27/05/2016 di Redazione

La flessibilità cinese brucia Lg e Samsung sul tempo

Chongqing Graphene Tech, nota come Moxi, ha annunciato il lancio nel 2016 di uno smartphone indossabile grazie a un display e-ink pieghevole, realizzato in grafene. Il dispositivo verrò prodotto in 100mila esemplari e costerà circa 760 dollari. La tecnolo

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Non è uno smartphone nel senso stretto della parola, ma nemmeno un dispositivo indossabile classico. E non è neanche un orologio. In sintesi, è un mix di tutti questi prodotti il nuovo device svelato al mondo dalla cinese Moxi Group, nota nel Paese del Dragone come Chongqing Graphene Tech. Un gadget tecnologico con una caratteristica unica: il display è completamente flessibile e si può agganciare al polso come un bracciale. Non è pero un fitband, in quanto è possibile effettuare telefonate e interagire con le applicazioni tramite un display con tecnologia e-ink in bianco e nero. Proprio come quello degli Amazon Kindle, ma di qualità superiore per garantire un’esperienza tattile la più vicina possibile a quella degli smartphone in circolazione.

Secondo i piani di Moxi il device, di cui non si conosce il nome, dovrebbe arrivare sul mercato già entro la fine dell’anno a un prezzo salato (760 dollari in Cina) e in 100mila esemplari, rendendolo quindi il primo dispositivo (quasi) completamente flessibile a far la propria comparsa sulle scene. Diciamo quasi perché l’azienda ha dovuto per forza di cosa mantenere una parte rigida, che può funzionare come blocco del “cinturino” quando il device viene stretto intorno al polso.

La base contiene probabilmente i componenti che al momento non possono essere piegati, come la scheda madre e la batteria, anche se altri vendor (come Samsung) hanno mostrato dei progressi in questo campo. E l’accelerazione di Moxi avrà sicuramente fatto saltare la mosca al naso proprio al colosso sudcoreano che, insieme a Lg, sta investendo molto in tecnologie di questo genere.

L’obiettivo dei principali produttori di smartphone è infatti quello di lanciare prodotti davvero innovativi, capaci di ridare ossigeno a un mercato che sta iniziando a mostrare segni evidenti di rallentamento. “I cellulari in bianco e nero sono molto più facili da realizzare”, ha spiegato a Bloomberg Chongsheng Yu, executive vice president di Moxi. “Inizieremo a vendere in Cina e, se riscontreremo una domanda all’estero, ci penseremo”.

 

Image credits: Moxi Group

 

La tecnologia di Moxi si basa sul grafene, che garantisce flessibilità ai componenti e al contempo permette la conducibilità tra gli atomi di carbonio. Un dispositivo simile a quello del gruppo cinese, di cui si è parlato lo scorso anno, è Wove, realizzato da Polyera. Si tratta di un minicomputer che si può attaccare a un cinturino e indossare come un orologio, caratterizzato da un pannello pieghevole.

Per ovviare al problema della rigidità del backplane, Polyera ha realizzato dei transistor Tft flessibili sfruttando dei materiali brevettati, che garantiscono una certa dose di elasticità anche al pannello posteriore dello schermo. Il device ha un display multitouch da 1.040 per 200 pixel che sfrutta sempre la tecnologia e-ink. Come nel caso di Moxi.

Una scelta che, al momento, lascia però perplessi gli esperti del settore. “Utilizzare uno schermo flessibile con tecnologia e-ink”, è stata una pessima decisione, ha commentato Roel Vertegall, direttore dell’Human Media Lab della Queen’s University in Canada, che già cinque anni fa aveva mostrato un prototipo simile. Allora, ha sottolineato il ricercatore, “si trattava dell’unica tecnologia flessibile disponibile, ma i colori sono scarsi, così come il contrasto e non è possibile riprodurre dei video”.

 

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