30/05/2012 di Redazione

Spam su Facebook: attenti a chi dite Mi piace

I social network sono il nuovo terreno fertile per il fenomeno del "Likejacking" e per gli spammer, che stanno progressivamente abbandonando l'uso delle mail per trarre in inganno gli iscritti a Facebook, Twitter, Pinterest e simili. Nascondendo per esem

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Il 40 per cento degli account su Facebook, Twitter e social network in generale è spam. Lo sostiene Mark Risher, amministratore delegato di Imperium, un'azienda specializzata nella produzione di programmi anti-spam. In un'intervista su Bloomberg Risher ha spiegato che "lo spam sociale può essere molto più efficace di quello via mail, e i cyber criminali si stanno adeguando velocemente a questa realtà".

Tecnicamente il fenomeno è stato battezzato "Likejacking", prendendo spunto dal pulsante Like (in Italia "Mi Piace") che si usa su Facebook. Spesso è proprio premendo questo comando che si accedere involontariamente a contenuti discutibili, pornografici o fraudolenti, o che si scaricano virus o malware sul computer.

Circa l'8% dei messaggi inviati sui social network è relativo a spam: una quantità doppia di quella di sei mesi fa. Per questo aziende come Twitter e Facebook stanno aumentando progressivamente il loro impegno per contrastare il fastidioso fenomeno: entrambi hanno assunto programmatori e specialisti della sicurezza per sospendere account e debellare programmi dannosi e link non autorizzati. 

Al lavoro tecnico si sono già affiancate numerose azioni legali. A gennaio Facebook ha citato in giudizio Adscend per l'invio di messaggi indesiderati agli utenti di Facebook, il mese scorso Twitter ha denunciato per spam Skootle e JL4 Web Solutions, accusate di avere generato problemi che hanno portato alcuni utenti a cancellare i loro account. Twitter ha detto di avere speso più di 700mila dollari per combattere gli attacchi di spam da parte delle due aziende citate.

Differente l'atteggiamento di Pinterest, che incoraggia gli utenti a formare gruppi di segnalazione prima che lo spam si diffonda. Dal mese scorso esiste anche il pulsante "Pin Report" per etichettare i contenuti di spam.

In questo social network lo spam si annida spesso nei link incorporati nelle foto, il che rende difficile agli utenti individuarlo. Per fare un esempio, è salito alla ribalta delle cronache il caso del produttore di gioielli Espinoza, che ha pubblicato immagini di braccialetti successivamente collegate dagli spammer a link fraudolenti e con contenuti pornografici.


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