01/02/2012 di Redazione

Apps mobili e application software: aziende al bivio

La consumerizzazione dell’IT, l’ascesa prepotente di smartphone e tablet, i nuovi strumenti di business mobility, l'esigenza di integrazione fra vecchio e nuovo, a livello di front end e di back end. E poi ancora il cloud e i servizi as a service. La tema

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L’utilizzo sempre più frequente delle applicazioni mobili, a discapito delle più strutturate suite di software applicativo, ha certamente generato nuove complessità gestionali e di controllo. Se infatti da un lato esse agevolano e velocizzano la distribuzione del software, d’altro canto ne complicano però il controllo e la gestione degli eventi, oltre alla mappatura funzionale e delle interazioni fra le differenti applicazioni.

Nonostante un interesse sempre più crescente verso questi temi, pare che il 90% delle aziende di software e servizi in Italia non si sia ancora posto il problema delle “apps”. E questo può rappresentare un grosso problema.

Del resto la cosiddetta consumerizzazione dell’IT è la prima grossa spinta che arriva dall’utente finale  e che mette pressione al mondo del business. McKinsey lo definisce il cambiamento arcano.  I consumatori che utilizzano in massa le app hanno sempre più pretese e queste pretese si spostano in ambito aziendale perché, di fatto, in un modo o nell’altro sono essi stessi clienti delle aziende con cui entrano in contatto online, pretendendo di accedere a servizi analoghi a quelli che utilizzano quotidianamente in altri ambiti.

Viviamo oggi in un momento evolutivo che ha forti analogie con gli anni Ottanta, quando si assisteva alla guerra ai Pc. Il nuovo paradigma ci porta verso lo standard Html5, ma anche verso le architetture cloud oriented e a una maggiore attenzione alla information security.

Finora dietro l’alibi della sicurezza molte aziende si sono trincerate per evitare di affrontare il problema dell’integrazione con questi nuovi mondi, ma in realtà occorre capire bene la gestione del rischio e occorrerebbe standardizzare al più presto gli applicativi di nuova generazione.

Diviene fondamentale analizzare quali vantaggi, ed eventualmente svantaggi, ci siano nell’utilizzo di apps/applet/servlet, spesso in uso anche in ambienti meno evidenti, come nella gestione della produzione, ed indagare su come le nuove tecnologie APM e SPM (Application e System Performance Management) possano aiutare le aziende a risolvere alcune delle problematiche legate alla gestione dei log/eventi e alla mappatura automatica di relazioni ed interconnessioni fra le varie applicazioni nel data center. 


Lo scenario: un’azienda su due sviluppa da due a quattro applicazioni mobili

Nell’ambito delle attività dell’Osservatorio di Aused (Associazione utilizzatori sistemi e tecnologie dell’informazione c’è infatti un trend che si sta consolidando sempre più in ambito mobility e in quello della gestione dell’application portfolio, ovvero quello dell’utilizzo sempre più diffuso e in tutti gli ambiti aziendali delle app, di applet e di servlet (in sostanza piccoli oggetti, lato client e server, per gestire specifiche funzionalità).

L’Aused, su questo tema, ha organizzato lo scorso 26 gennaio una giornata di lavoro che ha sottolineato quali siano i vantaggi indiscussi che spingono sempre più verso l’utilizzo di questi strumenti, a cominciare dal fatto di non dover più installare nuovo software nel computer dell’utente per proseguire con la sostanziale indipendenza dalla piattaforma hardware o software (tutto è Web based), l’indipendenza dalla localizzazione dell’utente e la velocità di realizzo, test e rilascio.

Ma proviamo a snocciolare alcuni dati d’indagine. Le statistiche ci dicono che gli smartphone si collegano maggiormente alle app che non per parlare al telefono. In quest’ottica possiamo affermare che il mondo è certamente data-driven. Una recente indagine Nextvalue evidenzia come oggi nel 23% delle aziende italiane (dato a campione) si faccia uso di smartphone e nel 4% di tablet. Nel 40% dei casi l’azienda è costretta a supportare una piattaforma mobile, nel 37% le piattaforme supportate passano a due, nel 20% si passa a tre e nel 4% si va oltre le tre.

