13/12/2016 di Redazione

Sterzata di Google sulle auto driverless, il volante può servire

Secondo fonti confidenziali, il colosso di Mountain View vuole imprimere una diversa direzione al progetto self-driving. Più collaborazioni con i produttori come Fca, per incorporare sensori e software dentro le automobili tradizionali, e una nuova divisi

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Dopo la sterzata di Apple e del suo Project Titan, anche Google cambia la traiettoria del proprio viaggio chiamato self-driving car, o driverless car, o automobili a guida autonoma che dir si voglia. Come raccontato da The Information, citando “fonti vicine al progetto”, la società di Mountain View intende ora intensificare gli accordi con i produttori di automotive per portare i propri sensori, fotocamere, computer e software all’interno di vetture, per così dire, “tradizionali”. Con sostanziale anticipo sulla concorrenza, il viaggio di Google era iniziato in modo diverso: sviluppando non soltanto la tecnologia da installare a bordo dei veicoli, ma anche prototipi delle automobili stesse.

Fin dal 2001 Google aveva affidato i lavori a un team capeggiato da Chris Umson, e da lui lo scorso anno erano arrivate dichiarazioni che prefiguravano una collaborazione più stretta con i produttori di automotive. Umson aveva ammesso che “costruire automobili è davvero difficile e le aziende di questo settore sono piuttosto brave a farlo. Per come la vedo io, la soluzione è trovare una partnership”. Intenzione poi concretizzata, nel maggio del 2016, con l’annuncio di un accordo con Fca per l’integrazione della tecnologia di guida autonoma di Google nella prossima edizione 2017 del minivan Chrysler Pacifica Hybrid.

Il focus primario di Big G è però rimasto finora un altro: quello di testare un centinaio di prototipi di automobili totalmente autonome, Sulle strade delle città pilota negli Stati Uniti ad alcune “simil-Smart” a due posti, prive di volante, pedale dell’acceleratore e freno, si sono affiancate decine di Suv Lexus modificati con la tecnologia di Google. Con iniziali buoni risultati e qualche piccolo incidente, ma comunque dimostrando la maggior incidenza statistica dell’errore umano rispetto a quello della tecnologia.

 

 

In agosto Urmson aveva abbandonato Google e il ruolo di Cto del progetto driverless per fondare una propria società attiva nel medesimo campo, o più pecisamente nella vendita di “pacchetti completi” (hardware, software, servizi, dati) ai produttori di automobili. Manca la conferma ufficiale, ma a detta di Recode la startup vedrà la luce nel corso del 2017, dopo aver già reclutato alcuni cervelli fuoriusciti da Apple, Tesla e Uber. Tre nomi molto attivi, come noto, nella ricerca e sviluppo sulla guida autonoma.

A Mountain View, intanto, i ripensamenti di strategia erano proseguiti, se è vero – come dichiara oggi The Information – che dal Ceo di Alphabet, Larry Page è giunta la decisione di spostare il progetto delle vetture a guida autonoma (prima interno a Google X) su una nuova divisione aziendale che sarà annunciata a breve. L’unica certezza, al momento, è che gli attori in scena diventano via via più numerosi e intenzionati a ritargliarsi un ruolo da protagonista. Ma la strada, per le automobili senza conducente, è zeppa di ostacoli legislativi, ancor più che tecnologici. Qualcosa comunque si sta muovendo: negli Usa, il Michigan ha appena approvato una legge che consente ai veicoli autonomi di essere testati su strada anche in assenza del “guidatore di sicurezza”, seduto a bordo per intervenire in caso di problemi.

Produttori come Ford hanno pronosticato di portare sul mercato veicoli driverless non prima del 2021, mentre l’intraprendente Elon Musk immagina che già nel 2018 si potranno ottenere vetture Tesla a guida totalmente autonoma. Equipaggiate con un diverso sistema Autopilot, realizzato internamente e più sicuro di quello che lo scorso maggio causò un incidente mortale in Ohio. Intanto, nuovi modelli di auto elettrica Tesla dotati di otto videocamere, 12 sensori e computer di bordo con processore Nvidia Titan sono già in produzione.

 

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