09/03/2017 di Redazione

Ibm dà la scossa agli atomi per il futuro degli hard disk

I ricercatori dell’azienda sono riusciti a salvare un bit di dati in un atomo di olmio, applicando corrente elettrica a 10 microampere: in questo modo è aumentata esponenzialmente la densità del supporto.

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Un disco fisso centomila volte più denso di quelli in circolazione oggi: Ibm è riuscita a immagazzinare un bit di informazioni in un singolo atomo di olmio, un elemento metallico parte della famiglia dei lantanidi, dando così un ulteriore impulso allo storage su scala atomica. Basti pensare che, attualmente, per registrare un bit di dati sono necessari circa 100mila atomi. Gli scienziati di Big Blue, capitanati dal dottor Christopher Lutz, hanno sfruttato la corrente elettrica per scrivere il bit e hanno dimostrato inoltre che è possibile effettuare la stessa operazione in modo indipendente su due atomi magnetici. Anche nel caso in cui i due elementi siano lontani soltanto un nanometro (un miliardesimo di metro).

Per sommi capi, la scrittura dell’informazione è avvenuta così: utilizzando la punta di un microscopio a effetto tunnel, inventato dalla stessa Ibm nei primi anni Ottanta, i ricercatori sono riusciti ad applicare una scossa elettrica all’atomo, del valore di 150 millivolt a 10 microampere che, se rapportata a queste dimensioni, equivale a essere colpiti da un fulmine.

Il potente flusso di elettroni ha modificato, invertendoli, i poli magnetici nord e sud della particella, che definiscono lo stato “0” o “1” del bit: in questo modo la scrittura del dato è avvenuta. L’operazione è avvenuta in un ambiente di vuoto estremo, allo scopo di eliminare le interferenze dell’aria e di altri elementi. L’atomo è stato raffreddato poi con elio liquido per consentire una conservazione più lunga dell’informazione.

“L’obiettivo della ricerca era capire cosa accade quando la tecnologia viene portata all’estremo, quindi su scala atomica”, ha spiegato Lutz. “Ora vogliamo esplorare gli atomi di altri elementi, cluster e molecole molto piccole”, da utilizzare come candidati per i bit magnetici, i quali rappresentano il cuore di hard disk e delle memorie magnetiche in generale.

 

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