Ma quante apps sviluppano le aziende? Sempre secondo questa indagine il 17% si ferma a una sola, il 52% tra due e quattro il 52%, il 17% più di quattro e quindi un 14% di aziende che proprio non si pone il problema. Quello che non va sottovalutata è la velocità di cambiamento. Sei mesi fa i numeri appena mostrati erano esattamente la metà, anche se le percentuali ovviamente importano molto meno della velocità stessa del fenomeno.

In ogni caso alle imprese serve, oggi più che mai, la cosiddetta “big picture”. Il Ceo ha naturalmente in testa il concetto di revenue e di marginalità e allora solo in quel caso le apps si possono implementare, perché esiste associato ad essa un concetto di Roi. Questo meccanismo genera però un alto stress alla struttura ICT delle aziende, perché è anche fondamentale fare innovazione orizzontale e relazione con i clienti.

Alcuni Cio sottovalutano la velocità d’introduzione di questo fenomeno, ma se escludiamo la piccola impresa, chi sta nella cabina di regia tecnologica delle aziende italiane si posiziona rispetto al tema esattamente come i colleghi europei.


L’evoluzione della business mobility
I progetti di questo tipo devono per altro essere aperti a dispositivi smartphone multi-touch che girano su diversi sistemi operativi (quindi iOS, Android, BlackBerry, Windows Phone) ma anche a tablet multitouch, visti come il nuovo “form factor”. Se finora quasi mai si utilizzava il telefonino per lavorare su applicazioni collegate all’azienda, con l’avvento del tablet le cose stanno cambiando velocemente.

Possiamo vedere la business mobility divisa in mobility interna ed esterna. La prima viene intesa come un supporto al personale mobile, in cui distinguiamo due categorie di mobile worker:  i venditori, i manutentori, i trasportatori, gli ispettori, ossia tutte quelle risorse aziendali che necessitano di un sistema informativo mobile e di device adeguati. La seconda prende in considerazione i mobile employee, ovvero personale anche in mobilità che interagisce con strumenti mobili quali il telefonino e l’iPad usati come “office”.


La mobility esterna rappresenta il nuovo mondo delle apps veicolate sui diversi negozi virtuali (l’AppStore di Apple o l’AndroidMarket), diventati un canale parallelo e complementare al Web e strumenti grazie ai quali ogni azienda può interagire con i propri clienti consumer.

Gli ambiti di trasformazione che coinvolgono l’azienda sono quelli del customer care, il retail, la sales force e la work force. Nel primo caso, pensando agli app store come nuovo canale di tipo Business to Consumer vediamo trasformarsi l’Automatic Contact Center da self service ad app e da tradizionale sito web a Mobile site più relativa app. Anche il Retail sta per subire un grosso cambiamento. Gli addetti alle vendite passeranno dall’utilizzo del terminale a quello del videocatalogo con prodotti da suggerire, mentre a livello organizzativo ci si sposterà dalla coda alla cassa a corsie personalizzate. Gli stessi clienti anziché attendere il commesso potranno valutare le offerte speciali.

Ma non scordiamo poi un fattore fondamentale. Il tablet è il primo strumento che rimane acceso sul campo: la forza vendita viene quindi rivoluzionata. Si passa dalla Sales Force Automation al Sales on Field Automation, con contenuti non più legati alla intranet aziendale ma a veri e propri contenuti di business. Anche in ottica collaboration, la Sales Force aziendale può puntare non più alla tradizionale conference call ma a una vera mobile collaboration.

La quarta area di riferimento vede le nuove soluzioni mobili per una work force più efficiente. Si passa da un’organizzazione preventiva ad un’organizzazione in tempo reale e da un pacchetto competenze e documentazione preconfezionato a competenze e documentazioni aggiornate on field.

I fattori di successo delle apps risiedono, in generale nel circolo virtuoso che le accompagna. In primis l’applicazione deve essere gestita centralmente, essere messa in sicurezza, eseguita in locale, avere la possibilità di accedere ai dati in locale ed essere nativa sul sistema operativo del device utilizzato. Le tecnologie che supportano questi passaggi coinvolgono host e provider, l’azienda, l’application management, il mobile security e il mobile device management.


