27/03/2020 di Redazione

Coronavirus, per Google il Web e il cloud non hanno nulla da temere

La società di Mountain View ha voluto rassicurare la platea degli utenti Internet: servizi come il motore di ricerca, YouTube, Gmail, Maps e Google Cloud possono sopportare l’impennata del traffico.

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Il coronavirus sta spingendo centinaia di milioni di utenti, tra Europa, Stati Uniti e Cina, a riversarsi sui servizi digitali molto più di quanto non facessero prima: tra applicazioni di smart working, dirette video, fruizione di film e videogiochi e tempo speso sui social, il Web non è mai stato così affollato, la sua infrastruttura mai così intasata di richieste. Facebook e Twitter hanno entrambe segnalato forti aumenti dell’utenza attiva e del tempo speso sulle loro piattaforme, mentre Netflix, YouTube, Facebook e Instagram hanno deciso di ridurre temporaneamente la risoluzione dei loro video in streaming, così da limitare il rischio di disservizi. 

Google, evidentemente, ha sentito il bisogno di rassicurare i miliardi di utilizzatori di YouTube, Search, Maps, Gmail, Drive e dei servizi della piattaforma Google Cloud. “Mentre la pandemia di coronavirus si diffonde e un maggior numero di persone è spinto a lavorare o studiare da casa, è naturale chiedersi se la rete di Google possa sostenere questo peso. La risposta, in una parola, è sì”, ha scritto attraverso un blogpost Urs Hölzle, senior vice president technical infrastructure dell’azienda di Mountain View, spiegando che l’infrastruttura di Google è stata progettata per funzionare anche nei momenti di picco di traffico, come il Cyber Monday e le finali del campionato mondiale di calcio.

Google è, in effetti, uno tra i colossi mondiali proprietari di data center, insieme ad Amazon, Microsoft, Facebook, Apple, Alibaba e pochi altri. La sua rete include infrastrutture ottiche tese su terra o all’interno di cavi sottomarini, mentre si occupano del trasporto dati sul cosiddetto “ultimo miglio” oltre tremila Internet service provider di duecento Paesi e regioni del mondo. Tale rete può essere schematizzata come composta da tre aree concentriche: i data center ne sono il cuore, contornati dai Pop (point-of-presence) e poi, nello strato più esterno, dai nodi “edge”.

 

“Osserviamo un maggior utilizzo per prodotti come Hangouts Meet e diverse modalità di fruizione in prodotti come YouTube”, ha proseguito Hölzle, “ma i livelli di picco del traffico rientrano tranquillamente nella nostra capacità di gestirne il peso. Il vice presidente ha anche ammesso che l’azienda sta approntando qualche misura d’intervento: oltre alla riduzione del bitrate dei video di YouTube, aggiungerà capacità all’infrastruttura in modo puntiforme, là dove fosse necessario, sia per sostenere le richieste di traffico sia per assicurare una rapida ripresa del servizio in caso di interruzioni. 

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