20/01/2015 di Redazione

Un miliardo di dollari di Google in orbita con Elon Musk

Secondo indiscrezioni, Big G coprirà per un decimo il budget da 10 miliardi di dollari necessario all’imprenditore di Tesla Motors per realizzare il progetto della sua seconda azienda, Space X: inviare nello spazio una flotta di 700 micro-satelliti che po

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Di questi tempi la tecnologia guarda verso il cielo. L’utilizzo dei satelliti per combattere il digital divide torna a occupare le cronache: questa volta i protagonisti sono Google e Space X, la seconda attività imprenditoriale del Ceo di Tesla Motors, Elon Musk. L’azienda di Mountain View sarebbe pronta a investire 1 miliardo di dollari in Space X, società privata di servizi e trasporto spaziale, responsabile – fra le altre cose – di dover mandare in orbita 700 “micro-satelliti” deputati a creare connettività a banda larga nelle regioni geografiche prive di copertura. Il condizionale è dovuto al fatto che si tratta di un’indiscrezione, riportata dal sito The information citando “fonti vicine alla vicenda”.

Il tema “spaziale” è d’attualità perché qualche giorno fa i media avevano ripreso l’annuncio del coinvolgimento di Virgin Galactic e di Qualcomm in OneWeb, il progetto di Greg Wyler (ex di Google, fra l’altro, oltre che veterano dell’industria dei satelliti). Stesso metodo, in linea di principio, e stesso intento: usare una flotta di veicoli spaziali capaci di operare come small cell e fornire accesso radio a reti WiFi, Lte, 3G e 2G. La strategia di Musk è comunque più orientata verso l'accesso veloce, alla velocità della fibra ottica.

Nei giorni scorsi i media avevano discusso sull’eventualità che le due iniziative – OneWeb da un lato, Space X dall’altro – fossero, in realtà, un solo progetto mirato alla creazione di un’unica “costellazione” di satelliti generatori di connettività. Le nuove indiscrezioni sembrano, invece, delineare uno scenario duale.

 

 

Al momento, oltre a Google il progetto di Elon Musk vanta fra gli investitori Founders Fund, Draper Fisher Jurvetson e Valor Equity Partners. La trattativa con Google non è ancora chiusa ma sarebbe “nelle fasi finali”. L’interesse di Big G per ciò che sta sopra la volta celeste, d’altra parte, non stupisce. Il gigante della Silicon Valley ha un suo laboratorio, Google X, deputato ai progetti sperimentali e alla ricerca scientifica.

Lo stesso Greg Wyler, fondatore nel 2007 di O3b Networks, fra il 2013 e il 2014 aveva lavorato per poco più di un anno all’interno di Google, dirigendo un progetto relativo ai satelliti e dal budget miliardario. Abbandonata Big G, aveva poi sviluppato l’idea indipendentemente con una nuova azienda, WorldVu, cercando la collaborazione di Space X. Quest’ultima avrebbe potuto fornire a Wyler la base di lancio utile per inviare in orbita i satelliti, ma a quanto pare la trattativa non è andata in porto: le operazioni saranno affidate a LauncherOne, la stazione di Virgin Galactic, come trionfalmente annunciato da Richard Branson nei giorni scorsi.

 

Project Loon

 

Se dunque il cielo evoca sogni e avventure, e se l’intento di collegare l’intero Pianeta al Web è carico di valori etici e di progresso, sulla Terra le dinamiche sono molto più prosaiche e richiamano quelle tipiche delle contrattazioni di business, con proposte e marce indietro. L’impegno di Google si sta incanalando anche in Project Loon, un progetto dei laboratori Google X che prevede l’invio di palloni aerostatici a un’altezza doppia rispetto a quella a cui volano gli aerei: potranno funzionare come “amplificatori” dei segnali radio, captandoli da antenne posizionate a terra. Facebook, invece, sta sperimentando l’impiego di droni per portare l’accesso Internet là dove oggi manca. Resta da capire, in ogni caso, quale “missione” raggiungerà per prima la sua destinazione.
 

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