11/03/2015 di Redazione

Application economy: spendere (in sicurezza) per guadagnare

Uno studio commissionato da Ca Technologies rivela i pensieri di 1.425 dirigenti It in tema di sicurezza e applicazioni. In un mondo sempre più connesso, la protezione dei dati in mobilità è una priorità assoluta e richiede un nuovo approccio. Ma è import

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Il mondo delle app e della mobilità continua a evolversi e diventa sempre più il punto centrale dello scenario informatico globale. Ma stare al passo con gli impetuosi cambiamenti dettati da questo trend significa anche adattare le strategie di sicurezza applicate finora, seguendo strade differenti che sappiano assicurare una protezione adeguata alle necessità degli utenti. Se una volta i “muri” venivano innalzati alla fine dell’implementazione, la frammentazione dei dati e delle informazioni (distribuiti su più dispositivi, spesso distanti fisicamente l’uno dall’altro) ha reso necessario un cambio di paradigma. La cosiddetta “application economy” viaggia ormai a pieno regime, in uno mondo di persone sempre più connesse che generano miliardi di dati ogni secondo, e le aziende si stanno rendendo conto che sicurezza non significa solo protezione.

Gli stessi strumenti che monitorano le identità e le modalità di accesso alle informazioni possono offrire una nuova customer experience, promettendo al contempo prospettive di crescita per le imprese. Ma, in dettaglio, quali sono i nuovi approcci che le società impiegano oggi nel campo dell’economia delle applicazioni? Alcune risposte provengono dallo studio “8 steps to modernize security for the application economy”, commissionato dalla software house Ca Technologies e condotto da Vanson Bourne su 1.425 dirigenti It e manager di linea, inclusi 142 chief security officer e chief information security officer. L’indagine è stata svolta in 13 Paesi: oltre all’Italia, in Stati Uniti, Canada, Brasile, Regno Unito, Francia, Germania, Svizzera, Spagna, Australia, Cina, India e Giappone.

Innanzitutto, parlando proprio di customer experience, balza all’occhio come il miglioramento dell’esperienza dell’utente mobile sia ritenuta una priorità assoluta in ambito di sicurezza dal 42% degli intervistati, seconda soltanto alla protezione contro le violazioni dei dati (il 56% la pone al primo posto). Seguono poi le questioni legate alla privacy (39%), il miglioramento della compliance (36%), la sicurezza sulla cloud (34%) e quella delle Api (20%).

 

Solo il 21% dei dirigenti non rende disponibili i dati sotto forma di Api

 

La situazione è simile anche in Italia, ma nel nostro Paese la customer experience perde posizioni rispetto alla protezione dei dati e delle applicazioni attive sulla nuvola. L’impatto della mobilità sulle procedure di sicurezza è sentito in modo sensibilmente inferiore nella Penisola rispetto all’estero: è considerato “significativo” dal 33% degli intervistati italiani, contro il 49% della media del campione. È probabile che questo dato sia destinato a crescere man mano che fenomeni come la mobilità, la prassi del bring your own device e l’Internet delle cose contribuiranno a dar vita a una nuova connettività non-stop.

 

La strada per il successo passa dalle Api aperte

La chiave di volta per avere successo nel campo dell’economia delle applicazioni è l’innovazione, che significa il rilascio di software in tempi sempre più rapidi. Per questo, le aziende devono sapere sfruttare le potenzialità offerte dalle Api, le Application Programming Interface. Otto dirigenti italiani su dieci hanno deciso di rendere disponibili i dati sotto forma di Api, per accelerare l’implementazione degli applicativi sia su mobile sia su Web. Di questo 80%, uno su due ha concesso libero accesso alle Api ai fornitori, il 45% ai clienti e il 37% ai partner. Gli obiettivi di questo atteggiamento “aperto” comprendono anche un’interazione migliore con i clienti e la possibilità di trovare nuove opportunità di guadagno.

 

Il retail guida la classifica dei settori in cui si spende di più per la sicurezza

 

La sicurezza è vista come vera e propria opportunità di business, soprattutto in Italia, dove l’80% degli intervistati ha già ottenuto o si aspetta un ulteriore aumento dei ricavi grazie ai nuovi servizi nell’ambito della protezione delle informazioni. Ovviamente, non si può crescere senza prima investire e la spesa in questo comparto rispetto al totale è destinata a salire, secondo le previsioni degli stessi manager, dall’attuale 18% al 25% a livello mondiale nei prossimi tre anni. In Italia, invece, si passerà dal 15% al 18%.

I benefici che si otterranno aumentando gli investimenti in “difesa” saranno innanzitutto un minor numero di attacchi hacker portati a termine, un maggiore controllo delle applicazioni, un aumento della customer satisfaction e della fiducia negli utenti nei prodotti aziendali. Senza dimenticare la produttività e la flessibilità del business. Ma quali sono i settori industriali e commerciali in cui oggi si spende di più per la sicurezza? Guida la classifica il retail, con il 19%, seguito dalla sanità e dai media (18%), dalle telecomunicazioni (17%) e infine dai servizi bancari e finanziari (16%).

 

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