06/03/2017 di Redazione

Facebook perde prima causa contro software house italiana

Il Tribunale di Milano in primo grado ha dato ragione alla milanese Business Competence S.r.l. Al centro del contendere il presunto plagio dell’app Faround, proposta nel 2012 dagli sviluppatori dell’azienda al social network, il quale l’avrebbe copiata pe

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“Atti di concorrenza sleale” e “violazioni del diritto di autore”. Con queste parole la Sezione Specializzata in materia di Impresa del Tribunale di Milano ha accertato la responsabilità di Facebook nei confronti dell’azienda milanese Business Competence S.r.l: si tratterebbe della prima condanna in assoluto del social network blu per concorrenza sleale e plagio. I fatti. Nel 2012 quattro ragazzi italiani, fondatori della Business Competence con sede a Cassina de’ Pecchi, propongono a Facebook la propria applicazione Faround, che tra le altre cose permette in base alla geolocalizzazione di segnalare negozi, bar e ristoranti in zona e di condividere le proprie abitudini con gli amici. Il colosso californiano decide di esaminarla e si riserva di comunicare agli sviluppatori italiani gli esiti dell’analisi. Poco dopo, però, invece di farsi vivo, Facebook pubblica un’applicazione molto simile, battezzandola Nearby.

Funzionalità, aspetto e anche tempistiche (l’app esce il 18 dicembre, la proposta di Business Competence è di fine agosto) sono sospette: il software è troppo simile e i tempi tecnici per sviluppare un sistema del genere sono decisamente stretti. I giudici del Tribunale di Milano parlano di “univoci e concordanti indizi” sul plagio. Il social network creato da Mark Zuckerberg aveva a disposizione il codice sorgente di Faround: la clonazione dell’app è stata quindi un gioco da ragazzi.

Business Competence decide di rivolgersi ai giudici, i quali inibiscono alle tre società del gruppo Facebook (Facebook Srl, Facebook Inc e Facebook Ireland Ltd) ogni ulteriore utilizzo di Nearby per il territorio italiano, pena una sanzione di cinquemila euro al giorno, disponendo inoltre la pubblicazione della sentenza su “Corriere della Sera” e “Il Sole 24 Ore” nonché, per almeno quindici giorni, sulla pagina iniziale del sito internet www.facebook.com.

La sentenza emessa dal tribunale non è definitiva, in quanto il social network ha deciso di impugnarla. Ma la Corte d’Appello di Milano, con provvedimento datato 28 dicembre 2016, ha rigettato l’istanza di Facebook di sospensione della provvisoria esecutività della sentenza impugnata. Il giudizio prosegue comunque nel merito. Una seconda causa stabilirà invece il risarcimento che il gigante di Menlo Park dovrà versare per il danno già arrecato a Business Competence.

 

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