13/02/2020 di Redazione

Niente Mobile World Congress: ha vinto la saggezza o la psicosi?

L'annuncio ufficiale toglie gli ultimi dubbi, la fiera non si farà. Un eccesso di prudenza o una giusta reazione all'epidemia in corso? Le aziende dirottano budget e attenzioni verso annunci "da remoto".

immagine.jpg

 

Quindi, dopo due settimane di annunci, smentite e dubbi, è finita: il Mobile World Congress 2020 non si farà a causa dei timori per la diffusione del coronavirus. Ed è molto probabile che non ci sia una finestra utile per recuperare l’appuntamento prima del 2021. Le aziende già si preparano ad annunciare prodotti e servizi che sarebbero stati lanciati nel corso della manifestazione dirottando sforzi e budget su canali digitali o eventi locali.

L’annuncio ufficiale è arrivato ieri sera, addirittura in anticipo rispetto alla data del 14 febbraio, precedentemente fissata proprio dagli organizzatori, l’associazione Gsma. A molti è sembrata una scelta obbligata, visto il susseguirsi di defezioni iniziate con il ritiro di Lg e culminate ieri con la rinuncia di altri big come Vodafone e Amazon. 

 

La lista della trentina di aziende che aveva già deciso di non presentarsi, per quanto caratterizzata da nomi “pesanti” come Ericsson e Intel, avrebbe comunque rappresentato una minima parte del nutrito gruppo di espositori della fiera (oltre 2.500), che ha sempre attirato decine di migliaia di persone e “mosso” un volume di affari vicino al mezzo miliardo di euro. Senza contare che in questo stesso periodo stanno regolarmente avendo luogo altre fiere, come Ise 20 di Amsterdam (fiera dell’audio-video che richiama comunque decine di migliaia di visitatori ed è caratterizzata da una forte presenza di aziende e specialisti cinesi).

 

 

 

Insomma, non si discutono certo i motivi che hanno spinto le aziende e quindi gli organizzatori a rinunciare, ma l’impressione è che nel “leggero” settore dell’hi-tech consumer (anche se in fiera è sempre stata presente pure una fortissima componente b2b, come quella relativa alle reti di telecomunicazioni) si sia diffusa una psicosi magari giustificata ma sicuramente superiore a quella evidenziata in altri segmenti. Le conseguenze della rinuncia, oltre a pesare sulle casse della città per l’indotto che la fiera ha sempre generato a Barcellona e a ripercuotersi sul tam-tam mediatico che in passato ha contribuito non poco al lancio commerciale di prodotti e soluzioni, inducono a riflettere sul futuro delle grandi fiere internazionali.

 

Il coronavirus ha infatti paradossalmente mostrato, nello stesso tempo, la prontezza della comunità mondiale nel reagire alla diffusione del contagio ma anche la fragilità dell’uomo e delle sue “costruzioni” nei confronti di fenomeni naturali imprevedibili e inevitabili, una fragilità negli ultimi anni messa in secondo piano anche dalla sensazione di onnipotenza procurata proprio dalla tecnologia: supercomputer, intelligenza artificiale, realtà aumentata e connettività sempre e dovunque non ci rendono, è ovvio ma l’epidemia ce lo ha bruscamente ricordato, inattaccabili e immortali.

 

ARTICOLI CORRELATI