08/05/2017 di Redazione

Facebook appoggia Macron, elezioni senza più fake news

Il social network prosegue nella lotta alla disinformazione, denunciata anche dal nuovo presidente francese alla luce dell'attacco hacker subito. Sui giornali britannici sono comparse inserzioni con “consigli anti-bufala” e decine di migliaia di account s

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La lotta alle bufale online si fa più cruenta in tempi di campagna elettorale, e Facebook ha scelto di non restare a guardare. Attacchi hacker, spionaggio, operazioni di phishing via email e propaganda denigratoria su forum e social network sono alcuni dei mezzi sfoderati dagli antagonisti di Hillary Clinton e di Emmanuel Macron, in tempi diversi e, forse, in alcuni casi con strumenti e cospiratori comuni. Ora l'azienda di Mark Zuckerberg, già impegnata su questo fronte, sfodera nuove armi. Due, in particolare: l'informazione corretta e gli algoritmi.

Come già fatto con i circa trentamila account sospesi durante la corsa alle presidenziali di Francia, in vista dell'appuntamento alle urne dell'8 giugno nel Regno Unito sono stati bloccati decine di migliaia di profili fomentatori di disinformazione. Per individuarli, oltre ad affidarsi a esperti di fact-checking e alle segnalazioni degli utenti, la società di Menlo Park sta ricorrendo ad algoritmi di intelligenza artificiale che individuano gli account sospetti sulla base di azioni ripetute, cioè di “pattern”, come esempio la pubblicazione reiterata di un medesimo post oppure improvvisi picchi di messaggi inviati.

In questo modo, su grandi volumi, è possibile scovare i profili di disinformazione ma anche lo spam e il clickbaiting, ed è possibile farlo senza valutare caso per caso i contenuti diffusi. Facebook ha anche implementato un nuovo criterio di valutazione degli articoli da mostrare in newsfeed, basato sul fatto che le condivisioni degli utenti siano partite dalla semplice lettura del titolo o dell'intera notizia. È stato osservato, infatti, come la mancanza di approfondimento (pur minimo) sia il miglior complice dei disinformatori: l'abitudine di molti a fermarsi ai paroloni di un titolo e, magari, ai commenti a caldo di altri utenti favorisce la diffusione delle bufale. Chi legge per intero e risale alla fonte, invece, ha minore probabilità di cadere nel tranello.

Qui si innesta l'altra azione, più culturale che tecnologica, portata avanti da Facebook. L'azienda ha acquistato spazi pubblicitari su diverse testate cartacee britanniche per diffondere una lista di “consigli anti-bufala”. I principali: diffidare dei titoli eclatanti e inverosimili, risalire all'origine delle fotografie (spesso usate fuori contesto per insinuare dubbi o idee denigratorie), controllare le fonti e i siti da cui proviene la presunta notizia, confrontare più fonti e accertarsi che non si tratti di un articolo umoristico.

 

 

 

La battaglia di Facebook è al contempo un'opera etica e di convenienza, mirata a combattere la disinformazione ma anche il rischio di perdere credibilità e rilevanza nel lungo periodo. Sono noti gli sforzi della piattaforma social di diventare anche una “media company”, produttrice di contenuti di intrattenimento ma anche fonte di informazione giornalistica. E non si tratta di un'opera solitaria. L'azienda di Zuckerberg si è recentemente unita a Google, Mozilla, Wikipedia, soggetti istituzionali, editori e università in un'iniziativa anti-bufala che gode di 14 milioni di dollari di finanziamento. Dal fondatore dell'enciclopedia online più famosa al mondo, Jimmy Wales, è invece nata una nuova piattaforma di giornalismo partecipativo, Wikitribune.

 

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