20/05/2015 di Redazione

Ibm corteggia la nuvola aperta e lancia Cloud OpenStack Services

Big Blue ha annunciato l’arrivo di una piattaforma che permetterà di avviare istanze OpenStack all’interno di SoftLayer. Sarà quindi più facile spostare applicazioni dal cloud alle infrastrutture aziendali. Il 2015 si conferma un grande anno per il proget

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L’OpenStack Summit in corso a Vancouver conferma l’attuale stato di forma del progetto cloud aperto. Sembra che tutti i maggiori player mondiali nell’ambito della nuvola siano infatti ai suoi piedi, in particolar modo dopo l’annuncio di ieri del programma di certificazione per la compatibilità delle soluzioni OpenStack Powered. L’ultima a fare notizia in ordine cronologico è Ibm, che ha annunciato l’arrivo di Cloud OpenStack Services, una piattaforma che permetterà agli utenti di avviare istanze di OpenStack all’interno della sua infrastruttura cloud as-a-Service SoftLayer, con la possibilità di spostare le applicazioni dal cloud al “mondo reale” e viceversa. L’obiettivo è semplificare i movimenti di carichi di lavoro attraverso differenti implementazioni di OpenStack.

Un grande momento per il progetto aperto, avviato da Rackspace e Nasa, come testimoniato anche da un sondaggio promosso da Red Hat, in cui si evidenzia come il 75 per cento della aziende intervistate stia pensando di passare a OpenStack per la propria infrastruttura cloud. Sempre meno, infatti, le imprese scelgono di affidarsi a un singolo provider, perché un numero maggiore di fornitori offre la possibilità di ottenere soluzioni flessibili e più performanti.

SoftLayer, acquisita nel 2013 da Ibm per due miliardi di dollari, combina server bare metal, server virtuali e altri servizi per ottenere una soluzione cloud scalabile. Da oggi, gli utenti potranno implementare applicazioni e risorse su questa piattaforma, spostandole alla bisogna su OpenStack o viceversa. Ad esempio, uno sviluppatore potrà progettare un’applicazione su SoftLayer e, una volta terminati i test, potrà riportarla all’interno delle infrastrutture aziendali. Un processo solitamente lungo, ma che Ibm promette di ridurre a pochi secondi grazie ai nuovi servizi offerti da OpenStack.

 

OpenStack Kilo, l'ultima versione del progetto cloud open source

 

Ovviamente, trattandosi di una tecnologia relativamente nuova e in grande crescita, OpenStack può ancora rappresentare un ostacolo per molte imprese. Sempre secondo il sondaggio condotto da Red Hat, infatti, il 45 per cento dei partecipanti cita la mancanza di competenze It aziendali come principale barriera all’adozione della nuvola aperta. Tra gli altri impedimenti, si trovano la maturità stessa del progetto (43%), la mancanza di standard delle attuali architetture applicative (22%) e lo scarso allineamento tra organizzazioni interne (21%).

 

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