29/04/2016 di Redazione

Basta hard disk e flash, il futuro dello storage è scritto nel Dna

Microsoft ha acquistato dalla startup Twist dieci milioni di oligonucleotidi che compongono le basi dell’acido desossiribonucleico, per test su larga scala di archiviazione dati. Un grammo di molecole è in grado di ospitare mille miliardi di gigabyte e di

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Il Dna è alla base della vita. Presto, però, potrebbe anche rappresentare le fondamenta dello storage. Microsoft ha acquistato dalla startup Twist Bioscience, basata a San Francisco, dieci milioni di basi di Dna (oligonucleotidi) per sperimentare nuove soluzioni di archiviazione dati, proseguendo così un filone di ricerca che dura da diversi anni. Almeno dal 2012, quando il genetista George Church riuscì a immagazzinare un libro intero nel Dna. Le potenzialità del quasi impronunciabile acido desossiribonucleico sono enormi: in un grammo è possibile registrare circa uno zettabyte di dati, pari a mille miliardi di gigabyte. Una quantità impensabile per qualsiasi sistema di storage attuale. Inoltre, le basi azotate del Dna (adenina, guanina, citosina, timina e uracile) sono in grado di conservare informazioni per migliaia di anni, senza deteriorarsi.

Microsoft sarebbe riuscita finora a convertire i dati digitali in nucleotidi e le informazioni sarebbero poi state trasferite nel Dna sintetico e basato sul silicio di Twist Bioscience. “La prima fase di test ha dimostrato la possibilità di codificare e recuperare il 100 per cento dei dati digitali dal Dna sintetico”, ha spiegato Doug Carmean, Microsoft partner architect. “Siamo ancora molto lontani da una soluzione commerciale, ma le prime sperimentazioni con Twist hanno provato che in futuro saremo in grado di aumentare la densità e la durata dello storage”.

Il procedimento consiste nel trasformare i dati in molecole invisibili, che vengono poi adagiate sul fondo di una provetta. A questo punto, Twist rimanda i campioni a Microsoft per i test. Le informazioni registrate da Microsoft sono attualmente segrete e nemmeno Twist sa su quali dati stia effettivamente lavorando il colosso di Remond. Una sequenza di Dna personalizzata costa per ora circa dieci centesimi di dollaro per singola base, ma l’obiettivo della startup è quello di portare il costo a soli due centesimi.

La lettura finale avviene utilizzando tecniche di sequenziamento genetico, che costano circa mille dollari: un costo sceso drasticamente negli ultimi 15 anni. Basti pensare che nel 2001 per sequenziare tutto il genoma umano serviva circa un miliardo di dollari. Ma, per considerare il Dna una tecnologia ottimale, i costi devono scendere ancora. Di quanto? “Di circa diecimila volte”, ha sottolineato Emily Leproust, Ceo di Twist, intervistata da Ieee. “Ma non è un grosso problema: il prezzo dei componenti elettronici è sceso nel tempo di svariati milioni di volte”.

 

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