26/05/2016 di Redazione

Google è pronta a puntare il dito contro gli Oem troppo pigri

Secondo Bloomberg, Big G avrebbe pronta nel cassetto una lista dei produttori di dispositivi mobili più lenti a distribuire i nuovi aggiornamenti di Android. L’obiettivo è mettere pressione alle aziende per velocizzare tutto il processo, riducendo l’enorm

immagine.jpg

Google vuole mettere alla gogna i produttori di dispositivi Android troppo lenti ad aggiornare i propri device. La lista degli Oem “pigri” a implementare le novità dell’ecosistema mobile di Big G esisterebbe già, secondo una fonte di Bloomberg, anche se al momento sarebbe ancora segreta. Ma l’idea del gruppo di Mountain View è quella di renderla pubblica. Forse già a breve, per premere sui partner costruttori di hardware in modo che uno dei principali flagelli di Android, vale a dire la frammentazione, possa essere prima o poi debellato. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Google, risalenti al 2 maggio, solo 7,5 dispositivi Android in circolazione su 100 presentano l’ultima versione del sistema operativo, Marshmallow.

Il 35,6 per cento si “affida” ancora a Lollipop e il 32,5 per cento a Kitkat, rilasciato ormai nel 2013. Per non parlare delle versioni precedenti, che continuano a circolare. Portandosi ovviamente dietro tutta una serie di bug e potenziali vulnerabilità risolte poi con le nuove release. Il confronto diretto è con quanto realizzato da Apple che, a differenza di Google, gestisce tutto il processo di sviluppo degli iPhone, sia lato software sia dal punto di vista dell’hardware.

Così facendo, la Mela riesce a distribuire gli ultimi aggiornamenti praticamente in tempo zero e sulla stragrande maggioranza dei propri dispositivi. Senza aspettare le movenze elefantiache degli Oem, a cui si aggiungono poi i test dei singoli operatori telefonici locali, che possono richiedere settimane. Se non mesi, come nel caso della statunitense Verizon, attualmente il maggior carrier a stelle e strisce, a cui Big G in passato ha chiesto di limare sui tempi.

I dati parlano chiaro: l’84 per cento dei melafonini dispone di iOs 9, l’ultima major release di Cupertino. Oltre dieci volte rispetto a Marshmallow. Laconico il commento di Hiroshi Lockheimer, svp Android, Chrome Os & Play di Big G, durante l’ultima conferenza per sviluppatori Google I/O: “Non è certamente la situazione ideale. (La mancanza di aggiornamenti, ndr) rappresenta il vero anello debole della sicurezza di Android”.

 

Android Kitkat è ancora molto diffuso sui dispositivi mobili

 

In passato, il gruppo di Mountain View aveva tentato altre strade per perfezionare il vasto ecosistema di produttori partner. Una via era rappresentata dalla Android Update Alliance, lanciata nel 2011 con l’intento di unire i vari Oem per delineare standard comuni sui processi di aggiornamento. Dopo i primi annunci non si è più sentito parlare di questa alleanza e l’unico frutto del “think tank” è stata la definizione di una finestra di 18 mesi, entro cui i dispositivi dovrebbero ricevere gli ultimi aggiornamenti.

La risoluzione definitiva del problema sembra però essere lontana, considerata la natura aperta di Android e la possibilità per i produttori di infarcire l’ecosistema con personalizzazioni e app proprietarie. “Il modo migliore per chiudere la questione sarebbe una completa riprogettazione del sistema operativo”, ha spiegato a Bloomberg Mike Chan, cofondatore di Nextbit, azienda che produce smartphone Android.

 

ARTICOLI CORRELATI