14/09/2012 di Redazione

Digitalia: il Belpaese prova a cambiare. Sarà vero?

Rimandata ancora, a fine settembre sembra, la discussione in Consiglio dei Ministri sul decreto che dovrebbe ridare slancio al sistema Italia. Banda larga, open data, digitalizzazione della Sanità e dell’Istruzione, start up, smart city e documento digita

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Cosa uscirà dal Consiglio dei Ministri alla voce Digitalia? Avremmo dovuto saperlo oggi, poi ieri l'altro ecco il rinvio al 21 settembre. Ora indiscrezioni dicono che la discussione sul “decretone” che dovrebbe far cambiare pelle al Belpaese, e portarlo al passo (sotto il profilo della digitalizzazione di processi e servizi) con il resto d’Europa slitta ancora di una settimana (se non addirittura di due). E quindi si può solo riflettere e commentare sull’ultima bozza circolata in Rete e sui quotidiani in questi giorni.



Le novità emerse dall’ultimo giro di consultazioni sono poche e di fatto limitate al reintegro della tassa sugli scavi per la banda larga e al provvedimento dedicato alle start up a cui sta lavorando il Ministero dello Sviluppo Economico con in testa Corrado Passera, che dovrebbe integrare (nell'ambito del Fondo di garanzia per le Pmi), una sezione speciale riservata alla concessione a titolo gratuito di garanzie e controgaranzie su operazioni di debito e di partecipazione nel capitale di rischio a favore della nascita e del consolidamento di nuove società innovative.

L’oggetto delle varie azioni che il Governo dovrebbe/vorrebbe intraprendere è noto:  in agenda ci sono  carta d'identità elettronica con chip completo di codice sanitario (documento digitale unificato), banda larga, open data (la possibilità per i cittadini di accedere liberamente a ogni informazione riguardante le pubbliche amministrazioni, chiamate obbligatoriamente a strutturarsi in tal senso), Wi-Fi gratuito metropolitano, e-commerce via smartphone, portali scolastici, certificazioni online.

Un menu particolarmente ricco che oggi ai cittadini e alle imprese italiane è ancora sconosciuto o quasi. E non è detto che qualcuno (leggi uno dei ministri) metta all’ultimo il classico bastone fra le ruote dopo che a far sentire lamentele e critiche ci hanno pensato in questi mesi un po’ tutti.

Il cambiamento più grande riguarda probabilmente la persona in quanto singolo cittadino: il documento digitale unificato (progetto che risale al 1997) prevede l'accorpamento della carta d'identità e della tessera sanitaria, fa pendant con il sistema di anagrafe digitale nazionale, il domicilio digitale e le comunicazioni che verranno effettuate tramite e-mail certificata.

Il salto che ci aspetta, a livello culturale, è enorme: consultare un apposito sito Web per sapere tutto su scuole, ospedali, municipalizzate e comuni e richiedere (pagandoli online) certificati e simili appare a molti una sorta di chimera. Se il decreto darà il là, lo scatto in avanti che dovranno fare enti pubblici e utenti è come detto sostanziale:  baste code agli sportelli, niente telefonate a centralini intasati o non rispondenti. Basterà essere collegati alla Rete.



Essere collegati ed esserlo in banda larga: per accelerare sul broadband sembra confermato lo stanziamento di 150 milioni di euro da investire nel 2013 per lo sviluppo della rete. Eliminato, invece, il comma che avrebbe consentito la creazione di hotspot Wi-Fi con la sola autocertificazione: frutto del pressing esercitato dagli operatori telco?

Fra i tanti cambiamenti inseriti in agenda non sono previste modifiche alle norme sul diritto d'autore. I ministri avrebbero voluto approfittare dell'occasione, ma a quanto pare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, ha posto il veto: il decreto Digitalia sarebbe stato messo a rischio. Intanto sarebbe meglio votarlo.



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