21/12/2016 di Redazione

Istat: cresce il lavoro Ict, ma manca Internet in una casa su tre

In Italia, secondo i dati dell’istituto per la statistica, la quota di famiglie dotate di accesso Internet domestico è salita del 3% in un anno, ma ancora non arriva al 70%. I posti di lavoro riguardanti l’Ict sono cresciuti del 7% in quattro anni.

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In un mondo sempre più connesso, un Paese certamente “maturo” dal punto di vista dell’adozione della tecnologia come è l’Italia ancora presenta notevoli lacune. Quasi una famiglia su tre, secondo gli ultimi dati dell’Istat (inclusi nel rapporto “Cittadini, imprese e Ict”, anno 2016), non dispone di una connessione Internet domestica. La percentuale dei nuclei famigliari dotati di rete fissa è cresciuta di circa il 3% fra l’anno scorso e quello in dirittura d’arrivo, ma si limita ancora al 69,2%. E la quota si restringe ancora, al 67,4% (+3% anno su anno, anche in questo caso), se si considerano soltanto le famiglie che accedono alla Rete in banda larga.

Sulle cause di questo scenario è possibile tentare qualche ipotesi. La crescente diffusione di dispositivi mobili, associati a piani dati su 3G o 4G può in parte sopperire all’assenza di una rete domestica e consente di evitare di parlare di vero e proprio gap digitale per il 30,8% di famiglie inserite nel gruppo dei “non connessi”. E va anche considerata l’età media della popolazione italiana, superiore a quella di altri Paesi europei. Ma esistono anche problemi infrastrutturali, se si pensa che in regioni come la Calabria e la Sicilia la quota dei non-connessi sale ancora.

La tabella qui sotto elenca su base regionale le famiglie che non dispongono di accesso ad Internet da casa, specificando (dati in migliaia).

 

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Fra il 2015 e il 2016  la quota di italiani (esclusi i bambini più giovani di sei anni) che si sono connessi alla Rete almeno una volta nell’arco di dodici mesi è salita dal 60,2% al 63,2%. Persiste, dunque, una significativa fetta di popolazione disinteressata o impossibilitata a navigare sul Web. La percentuale degli assidui frequentatori di Internet, cioè di chi si connette giornalmente, è salita invece dal 40,3% al 44,6%. L’utilizzo del Web è più frequente tra i 15-24enni (oltre 91%), ma si registra un forte recupero da parte degli internauti 60-64enni, saliti in un anno dal 45,9% a 52,2% (e con particolare incremento dell’audience femminile, +8,7%).

La tabella qui sotto specifica le finalità di utilizzo del Web in base alla fascia di età degli utenti (maschi e femmine, per cittadini di almeno sei anni che abbiano usato Internet almeno una volta in tre mesi).

 

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Buona è la situazione delle aziende nostrane: fra quelle composte da almeno dieci dipendenti, il 98% è dotato di accesso Internet a banda larga su rete fissa, mentre quelle che si connettono in banda larga mobile sono il 63,8%. Mettendo insieme i dati relativi a famiglie e imprese, l’Italia ottiene comunque un cattivo piazzamento nella classifica europea sulla diffusione della banda larga: siamo al diciannovesimo posto, con una percentuale di penetrazione del 77%, ben sotto la media continentale dell’83%.

Per la prima volta, l’ente statistico ha incluso nel suo rapporto anche alcune valutazioni sul mercato del lavoro relativo alle professioni Ict. Le stime riguardano il 2015, anno in cui si potevano contare 720mila persone occupate con ruoli afferenti all’informatica e alle telecomunicazioni, ovvero il 7% in più rispetto alla situazione del 2011. L’incidenza sull’occupazione complessiva, da stime, è pari al 3,2%, ovvero leggermente inferiore al 3,6% della Francia e al 3,7% della Germania.

 

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