Il ruolo dei provider di servizi as a service

Il provider è un ulteriore anello della catena che va preso in seria considerazione. Un primo elemento abilitante verso il mobile proviene dagli Stati Uniti e riguarda un dato interessantissimo: l’85% della forza vendite sarà mobile. Questo fa sì che le aziende si organizzino affinché possano disporre di banda sufficiente per governare al meglio il traffico.


Un altro elemento da considerare in questo scenario evolutivo è relativo alle apps medesime, che vengono erogate in un modello sempre più “as a service” in ambienti cloud. I dispositivi mobili sono diventati onnipresenti negli ambienti di lavoro e, sebbene i dipendenti possano essere più produttivi lontano dall’ufficio accedendo alle applicazioni e ai dati aziendali, gestire questa tecnologia avanzata non è poi così semplice. Ci si potrebbe non sentire a proprio agio, vestendo i panni di un Cio o di un manager, al pensiero che i membri dello staff si portino in tasca dati sensibili della società.

Mantenere la produttività dei lavoratori mobili e la protezione dei dispositivi mobili è uno dei temi che deve essere affrontato seriamente da aziende e fornitori. Assodato che il tablet rappresenta una “disruptive technology” che sta accelerando il suo insediamento nelle aziende e che il principale problema del mobile è spesso la sincronizzazione, nella situazione attuale si riscontra una sperimentazione piuttosto diffusa da parte delle imprese. Tuttavia sono molto poche le vere attività applicate al business. Si cerca di uscire da una certa arretratezza culturale e c’è la necessità di cambiare il modello di business per affrontare il complesso progetto di integrazione dei  tablet in azienda, guardandolo sia lato front-end che back-end.

Le apps di business mobility per il business sono complesse da realizzare, ma gli utenti finali sono talmente entusiasti della loro introduzione che portano grande valore aggiunto in azienda quando iniziano a utilizzarle. Sul lato back-end non è certo facile correlare le informazioni e sincronizzare database che generano milioni di euro di fatturato. Per questo occorre grande competenza e saper utilizzare strumenti adeguati. E pur vero che la complessità dietro il lato front-end e back-end può essere di fatto mascherata tramite l’ecosistema di partner dell’operatore scelto e attraverso un livello di outsourcing deciso di volta in volta con il cliente.

Altro aspetto interessante è quello legato alla componente “emotion”. Le aziende più smart stanno cambiando pelle trasformandosi sempre più in società di design che personalizzano le apps da cliente a cliente. Questo è forse il passaggio obbligato per le aziende che vogliono competere in questo settore, perché possono creare e imporre uno stile italiano delle user interface offerte e la loro relativa usabilità.

Certo questo ci porta a ipotizzare un uso dei tablet forse più indicato nel fashion et similia che non in segmenti di mercato con margini ridotti. Ma anche se un business è povero e con bassa marginalità non è detto che non sia possibile giustificare il costo dell’introduzione di una nuova app. L’iPad sta creando ambiti di trasformazione epocale e i processi di business si velocizzano. Anche la stessa work force viene valorizzata grazie al Pc a tavoletta, che aiuta in questo senso ad alzare il livello di competitività in azienda.

I dati che arrivano dagli Usa mostrano la tendenza a uscire sempre più da una logica a licenza verso il modello del SaaS, software as a service. Questo significa andare a stravolgere il vecchio modello attraverso il quale le multinazionali si sono arricchite per anni tramite le casse delle aziende italiane vendendo loro le licenze software. Certo i margini andranno a scendere e sarà un problema dei provider as a service individuare le modalità migliori per competere.

Il modello di business è quello che funge da driver. Non sappiamo al momento quando Android diverrà piattaforma mobile leader di mercato in assoluto e non sappiamo se Apple iOS continuerà la sua ascesa o si posizionerà invece – come dicono da Gartner –  poco sopra i Blackberry, con una Microsoft attesa alla riscossa dopo che sembrava volesse abbandonare questo settore. In tutto questo scenario una cosa risulta piuttosto evidente: le aziende devono oggi sviluppare apps in ottica multipiattaforma, perché è ancora troppo presto per sapere cosa succederà in futuro.


Per approfondire il videopercorso tematico sulla Mobility Enterprise: www.fierevirtuali.tv/mobile


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