Il cloud ibrido cresce ancora e, in media, le aziende oggi utilizzano servizi di sei fornitori differenti. Ancora: il 17% delle imprese ha attivato oltre mille macchine virtuali nella nuvola pubblica, numeri in aumento del 13% rispetto al 2014. Ma il cloud privato è cresciuto addirittura di 22 punti anno su anno. Sono alcuni dati contenuti nel nuovo documento State of the Cloud 2016, realizzato da Rightscale intervistando 1.060 professionisti Ict di grandi e piccole aziende in diversi settori industriali. Report giunto alla quinta edizione, che ancora una volta ha assegnato la corona di regina del mercato del cloud pubblico ad Amazon Web Services, i cui servizi a gennaio risultavano utilizzati dal 57% delle organizzazioni coinvolte nella ricerca. Numeri piatti rispetto al 2014, in quanto l’appoggio ad Aws è risultato in crescita dal 50% al 56% tra i grandi gruppi, ma ha subito una flessione (dal 61 al 58%) tra le imprese più piccole.
Al secondo posto, ancora molto distanti ma capaci di recuperare terreno, si trovano i servizi di Microsoft Azure. La nuvola del colosso di Redmond ha guadagnato cinque punti (17%) nell’offerta Infrastructure-as-a-Service (IaaS) e quattro punti (13%) nel mercato Platform-as-a-Service (PaaS). Seguono poi Vcloud Air di Vmware, con tassi di adozione del 7%, Google App Engine (7%) e l’offerta Softlayer di Ibm, anch’essa in crescita al 7%.
Come detto, una delle principali scoperte del report di Rightscale è la strategia multicloud di molte aziende. Un approccio sempre più comune, suddiviso in modo uniforme tra servizi pubblici e privati: secondo il documento, in media le imprese hanno contratti attivi per 1,5 soluzioni pubbliche e 1,7 private, ma stanno sperimentando (in aggiunta) altre 1,5 servizi di public cloud e 1,3 di private cloud.
Fonte: Rightscale, State of the cloud 2016
In totale, i grandi gruppi con una strategia multicloud rappresentano l’82% del campione, con un 55% che sta pianificando nuove stragie ibride. Rightscale ha registrato un modesto incremento nella volontà di adottare soluzioni multiple di nuvola pubblica (dal 13% al 16%) ma, di converso, “l’appeal” dei servizi multipli di cloud privato ha lasciato sul terreno tre punti, scendendo dal 14% all’11%.
Lo scenario cambia ovviamente a seconda delle dimensioni delle aziende coinvolte. Le società con oltre mille dipendenti prediligono il cloud privato, mentre le Pmi preferiscono le soluzioni di tipo pubblico. Infatti, il 53% delle piccole e medie imprese ha la maggior parte dei propri carichi di lavoro in ambienti pubblici, un dato superiore di oltre venti punti rispetto al mercato enterprise (32%).
Capitolo costi e sicurezza. Nel primo caso, secondo la survey di Rightscale, le spese di gestione della nuvola rappresentano una sfida rilevante per il 26% dei manager, numeri in sensibile crescita rispetto al 18% del 2013. Non che l’affidarsi al cloud sia di per sé un costo maggiore, anzi, ma una cattiva gestione dei servizi a pagamento (con capacità di calcolo utilizzate in modo inadeguato) può portare le imprese a spendere “male”.
Fonte: Rightscale, State of the cloud 2016
La sicurezza, invece, non sembra essere più il principale assillo dei manager. Segno che i servizi cloud sono ormai considerati affidabili. La protezione dei dati è infatti citata dal 29% degli intervistati e la sicurezza è stata soppiantata dalla mancanza di risorse o di expertise necessarie per l’attivazione e la corretta gestione delle proprie strategie sulla nuvola. Infine, prosegue in modo ininterrotto l’adozione delle metodologie Devops e della tecnologia Docker, con l’81% delle grandi aziende che ha ormai avvicinato lo sviluppo e le operazioni per velocizzare la distribuzione di applicazioni. Il tasso di utilizzo di Docker è invece più che raddoppiato, passando dall’attuale 27% al 13% del 2015.