Apple tiene banco in queste ore per una probabile (doppia) novità, per la risoluzione di un problema tecnico e per l’ennesima causa giudiziaria in cui è stata trascinata per una questione legata ai brevetti. Procediamo con ordine. Secondo il solitamente bene informato sito specializzato 9to5Mac, il prossimo 18 marzo la Mela sarebbe pronta a lanciare sul mercato l’iPhone 5se e l’iPad Air 3, a soli tre giorni di distanza da un evento stampa (allo stato delle cose ancora non confermato), che dovrebbe svolgersi il 15 marzo. A questo giro, quindi, il colosso di Cupertino potrebbe saltare completamente la fase di preordine per arrivare direttamente nei negozi con i nuovi modelli. In attesa di conferme ufficiali da parte di Apple, va ricordato che l’iPhone 5se è stato progettato sostituire, potenziandolo, il modello numero 5, disponibile ormai da settembre 2012. Uno smartphone da quattro pollici, come il predecessore, ma con una dotazione interna più ricca.
Sembra infatti che il melafonino disporrà del system-on-chip A9 con coprocessore M9, come l’iPhone 6, del chip Nfc per la compatibilità con il sistema di pagamento Apple Pay e altre funzionalità come possibilità di avere uno schermo always-on e l’opzione per Live Photos. Secondo le indiscrezioni, l’iPhone 5se verrà prodotto in quattro colorazioni (oro, oro rosa, argento e grigio siderale) e verrà proposto al prezzo di partenza di 450 dollari per la versione da 16 GB.
Ovviamente, si vedranno avanzamenti anche per il nuovo iPad Air 3, che andrà ad aggiornare il modello numero 2, arrivato sul mercato a fine 2014. Molto probabilmente, questo tablet da 9,7 pollici disporrà di alcune funzionalità svelate dalla Mela per il gigantesco iPad Pro. Si parla quindi di supporto per Apple Pencil, altoparlanti migliorati e presenza dello Smart Connector, che potrebbe suggerire l’arrivo imminente di una tastiera fisica compatibile con il dispositivo mobile. Conferme e smentite, comunque, arriveranno con tutta probabilità tra un mese esatto.

Le certezze, oggi, sono invece altre due. La prima è che il gigante di Cupertino ha avviato una campagna di richiamo per sostituire alcuni modelli di cavi di ricarica Usb-C, consegnati in dotazione con i Macbook o acquistati separatamente fino a giugno 2015, perché difettati. A causa di un problema di progettazione, si legge sulla pagina Web dedicata al programma, il computer potrebbe “non caricarsi o caricarsi a intermittenza quando è collegato a un alimentatore con un cavo interessato dal problema. Apple fornirà gratuitamente un nuovo cavo di ricarica Usb-C riprogettato a tutti i clienti idonei”.
Come capire quali sono i modelli interessati? A parte l’ovvietà, cioè quando i Macbook faticano a ricaricarsi, è sufficiente verificare se il cavo riporta la dicitura “Designed by Apple in California. Assembled in China”. Sui modelli riprogettati sarà invece presente un numero di serie dopo questa dicitura, come si capisce dall’immagine qui sotto. Entro la fine di febbraio la Mela invierà quindi un nuovo cavo ai proprietari di Macbook che hanno indicato un indirizzo postale valido durante la procedura di registrazione del prodotto o durante l’acquisto del computer presso l’Apple Online Store.

Fonte: Apple
Brevetti, Immersion decide di fare causa a Cupertino
Ma la grana principale per l’azienda californiana al momento risulta essere un’altra. Immersion, società di San Jose che sviluppa tecnologie di feedback aptico, ha infatti citato in giudizio la Mela con l’accusa di aver violato tre brevetti depositati da Immersion e utilizzati senza autorizzazione nei seguenti dispositivi: iPhone 6 e 6 Plus, 6s e 6s Plus, Apple Watch (Watch Sport e Watch Edition). L’accusa di Immersion coinvolge tre differenti tecnologie, effettivamente riscontrabili nei device indicati.
Il primo brevetto, depositato presso la U.S. International Trade Commission, è intitolato “Sistema di feedback aptico con effetti preregistrati” ed è descritto come un software che mostra l’anteprima di un comando dopo una pressione leggera sullo schermo mentre, in caso di tocco più deciso, consente l’attivazione della funzionalità. Una tecnologia molto simile a “Peek and pop”, introdotta da Apple con l’avvento del 3D Touch negli iPhone 6s.
Il secondo brevetto (“Metodo e sistema per procurare sensazioni tattili”) riguarda invece la vibrazione fornita dall’hardware come segnale di feedback, in seguito alla pressione con i polpastrelli sul display. Il terzo e ultimo, infine, riguarderebbe soltanto gli iPhone 6s e 6s Plus (“Modello interattivo per feedback condivisi su dispositivi mobili”) e la generazione di effetti aptici dinamici.
“Immersion è in cerca di un ‘ordine di esclusione’ per vietare l’importazione, la vendita per importazione e la vendita dopo l’importazione negli Stati Uniti dei device Apple che infrangono i brevetti […] In questa azione legale presso la corte distrettuale degli Usa, Immersion sostiene l’infrazione dei brevetti e cercherà di bloccarne l’ulteriore perpetrazione da parte degli accusati, oltre a farsi risarcire i danni”. La società di San Jose ha inoltre coinvolto la compagnia di telecomunicazioni At&T, accusata di commercializzare i dispositivi in questione.

Il 3D Touch è al centro della nuova "guerra" dei brevetti tra Apple e Immersion
Ovviamente, queste sono le tesi di Immersion. La palla passa ora ai giudici della corte distrettuale e all’ufficio brevetti della International Trade Commission, che dovranno verificare quanto sostenuto da Immersion. L’atto di citazione segue la condanna in primo grado, emessa da un tribunale texano a inizio febbraio, che ha riconosciuto Apple colpevole di aver utilizzato alcuni brevetti depositati da Virnetx senza pagare i diritti. La Mela, se l’appello dovesse confermare la sentenza del tribunale, dovrà sborsare 625 milioni di dollari per riconciliarsi con l’azienda del Nevada.