14/09/2020 di Redazione

TikTok dice no a Microsoft, in corsa rimane Oracle

Ma l’accordo potrebbe saltare per il veto del governo cinese. In caso positivo non è chiaro se l’azienda Usa acquisirebbe la maggioranza o diventerebbe solo un partner tecnologico.

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La vicenda di TikTok continua a tenere desta l’attenzione, mentre si avvicina a grandi passi la data limite imposta dall’amministrazione Trump per la cessione delle attività statunitensi: il 12 novembre. In questo inizio di settimana è arrivata la dichiarazione ufficiale di Microsoft, che ha annunciato il rifiuto, da parte della casa madre ByteDance, della proposta di acquisto. Dopo settimane di trattative e il coinvolgimento persino del colosso della grande distribuzione Walmart è così sfumato un accordo che sembrava avere tutte le carte in regola per andare a buon fine.

In corsa per l’acquisizione rimane cosi Oracle, la cui offerta, secondo diverse fonti, sarebbe ritenuta più interessante. Gli ostacoli sul percorso sono però nel frattempo aumentati, con la presa di posizione del governo cinese che vorrebbe impedire l’esportazione di tecnologia ritenuta critica verso aziende statunitensi. Questo potrebbe concretizzarsi in un veto complessivo a un eventuale accordo o nell’impossibilità per Oracle di entrare in possesso del prezioso algoritmo che sta alla base del funzionamento di TikTok. Al momento non è nemmeno chiaro se in caso di accordo la società statunitense acquisirebbe la maggioranza delle azioni o se invece diventerebbe un partner tecnologico responsabile delle operazioni negli Stati Uniti.

Intanto Microsoft così ha dichiarato in merito alla trattativa: “ByteDance ci ha comunicato che non venderà le attività statunitensi di TikTok a Microsoft. Siamo convinti che la nostra proposta sarebbe stata positiva per gli utenti di TikTok, proteggendo gli interessi della sicurezza nazionale. Per farlo, avremmo apportato modifiche significative per garantire che il servizio soddisfacesse i più elevati standard di sicurezza, privacy, sicurezza online e lotta alla disinformazione, e avevamo chiarito questi principi nella nostra dichiarazione di agosto. Ora staremo a vedere come evolverà il servizio in queste importanti aree”.

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