16/05/2014 di Redazione

Google sommersa di richieste per il diritto all'oblio

Una sentenza storica della Corte di giustizia dell'Unione europea su diritto all'oblio ha provocato una reazione a catena: sono arrivate migliaia di richieste in pochi giorni e ora Google ha annunciato che gli serve qualche settimana di tempo per capire c

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La sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea sul diritto all'oblio sta mettendo in seria difficoltà Google. A inizio settimana la Corte aveva deliberato in merito a una vertenza legale che vedeva contrapposto il cittadino spagnolo Mario Costeja González e Google Spain.

Il querelante chiedeva che il suo passato fosse cancellato dallo storico dei motori di ricerca, e i giudici comunitari gli hanno dato ragione sentenziando che Google e simili sono responsabili del trattamento dei dati personali che appaiono sulle pagine web dei siti che indicizzano. Nel caso specifico González si era rivolto alle autorità per chiedere che venissero modificati due articoli datati gennaio e marzo 1998 in cui si riferiva della vendita all'asta di immobili organizzata a seguito di un pignoramento effettuato per la riscossione coattiva di crediti previdenziali nei suoi confronti.

La sentenza dell'Ue mette in difficoltà Google

Allargando l'orizzonte, la sentenza può essere applicata a qualsiasi avvenimento accaduto nel passato, che oggi emerge ancora dalle ricerche web nonostante sia stato chiuso e archiviato.

Come previsto il responso ha sortito un pesante effetto domino e stando a quanto riportano le fonti l'azienda di Mountain View sarebbe già sommersa di richieste. "La sentenza ha ripercussioni significative sul nostro modo di gestire le richieste di takedown" ha spiegato un portavoce. Google si prenderà quindi qualche settimana di tempo per capire come destreggiarsi con le molte lingue coinvolte, e la ripartizione fra le richieste che secondo la sentenza sono lecite (quelle di privati cittadini) e quelle che invece non lo sono (quelle dei personaggi pubblici).

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