05/12/2017 di Redazione

Apple piega la testa: pagherà 13 miliardi per le tasse mancate

La società di Cupertino verserà su un acconto di garanzia il denaro della multa decisa l'anno scorso dall'antitrust della Commissione Europea, in merito al favoritismo fiscale concessole in Irlanda. Ma Apple continua a rigettare le accuse.

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A distanza di un anno, Apple abbassa un po' la cresta e accetta di pagare al fisco irlandese il maxi risarcimento da 13 miliardi di euro, imposto nell'estate del 2016 dalla commissione antitrust dell'Unione Europea per compensare ingiusti “sconti” sulle aliquote praticati per oltre un decennio. Un risarcimento che l'Irlanda non voleva, interessata meno al contante e più alla possibilità di mantenere il proprio status di paradiso fiscale per le grandi multinazionali tecnologiche, come Facebook, Google e – appunto – la Mela. Un risarcimento a cui dunque sia il governo di Dublino sia Apple si erano opposti, inoltrando due distinti ricorsi. A circa un anno dalle loro richieste, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal e da Reuters, la società di Cupertino ha però accettato di versare la cifra, corripondente al cambio attuale a circa 14,6 miliardi di dollari.

 

L'accordo è stato raggiunto lunedì e prevede un pagamento in più tranche, la prima delle quali è attesa non oltre il marzo del 2018. “Abbiamo raggiunto un'intesa con Apple”, ha dichiarato ai giornalisti il ministro delle Finanze irlandese, Paschal Donohoe. “Ci aspettiamo che il denaro cominci a essere trasferito da Apple nell'acconto di garanzia durante il primo trimestre dell'anno prossimo”. Il governo di Dublino nominerà entro gennaio due persone deputate a gestire e a supervisionare l'acconto.

 

Da Cupertino sono giunte poche formali parole tra cui si legge una certa ostinazione a non ammettere alcuna colpa, mentre la notizia dell'accordo sul pagamento viene riferita senza commento: “Un nostro team dedicato sta lavorando diliegentemente e a buon ritmo con l'Irlanda sul processo ordinato dalla Commissione Europea. Restiamo fiduciosi sul fatto che la Corte Generale dell'Ue ribalti la decisione, una volta esaminate tutte le prove”, ha detto un portavoce. La speranza che il tribunale accolga l'appello dunque non tramonta, ma evidentemente la linea dura non è parsa a Apple come la strategia migliore.

 

Fra l'altro non è un momento fortunatissimo per le attività dell'azienda di Tim Cook in terra irlandese. Nonostante il via libera concesso lo scorso ottobre, non esistono ancora tempistiche definite per la costruzione del data center di Athenry, cittadina della contea di Galway, annunciato nel febbraio del 2015 e da allora osteggiato a più riprese da alcuni (pochi) residenti. Qualche settimana fa il primo ministro irlandese, Leo Varadkar, ha incontrato negli Stati Uniti Tim Cook per poi dichiarare ai giornalisti che per i lavori di costruzione “non abbiamo una data di inizio, né un impegno definito o nulla di simile”. Il suo governo, in ogni caso, farà “tutto ciò che è in nostro potere” per agevolare la ripresa di un progetto importante, che potrà creare occupazione e indotto e che nasce con la promessa di utilizzare solo energie rinnovabili. L'investimento pianificato da Apple è (o era?) di circa un miliardo di dollari. Nel frattempo la multinazionale dell'iPhone ha raddoppiato l'impegno in Danimarca, dove un secondo data center si affiancherà a quello di Viborg: la struttura sorgerà vicino ad Aabenraa, in prossimità del confine tedesco, e sarà completamente alimentata con energia verde.

 

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