09/11/2015 di Redazione

Ricarica wireless: Ubeam svela alcuni segreti industriali

La startup risponde ai propri detrattori rendendo note alcune delle caratteristiche del proprio sistema a ultrasuoni, in grado di fornire di energia più dispositivi in contemporanea. La soluzione funzionerebbe fino a quattro metri di distanza e non sarebb

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Ricaricare i dispositivi elettronici (ma non solo) senza fili, utilizzando gli ultrasuoni? Secondo la startup californiana Ubeam è possibile e la società intende provarlo, mettendo così a tacere le numerose critiche e gli scetticismi che le sono piovuti addosso negli ultimi mesi. La giovane Ceo di questa piccola realtà, Meredith Perry, fresca di laurea presso la University of Pennsylvania, ha infatti deciso di togliere i segreti industriali a una serie di documenti finora tenuti sotto chiave, per far capire al mondo lo stato reale di avanzamento delle proprie tecnologie. La startup ha messo a punto un sistema in grado di fornire energia a dispositivi elettronici come smartphone, laptop, fotocamere digitali, ma anche lampadine, sfruttando uno schema in superficie semplice, ma decisamente complesso dal punto di vista tecnico. La soluzione si basa su un trasmettitore, posizionabile ad esempio su una parete domestica, capace di monitorare gli ambienti e individuare device dotati di ricevitore: una volta trovato l’oggetto da ricaricare, il trasmettitore invia ultrasuoni tarati su frequenze altissime, non udibili né dall’orecchio umano né da quello animale.

I ricevitori sono in grado di convertire le vibrazioni generate dalle onde sonore in energia elettrica, che poi ovviamente serve per ricaricare il dispositivo interessato. Fin qui, sembra tutto ok. I più scettici hanno però trovato una serie di argomentazioni tecniche per smontare tutto il sistema sviluppato da Ubeam. Tra i punti principali, il fatto che gli ultrasuoni non riescano a passare i muri, ma nemmeno i vestiti o altri oggetti presenti nella stanza. Trasmettitore e ricevitori devono quindi essere posizionati in linea d’aria, senza ostacoli nel mezzo. Inoltre, ci sarebbero anche rischi per la salute, in quanto l’esposizione prolungata alle onde sonore, pur non essendo queste udibili, potrebbe portare a gravi malesseri.

Ipotesi rigettate con forza da Perry, che in una lunga e articolata spiegazione della tecnologia di Ubeam pubblicata dalla testata TechCrunch, ha sottolineato come il proprio sistema funzioni ben al di sopra della soglia udibile dai mammiferi, posizionandosi quindi addirittura ben oltre i 20 kHz e superando i 60 kHz, valore massimo percepito dai cani, che sono gli animali domestici con l’orecchio più sensibile. E non avrebbero ragione d’esistere nemmeno le preoccupazioni sul rischio oncologico, in quanto il corpo umano è capace di respingere il 99,9% degli ultrasuoni emessi dal trasmettitore. Le onde sonore non sarebbero in grado di infilarsi sottopelle.

 

Schema di funzionamento del sistema brevettato da Ubeam

 

Tra i dettagli rivelati in queste ore da Ubeam, si trovano maggiori informazioni tecniche sul reale funzionamento degli apparati ricetrasmittenti. Ad esempio, la frequenza delle onde sonore arriva anche a 75 kHz, con un output tra i 145 e i 155 decibel. Il sistema della startup può inoltre caricare più dispositivi in contemporanea, lontani fino a quattro metri dal trasmettitore, con una potenza massima di 1,5 watt. La compagnia, infine, ha attualmente oltre trenta brevetti registrati, che includono ovviamente il trasduttore e i ricevitori, ma anche gli algoritmi di funzionamento del sistema.

Sfatati, almeno sulla carta, miti e leggende sulla propria tecnologia, Ubeam è comunque attesa alla prova dei fatti. Riuscirà la startup ad arrivare con successo sul mercato, proponendo un sistema realmente funzionante, pratico e, cosa da non dimenticare, a un prezzo ragionevole? Secondo alcuni scienziati, contattati sempre da TechCrunch, le specifiche fornite dall’azienda possono indicare una certa percentuale di successo.

“Se Ubeam dovesse davvero riuscire a portare in modo costante gli ultrasuoni a un cellulare mantenendoli nel range dei 145-155 dB, allora sarebbe possibile caricare un telefono con qualche watt”, spiega Matt O’Donnell, PhD professore e preside emerito di ingegneria della University of Washington. “Combinare tutti questi elementi presenta dei rischi che si sommano tra loro, ma se la ricarica dovesse mantenere certi requisiti di efficienza, ricezione e gestione elettronica, allora il sistema non violerebbe affatto le leggi della fisica”.

 

Meredith Perry, Ceo di Ubeam

 

Il sogno della ricarica wireless è inseguito ormai da diversi player e sono numerose le aziende che stanno facendo a gara per arrivare sul mercato con soluzioni efficaci e pratiche, a un costo contenuto. Ubeam dovrà quindi battagliare con avversari determinati e che probabilmente si trovano già a un punto di sviluppo più avanzato. Non è dato sapere infatti quando la compagnia riuscirà a proporre un prodotto finito, pronto per essere commercializzato. Sembra che Ubeam proporrà i primi test pubblici per investitori e partner nel 2016, effettuando prove in luoghi pubblici come ristoranti e hotel. Con l’obiettivo anche di raccogliere nuovi fondi per proseguire con le proprie ricerche.

 

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