi 176 milioni di telecamere di sorveglianza già attive, cui se ne aggiungeranno ben altri 450 milioni entro il 2020, la Cina ha le carte in regola per creare un sistema di videosorveglianza globale, da Grande Fratello appunto. Formandosi, negli anni, studiando su articoli scientifici pubblicamente accessibili e lavorando all'estero, negli Usa, gli informatici e i ricercatori cinesi hanno guadagnato in breve tempo grandi competenze nella robotica, negli algoritmi, nei software di riconoscimento vocale e biometrico. E molto hanno fatto anche gli incentivi del governo cinese elargiti a supporto delle aziende trasferitesi negli Usa.

 

La superpotenza asiatica, quindi, potrà costruire la propria scalata su queste già solidissime basi, oltre che sfruttare come volano il suo miliardo e mezzo di abitanti e potenziali utenti. La superiorità statunitense è ancora sostanziale nel campo dell'hardware, ovvero dei chip in grado di supportare le applicazioni di intelligenza artificiale. Quanto al giro d'affari, attualmente le società tecnologiche cinesi detengono circa il 32% del valore di mercato mondiale.

 

 

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