27/06/2018 di Redazione

Facebook fa tornare il drone Aquila nel nido

Il social network non svilupperà più in autonomia il velivolo alimentato a energia solare, progettato per portare connettività Internet dal cielo. L’iniziativa proseguirà comunque sotto altre forme, con l’ausilio di partner come Airbus.

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L’Aquila di Facebook torna a terra. E questa volta per sempre. Il social network ha annunciato la chiusura del progetto che aveva come protagonista un enorme drone alimentato dall’energia solare, costruito per portare connettività senza fili nelle aree più remote del mondo. L’idea, però, rimarrà nella mente degli ingegneri di Menlo Park, i quali hanno dichiarato di voler fare tesoro dell’esperienza e di portare avanti l’iniziativa sotto altre forme. “È stato sorprendente vedere le principali aziende dell’industria aerospaziale investire in questa tecnologia”, ha scritto Facebook in un blog post. “Considerando questi sviluppi, abbiamo deciso di non progettare né costruire più in autonomia il nostro velivolo, chiudendo anche la struttura di Bridgwater (nel Regno Unito, con il ricollocamento di una quindicina di persone, ndr). Continueremo però a lavorare con partner come Airbus sulla connettività di Haps (high altitude platform station, ndr) e su altre tecnologie fondamentali per far funzionare questo sistema, come i computer di bordo e le batterie ad alta densità”.

Il programma Aquila fu avviato nel 2014 e, come sottolinea Facebook, in quel periodo erano davvero poche le realtà impegnate in questo ambito. E tutte lavoravano per conto proprio. Inoltre, la porzione di spettro radio disponibile per piattaforme di questo genere non era adatta per la trasmissione a banda larga, a causa di “evidenti limiti tecnici e ostacoli geografici”. Da qui il desiderio di partire da zero, con uno sforzo che ha portato all’avveniristico design di un drone con un’apertura alare pari a quella di un Boeing 737 ma pesante solo 430 chili.

In quattro anni, il velivolo autonomo di Facebook è riuscito a compiere due voli nei cieli dell’Arizona, anche se il primo era terminato con un’ala spezzata. Il social network a quanto pare deve aver ritenuto troppo oneroso lo sforzo (economico e ingegneristico) di muoversi da solo in questo campo. Ma, come detto, non abbandonerà del tutto l’idea di portare nel mondo connettività Internet più veloce e stabile.

L’esempio più lampante è Terragraph, progetto avviato nel 2016 per portare l’alta velocità in abitazioni e uffici, sfruttando lo spettro V-band, cioè la trasmissione sulla frequenza 60 GHz e lunghezza d’onda millimetrica. Il risultato è un sistema wireless multinodo che consente velocità di trasmissione fra 20 e i 40 Gbps su distanze comprese fra i 300 e i 500 metri. In estrema sintesi, si tratta di accesso senza fili fisso che interviene là dove la fibra ottica non può arrivare, coprendo “l’ultimo miglio” dell’infrastruttura di rete.

 

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