11/06/2012 di Redazione

Monopolista, sì o no? Google ribatte alle accuse

Il gigante di Mountain View ribadisce la genuinità dei suoi algoritmi per rispondere alle critiche di concorrenza sleale lanciate sul Wall Street Journal dal Ceo di Nextag, un servizio di comparazione prezzi. E si prepara a conquistare il mercato russo c

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Ping pong al vetriolo sul Web fra Google e il Wall Street Journal: nei giorni scorsi la testata aveva dato voce a Jeffrey Katz, amministratore delegato di Nextag (un popolare servizio di confronti prezzi, che è anche proprietario della piattaforma Thingbuzz), e alle sue critiche rivolte a Mountain View. Per il Ceo, l’attività di search di BigG violerebbe i principi della libera concorrenza, come dimostrato dalle recenti mosse dell’Antitrust dell’Unione Europea.


Nextag


“Tutti – scrive Katz – vorrebbero trovarsi in una situazione come questa: con una IPO gigantesca, il controllo del mercato e carta bianca per fare tutto quello che si vuole a livello di policy. Google ha beneficiato di una posizione privilegiata per quasi un decennio. È il più popolare tra i motori di ricerca, con un controllo dell’82% del mercato globale delle search del 98% di quello mobile. Il suo fatturato supera la somma delle 28 economie più povere del mondo. E il suo primo competitor, Bing, segue a una tale distanza di market share e fatturato da rendere quello di Google, di fatto, un monopolio”.

Il Ceo ha poi proseguito accusando Google di alterare i suoi algoritmi per penalizzare siti come lo stesso Nextag. “I dati i nostro possesso, dati che abbimo condiviso con la Commissione Giudiziaria del Senato lo scorso 21 settembre, mostrano senza ombra di dubbio come Google rimescoli le carte a proprio favore. Da motore di ricerca obiettivo si è trasformato in un sito commerciale, i cui algoritmi di ricerca favoriscono prodotti e servizi di Google stessa o degli inserzionisti più importanti”.

Parole pesanti, che tuttavia in linea generale non sono niente di nuovo sotto il sole, in realtà, dal momento che l’azienda di Larry Page è abitata ad accuse di questo genere. Questa volta, però, i vertici di Google non si sono morsicati la lingua, ma anzi sul blog di Public Policy della multinazionale hanno contestato punto per punto le argomentazioni del Ceo di Nextag.

Amit Singhal, senior vice president, engineering, ha sottolineato come gli algoritmi di ricerca di Google producano risultati “non pagati, naturali” e “mai influenzati da pagamenti”, risultati che sono semplicemente “risposte alle domande degli utenti, basate sulla rilevanza”. E non è mancata una stoccatina ai siti di confronto prezzi – come Nextang –, che a detta di Singhal spesso “ricevono denaro dai rivenditori ma non etichettano con chiarezza i risultati sponsorizzati”.

Abbiamo creato il motore di ricerca per aiutare gli utenti, non i siti Web – ha specificato Singhal –. Non modifichiamo gli algoritmi per nuocere ai competitor. Ogni anno apportiamo oltre 500 cambiamenti ai  nostri algoritmi con lo scopo di rendere i risultati ancora più utili per chi effettua le ricerche, e pubblichiamo mensilmente una lista dei miglioramenti apportati. Ciascun cambiamento può influire sul ranking di uno o dell’altro sito, ma la cosa importante è che gli utenti siano soddisfatti dei risultati di ricerca”.

La versione 13 di Firefox supporta ancora Yandex


Polemiche a parte, a Mountain View ci si prepara a festeggiare una buona notizia: la prossima versione di Firefox, la numero 14, trasformerà Google nel motore di ricerca di default in Russia. A dicembre scadrà l’accordo triennale tra Yandex e Mozilla, accordo secondo cui il servizio di bandiera in terra russa è stato finora proposto come motore di default dal browser del panda rosso.

Non è ancora chiara, al momento, la motivazione per cui Firefox abbia scelto di dirottare anticipatamente il proprio supporto verso Google. Ma è facile immaginare come l’attuale market share di quest’ultimo (con il 26,5% delle ricerche effettuate in Russia, contro il 60% di Yandex) sia destinato a crescere rapidamente.

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