09/07/2015 di Redazione

Ibm supera Intel con un prototipo di chip a 7 nanometri

Dopo cinque anni di ricerca e sviluppo e grazie a una partnership pubblico-privata con lo Stato di New York, Big Blue ha messo a punto un processore che migliora del 50% il rapporto consumi/performance rispetto ai più recenti chip a 10 nm. E soffia un po’

immagine.jpg

La sfida della miniaturizzazione dei processori diventa sempre più ardua. Ma Ibm ha appena dimostrato di saperla vincere, annunciando di aver realizzato i primi chip frutto di processo produttivo a 7 nanometri. Tre in meno rispetto ai processori più avanzati che Intel sta mettendo a punto, al momento conosciuti con il nome in codice Cannonlake e attesi in commercio fra uno o due anni.

E sette in meno rispetto agli attuali chip a 14 nanometri, firmati sempre Intel, che rappresentano l’ultima frontiera fra i prodotti già disponibili commercialmente. Ibm ha fatto il salto doppio, puntando ai 7 nanometri attraverso una parnership pubblico-privata con lo Stati di New York e con parte dei tre miliardi dollari di investimenti stanziati dall’azienda per le attività di ricerca&sviluppo per i prossimi cinque anni.

Da altrettanto tempo, cinque anni, i ricercatori Ibm erano al lavoro per raggiungere questo risultato. I nuovi chip, nati all’interno del NanoTech Complex del Suny Poly di Albany, aiuteranno a “far fronte alle nuove sfide introdotte dalle tecnologie del cloud computing, dei Big data e del cognitive computing”, spiega una nota di Ibm. In altre parole, dovranno fornire più potenza di calcolo, più efficienza energetica (quindi meno consumi di batteria sui dispositivi portatili come laptop, smartphone e tablet) e dimensioni più ridotte.

Per avere un’idea, basti pensare che 7 nanometri corrisponde a meno di un terzo dello spessore di un filamento di Dna e che servirebbero 14mila chip sovrapposti per raggiungere il diametro di un capello. Ibm ha ottenuto questo risultato utilizzando dei transistor con giunzioni miste silicio-germanio (SiGe) e impiegando come tecnologia di scrittura la litografia ultravioletta estrema (Euv) a più livelli.

 

I ricercatori di Ibm con un wafer da 300 nm, contenente decine di chip

 

Questi due elementi hanno permesso di ridurre le dimensioni del processore senza comportare un degrado di prestazioni. Anzi: a detta di Ibm, questi sistemi microscopici hanno un rapporto consumi/performance migliorato del 50% rispetto ai più chip a 10 nm attesi in commercio entro il 2017.

I nomi di Intel, Samsung e Amd continuano a dominare il mercato dei processori, sia nel mondo dei sistemi desktop sia nel mobile. I chip di Ibm, tradizionalmente, hanno fatto lavorare i server proprietari dell’azienda (e poi in parte venduti a Lenovo), ma la soglia dei 7 nanometri apre nuovi scenari e possibilità. “È difficile poter scommettere contro Intel nel lungo periodo”, ha commentato un analista di Forrester Research, Richard Fichera, “ma il lavoro di Ibm Research indica chiaramente che Intel ha qualcuno che gli soffia fiato sul collo”.
 

ARTICOLI CORRELATI