03/02/2016 di Redazione

5G, Bruxelles cerca spazio tra le frequenze televisive

La Commissione Europea ha ufficialmente chiesto ai 28 Paesi membri di coordinarsi per riservare, entro il 30 giugno 2020, la banda dei 700 MHz alle connessioni mobili di quinta generazione. Si apre così il problema del digitale terrestre, che attualmente

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L’Unione Europea cerca di spingere gli Stati membri sulla strada del 5G e della rivoluzione dell’Internet delle cose. Il tempo stringe e la Commissione lo sa. Per questo, l’esecutivo comunitario ha pubblicato ieri un documento in cui chiede ai 28 Paesi di liberare entro il 2017 la banda dei 700 MHz, per coordinarsi e fare spazio alle connessioni mobili di quinta generazione, attese per il 2020. Queste frequenze sono oggi occupate dalla Tv e, secondo il piano della Commissione, gli Stati dovranno fare spazio per garantire così una qualità del segnale ottimale per l’accesso a Internet da terminali mobili. La proposta di Bruxelles rientra nella creazione di un mercato unico digitale e “l’approccio descritto garantirà agli europei l’accesso a contenuti creativi su tablet e smartphone […] ma anche attraverso i classici servizi televisivi. La proposta odierna va inoltre nella stessa direzione della maggior parte dei recenti accordi internazionali sull’uso della banda Uhf (Ultra-High Frequency, ndr), compresa la banda dei 700 MHz”.

Per l’accesso alle frequenze nella banda al di sotto di questa soglia (470-694 MHz), invece, continueranno ad avere la priorità i servizi audiovisivi. “Non ha senso, dal punto di vista economico, mantenere 28 approcci diversi alla gestione delle radiofrequenze nel mercato unico digitale”, ha commentato Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione e commissario responsabile per il mercato unico digitale. “Proponiamo un approccio comune all'uso della banda dei 700 MHz per i servizi mobili. Si tratta della banda ideale per assicurare allo stesso tempo un'ampia copertura e velocità elevate. Tutti gli europei potranno accedere a servizi internet della massima qualità, anche nelle zone rurali”.

La proposta si basa su due fatti innegabili: che lo spettro è una risorsa limitata e deve essere usato al meglio e che, da oggi al 2020, il traffico Internet mobile aumenterà di ben otto volte. Una coordinazione a livello centrale sarà quindi inevitabile. Ovviamente, i cambiamenti saranno progressivi. Entro il 30 giugno 2017 i Paesi membri dovranno adottare e rendere pubblico un piano nazionale per assicurare la copertura della rete e per liberare la banda dei 700 MHz. Entro la fine del 2017 dovranno invece concludere accordi di coordinamento transfrontaliero, per arrivare a una transizione più soft possibile entro il 30 giugno 2020.

 

Andrus Ansip, commissario responsabile per il mercato unico digitale europeo

 

Il comunicato ufficiale della Commissione fa sapere che due Stati (Francia e Germania) hanno già autorizzato l'uso della banda dei 700 MHz per i servizi mobili. Altri Paesi, invece (Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito) “hanno delineato piani per ridestinare ad altri usi la banda dei 700 MHz nei prossimi anni”. E l’Italia?

La diversa destinazione d’uso delle frequenze proposta da Bruxelles è certamente destinata a buttare all’aria alcuni piani. Attualmente, le nostre telco non hanno la forza economica per sostenere un’asta pubblica, mentre chi si occupa di broadcasting si tiene strette le frequenze, alcune delle quali sono state date in licenza anche fino al 2030. Ma gli interessi nazionali dovranno per forza di cose “soccombere” a quelli comunitari. E quindi qualcosa dovrà cambiare.

A rimetterci qualcosa sarà sicuramente il digitale terrestre (Dvb-T), che attualmente occupa proprio la gamma di frequenze compresa tra i 470 e i 790 MHz. Lo sfruttamento di risorse da parte delle connessioni mobili toglierà quindi spazio e gli operatori che resteranno sul digitale terrestre si troveranno a fare i conti con uno scenario ancora più affollato. Con questo sistema non si potranno sicuramente proporre contenuti in Hd e si dovrà dire addio allo standard di seconda generazione Dvb-T2. Anzi, è probabile che il digitale terrestre sia destinato a cedere sempre più il passo alle trasmissioni via satellite, capaci di proporre con minori problemi contenuti ad altissima risoluzione.

 

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