18/09/2018 di Redazione

Qualcomm prova ancora a espellere alcuni iPhone dagli Usa

Si è aperto a Washington davanti alla International Trade Commission un nuovo processo. A detta di Qualcomm, alcuni modelli di iPhone e iPad violerebbero sei brevetti.

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Altro giro, altra corsa. I litigi di Apple e Qualcomm su brevetti e licenze d'uso non pagate, dopo anni di confronto fuori e dentro i tribunali, proseguono con un nuovo processo apertosi questa settimana a Washington D. C. La International Trade Commission dovrà decidere se ad alcuni modelli di iPhone e iPad debba essere vietata oppure no l'importazione negli Stati Uniti a causa di violazioni sull'uso di tecnologie brevettate. A dispetto della nazionalità del marchio, si parla di importazione perché molti dei componenti vengono prodotti e assemblati in Asia da Foxconn, Pegatron, Wistron e Compal.

 

A innescare la scintilla era stata l'azienda di Tim Cook, che all'inizio del 2017 aveva citato in giudizio il colosso dei chip, ovvero il fornitore dei modem 3G ed Lte impiegati sugli iPhone: Apple chiedeva un miliardo di dollari di risarcimento per le pratiche anticoncorrenziali portate avanti, a suo dire, da Qualcomm. Quest'ultima aveva poi contrattaccato, accusando la Mela di mancati pagamenti delle licenze sui modem (Apple aveva smesso di pagarle, pur continuando a usare la tecnologia in questione) ed estendendo poi l'imputazione anche a Foxconn, Pegatron, Wistron e Compal. Nel frattempo, però, all'inizio di quest'anno era piombata sul chipmaker californiano la multa da quasi un miliardo di euro (997 milioni) per abuso di posizione dominante, stabilita dall'antitrust della Commissione Europea.

 

Negli Stati Uniti, invece, si è aperto ora un procedimento che potrebbe condurre alla messa al bando di alcuni modelli di iPhone e iPad negli Stati Uniti. La International Trade Commission dovrà valutare se effettivamente, come sostiene l'accusante, Apple stia violando sei brevetti di Qualcomm su modelli di smartphone che impiegano però modem 3G ed Lte della concorrenza, cioè di Intel. La Mela, secondo l'accusa, farebbe dunque profitti sfruttando tecnologie di proprietà intellettuale altrui e senza pagare le dovute licenze d'uso. Il parere dei legali della International Trade Commission chiamati a esprimersi non sarà vincolante, ma potrà influenzare successive decisioni dei giudici, come spesso accade in terra nordamericana.

 

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