Dopo il coro di proteste e le azioni simboliche dei giorni scorsi, capeggiate da Wikipedia e dalla sua scelta di oscurare per un giorno la versione inglese del sito, anche Facebook si schiera contro lo Stop Online Piracy Act (SOPA), la proposta di legge presentata alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti da un gruppo di repubblicani, in testa il deputato texano Lamar S. Smith.
Proposta che, una volta entrata nella legilazione a stelle e strisce,
inasprirebbe sensibilmente le pene previste per chi viola il copyright
su Internet: non più solo l'obbligo di rimozione del contenuto sotto
accusa, ma l'oscuramento dell'intero sito; per i motori di ricerca si
prospetterebbe la rimozione obbligatoria dei link ai siti contestati.
Per il Dipartimento di Giustizia e per i titolari di copyright
scatterebbe inoltre la possibilità di procedere legalmente, portando in
tribunale i presunti trasgressori.
Di pari passo va PIPA (PROTECT Intellectual Property Act),
proposta antipirateria firmata da rappresentanti di entrambi gli
schieramenti e che sarà votata nelle prossime settimane al Senato,
mentre SOPA verrà sottoposta al giudizio della Camera. La doppia mossa
legislativa, a detta dei promotori, difende la proprietà intellettuale
arginando l'attuale Far West di utilizzi e riutilizzi di materiale su
Internet. Quasi tutti i grandi operatori del Web, però, la bocciano come
violazione della libertà di parola.
Sul social network di cui è fondatore, ma addirittura anche su Twitter, Mark Zuckerberg si è espresso senza mezzi termini, facendo riferimento all'importanza di una tutela "politica" del Web. "Internet
- scrive Zuckerberg - è il più potente strumento a nostra disposizione
per creare un mondo più aperto e connesso. Non possiamo permettere che
leggi malpensate si frappongano allo sviluppo del Web. Facebook si
oppone a SOPA e a PIPA, e continuerà a opporsi a qualsiasi legge che
danneggi Internet.
Il post di Zuckerberg contro SOPA
Il mondo di oggi ha bisogno di leader politici pro-Internet. Abbiamo collaborato con molte persone per mesi per sviluppare alternative migliori rispetto alle proposte attuali. Vi sprono a informarvi meglio su questi argomenti e a far sapere ai vostri rappresentanti politici che volete siano pro-Internet”.
La voce - un po' ritardataria - del boss di Facebook è in armonia con
quella di molti giganti del Web, che nei giorni scorsi hanno
sottolineato in una varietà di modi le rispettive posizioni anticensura.
Google e una serie di siti ad alto traffico, come l'Huffington Post,
hanno esposto fasce nere in segno di lutto, a simboleggiare la morte
della libertà di parola, mentre la piattaforma Wordpress ha colorato di
nero i box della sua home page.
La versione inglese di Wikipedia il 18
gennaio motivava il blackout di 24 ore spiegando che, se approvata, SOPA
"danneggerà l'Internet libera e aperta e introdurrà nuovi strumenti per
la censura di siti Web internazionali all'interno degli Stati Uniti".
La home page di Wikipedia così come appariva il 18 febbraio
Azioni simboliche, ma intrise di implicazioni politiche, che evidentemente hanno fatto effetto. Visto il peso economico di colossi come Google e Facebook (che nessun politico vorrebbe inimicarsi nell'anno delle presidenziali), alcuni degli ex sostenitori di PIPA e SOPA hanno già fatto marcia indietro, tant'é che l'esame delle due proposte di legge è stato rinviato a febbraio e sembra ora a rischio archiviazione.
Anche se non con perfetto tempismo, Zuckerberg ha evidenziato un punto sostanziale: Internet e politica ormai si influenzano a vicenda. E se fosse un braccio di ferro, il momentaneo vincitore sarebbe il Web.