Nell’anno delle battaglie legali fra Samsung ed Apple, c’è un altro big della tecnologia che potrebbe presto ritrovarsi a sudare freddo dentro un’aula di tribunale: è HP, che a pochi giorni dalla pubblicazione dei propri risultati di bilancio e dalla scioccante notizia sul tiro mancino giocatole (a suo dire) da Autonomy è adesso oggetto di una proposta di class action depositata alla corte federale di San Francisco. Un'azione legale che la accusa di omissioni che adesso pesano sugli interessi degli azionisti.
Meg Whitman
Come le cronache di questi giorni hanno raccontato, secondo Hewlett-Packard la società acquisita sarebbe colpevole di irregolarità contabili commesse ad arte per gonfiare la propria quotazione all’alba dell’operazione, avvenuta a inizio 2011 e costata all’azienda di Meg Whitman (all’epoca ancora guidata da Leo Apotheker) la considerevole cifra di 11 miliardi di dollari. HP ha in seguito svalutato dell’80% il prezzo di acquisto, spiegando di aver dovuto sborsare milioni di dollari in oneri di svalutazione.
Dopo i proclami di innocenza fatti dall’ex Ceo di Autonomy, Mike Lynch, per HP arriva ora una notizia (riportata dalla
Reuters) che aggiunge la beffa al danno: un suo investitore si è rivolto al tribunale di San Francisco per chiedere l’avvio di una class action, sostenendo che
il management di Hewlett-Packard fosse a conoscenza della situazione finanziaria dell’acquisita, e che l’abbia tenuta nascosta ai suoi stakeholder. Addirittura, i dirigenti allora guidati da Apotheker avrebbero tentato di bloccare l’operazione in extremis, proprio a causa dei problemi finanziari di Autonomy.
La domanda da porsi, adesso, è se altri investitori possano decidere di seguire l’esempio e fare causa ad HP con le medesime motivazioni. Proprio nei giorni scorsi Meg Whitman e George Kadifa, l’executive vice president della divisione software, avevano rassicurato azionisti e clienti ribadendo l’intenzione di
portare avanti l’offerta di analytics, archiviazione, backup e content management di Autonomy.
Ora che la patata bollente di una causa legale si profila all’orizzonte, l’azienda di Palo Alto può sperare che la Security and Exchange Commission statunitense accolga la sua richiesta di aprire un’indagine sulla (ancora, tecnicamente, presunta) frode contabile. In attesa di scoprire chi, in questa intricata vicenda, è realmente colpevole, complice o innocente.