24/02/2020 di Redazione

Samsung ed Apple ripartono dopo i rallentamenti del coronavirus

La società sudcoreana ha sanificato e riavviato la fabbrica sudcoreana di Gumi, una cui dipendente è risultata positiva al covid-19. In Cina, intanto, riaprono i battenti dieci Apple Store.

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L’evoluzione del contagio da coronavirus si intreccia con le difficoltà dei produttori di tecnologia di non limitare i suoi impatti sul giro d’affari. Vale per chi produce in Cina, come Huawei ed Apple, ma anche per chi, come Samsung, possiede molti stabilimenti in Corea del Sud, il secondo Paese più colpito per numero di contagiati. L’azienda dei Galaxy ha però ridotto al minimo il periodo di inattività del suo stabilimento di Gumi, località a due ore di treno da Seul: dopo il caso di covid-19 diagnosticato su uno dei dipendenti della fabbrica e la conseguente chiusura forzata, nel giro di un paio di giorni l’allarme è rientrato.

 

Il dipendente in questione è una giovane donna che, stando alla comunicazione inviata da Samsung ai suoi collaboratori, avrebbe contratto l’infezione dal suo ragazzo. Ma è bastato un weekend per sanificare l’intero stabilimento e invitare tutti a presentarsi regolarmente al lavoro già da lunedì. “Alle ore 13”, ha detto l’azienda a Zdnet, riferendosi all’orario locale della Corea del Sud, “il complesso di Gumi ha ripreso le normali e operazioni e ci attendiamo non ci sia alcuni impatto sulla produzione”. Troppo importante, evidentemente, non arrestare la macchina produttiva dei Galaxy e in particolare quella di due tra gli attuali modelli di punta: il Galaxy Fold pieghevole lanciato l’anno scorso e il nuovo Galaxy Z Flip.

 

Nel frattempo, in Cina Apple ha riaperto altri dieci suoi negozi dopo la precauzionale chiusura delle scorse settimane: si tratta di punto vendita ubicati tra Shanghai, Chengdu, Dalian, Guangzhou e Qingdao, che tuttavia per il momento praticheranno orario ridotto. Non è chiaro se saranno applicate le medesime misure di sicurezza previste per i cinque Apple Store di Pechino riaperti la settimana scorsa, che impongono un controllo della temperatura ai clienti. 

 

L'Apple Store di Shanghai

 

Il vero problema per la società di Cupertino sono però forse non i negozi aperti o chiusi ma i rallentamenti della produzione di hardware, affidata in buona parte a fornitori esterni cinesi come Foxconn. La scorsa settimana Apple ha fatto sapere che probabilmente i conti del trimestre di gennaio-marzo risentiranno degli impatti del coronavirus, specie per via del calo di disponibilità e di domanda di iPhone.

 

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