Una sentenza della corte federale statunitense certifica che gli addetti alle dogane possono controllare i file contenuti nei dispositivi elettronici dei viaggiatori senza violare la legge e senza un ragionevole sospetto. Non solo: gli addetti DHS possono anche confiscare i dispositivi e/o copiarne i contenuti al fine di continuare a cercare irregolarità una volta che il viaggiatore è entrato negli Stati Uniti, indipendentemente dal fatto che sia sospettato o meno di reato.
Computer alla dogana
Sta facendo scalpore in queste ore la decisione della corte federale, che ha respinto tutte le accuse presentate da ACLU (American Civil Liberties Union) contro lo United States Department of Homeland Security. "Siamo delusi per la decisione, che permette al Governo di condurre ricerche intrusive nei computer portatili e altri dispositivi elettronici alle dogane, senza alcun sospetto che contengano prove di illeciti", ha dichiarato Catherine Crump, avvocato di American Civil Liberties Union.
Questa attività, spiega l'avvocato, va contro il Quarto Emendamento, che vieta perquisizioni e sequestri ingiustificati, "purtroppo però queste ricerche sono parte di un disegno più ampio di sorveglianza aggressiva del Governo che raccoglie informazioni su persone innocenti, grazie a norme permissive, e senza un'adeguata supervisione".
Adesso si pensa all'appello, nella speranza che l'eco mediatica di questo caso porti a una regolamentazione delle attività di controllo.