22/05/2017 di Redazione

Accusa di brevetti violati, Apple Pay deve prepararsi a pagare?

Una piccola azienda di Boston, Universal Secure Registry, fondata da uno dei padri della crittografia di Rsa, accusa Apple e Visa di aver usato 13 dei suoi brevetti all'interno del servizio di pagamento digitale. Ma cerca una soluzione pacifica.

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Un'altra disputa su brevetti tecnologici usati senza lincenza è all'orizzonte e ha come involontario protagonista Apple Pay, il servizio lanciato nel 2014 e recentemente approdato in Italia. La Mela e Visa sono accusate di aver utilizzato senza licenza 13 brevetti, che consentono al servizio per i pagamenti digitali, lanciato nel 2014, di gestire l'autenticazione degli utenti e altre verifiche di sicurezza. E ad accusarle è Universal Secure Registry, una piccola società di Newton, nei dintorini a Boston, specializzata sicurezza informatica con particolare riferimento ai pagamenti digitali.

Nome di scarsa fama, l'azienda è però stata fondata nell'anno 2000 da un personaggio piuttosto significativo nel campo della sicurezza informatica e cioè dall'imprenditore Kenneth P. Weiss, già creatore SecurID, una tecnologia token per l'autenticazione a due fattori oggi appartenente a Rsa. Nella causa depositata in una corte distrettuale federale del Delaware si spiega che i 13 brevetti servono consentire a diverse azioni di autenticazione su dispositivi mobili, fra cui la lettura dell'impronta digitale e la generazione di password usa-e-getta.

Metodi che anche Apple Pay impiega per verificare l'identità dell'utente e completare le transazioni, addebitandole poi sulle carte di pagamento Visa, Mastercard e America Express degli utenti. Ma fin dal 2010, cioè quattro anni prima dell'esordio del servizio di Apple, Weiss aveva intavolato trattative con Visa per mostrare all'azienda la propria tecnologia in vista di una possibile vendita di licenze. L'affare non si chiuse, ma tre anni dopo Visa iniziò a collaborare con la società di Cupertino per mettere a punto il futuro Apple Pay.

 

 

 

Alla lista dei partner si aggiunsero poi MasterCard and American Express, per arrivare nel 2014 al lancio di un servizio che utiizzava e utilizza – a detta dell'accusante – tecnologie brevettate di proprietà della Universal Secure Registry (con cui Visa era entrata in contatto quattro anni prima, firmando un pre-accordo e ottenendo anche visione dei brevetti). A suo dire, all'epoca Weiss contattatò anche Apple per proporre all'azienda la vendita delle medesime licenze, senza però mai ottenere risposta. Che cosa si prospetta, ora, per la Mela e per Visa? “La mia intenzione è ancora quella di entrare in una sala riunioni e di risolvere la questione”, ha dichiarato Weiss. Eventuali rischieste di risarcimento danni non sono, quindi, ancora state formulate, ma certo sarebbe ironico se proprio a causa di Apple Pay l'azienda di Tim Cook si ritrovasse a dover pagare una danarosa multa.

 

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