26/02/2016 di Redazione

Per “colpa” di Google, la Francia non farà più credito a nessuno

Secondo un funzionario del ministero delle Finanze transalpino, Big G dovrebbe versare all’erario circa 1,6 miliardi di euro di tasse arretrate. Una cifra superiore di dieci volte rispetto alla somma pattuita dal colosso statunitense con il fisco britanni

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Google avrebbe un conto aperto con la Francia di circa 1,6 miliardi di euro. Sarebbe questo l’ammontare delle tasse arretrate che Big G, secondo un funzionario del ministero delle Finanze transalpino citato dalla Reuters, dovrebbe versare all’erario di Parigi. Né il titolare del dicastero, Michel Sapin, né il colosso statunitense hanno per ora commentato l’indiscrezione. Se i rumors dovessero rivelarsi esatti, comunque, si tratterebbe di una cifra dieci volte maggiore di quella versata da Google in Gran Bretagna, dove Big G la scorsa settimana è riuscita a strappare al fisco un accordo per 171 milioni di euro, e di cinque volte superiore rispetto a quanto fatto nel nostro Paese da Apple. Il gruppo di Cupertino, infatti, dovrà versare all'Agenzia delle Entrate 318 milioni di euro, somma definita dopo due anni di indagini e l’accertamento di mancati versamenti Ires per 879 milioni di euro.

“Il fisco francese è solito pubblicare almeno una valutazione preliminare prima di emettere il giudizio finale, che può essere appellato in tribunale”, scrive la Reuters. In attesa di notizie certe e confermate, è sicuro che qualcosa si sta muovendo nei rapporti tra l’industria hi-tech statunitense e il fisco europeo. Senza dimenticare i vari procedimenti antitrust che Bruxelles ha avviato negli ultimi mesi.

Non ultimo va ricordato, ovviamente, quello che ancora una volta riguarda Google. Quasi un anno fa, ad aprile 2015, Big G è stata formalmente accusata dalle autorità antitrust comunitarie di abuso di posizione dominante. La questione è ancora in corso e la società californiana ad agosto ha depositato un appello. Tra i servizi sotto la lente d’ingrandimento dei commissari dell’Unione, la piattaforma Shopping che, secondo Margrethe Vestager (a capo dell’antitrust), avrebbe avvantaggiato i risultati di ricerca targati Google, arrecando un ingiusto danno agli altri operatori.

 

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