27/03/2024 di redazione

Sconfitta di Amazon contro le regole del Digital Services Act

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha annullato la sospensione ad interim di uno degli obblighi del regolamento, quello sulla pubblicazione dei dettagli sugli annunci pubblicitari.

Amazon incassa una sconfitta nella sua personale battaglia contro le regole del Digital Services Act europeo, che impone nuove regole alle aziende intermediarie nella vendita di prodotti e servizi su Internet. Tra queste anche social media, marketplace di applicazioni, piattaforme per l’acquisto di biglietti, viaggi o alloggi, e ancora siti di e-commerce, servizi di cloud e hosting e altro ancora. Per le società come Amazon, Meta, Google e X, che in Europa contano più di 45 milioni di utenti al mese si applicano particolari obblighi visto il loro potere di gatekeeper.

Il Digital Services Act è nato per garantire ai consumatori maggiore trasparenza, qualità e possibilità di scelta. Alcune delle sue misura puntano a contrastare la diffusione di contenuti illegali e di disinformazione, altre a potenziare la tracciabilità e i controlli sulle aziende che operano online. Alle grandi piattaforme che veicolano annunci pubblicitari si applicano due particolare obblighi. Il primo è rendere pubblici alcuni dettagli sulle inserzioni pubblicitarie, come il contenuto degli annunci, l’identità degli inserzionisti, la durata della campagna, i parametri usati per la segmentazione del target e il numero degli utenti raggiunti. Un altro obbligo è quello di di fornire agli utenti la possibilità di bloccare la profilazione (cioè, in sostanza, di prevedere un algoritmo di raccomandazione non basato sul profiling). 

L’anno scorso Amazon aveva presentato un’istanza al Tribunale generale del Lussemburgo chiedere di non essere annoverata tra le grandi piattaforme online che devono sottostare a queste regole, le Very Large Online Platform. E aveva contestato in particolare in particolare l’obbligo di pubblicazione di un database sugli inserzionisti (che lederebbe la privacy e la libertà della stessa Amazon) e l’opzione di blocco alla profilazione. Il tribunale aveva accettato di applicare una sospensione ad interim del primo dei due obblighi inseriti nel Digital Services Act.

Preoccupata dei possibili impatti sull’adozione del regolamento, la Commissione Europea si era rivolta alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea per chiedere un annullamento della decisione. E così è accaduto, con la decisione odierna che rigetta la sospensione ad interim, spiegando che questa misura causerebbe un ritardo, potenzialmente di diversi anni, per la realizzazione degli obiettivi del regolamento sul Mercato Unico dei Servizi Digitali”. Questo consentirebbe la persistenza ed eventualmente anche l’ulteriore sviluppo di un “ambiente online che minaccia i diritti fondamentali”.

Amazon ha reagito alla sentenza dichiarandosi “delusa dalla decisione” e rimarcando di non poter essere annoverata tra le Very Large Online Platform.

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