Siri non è un'applicazione sicura da usare in azienda, per questo IBM ha vietato di usarla ai suoi dipendenti. Il software di riconoscimento vocale di Apple, presente sugli iPhone di ultima generazione, è una comodità: si possono appuntare note e appuntamenti semplicemente "dettandole" al terminale e svolgere altre azioni in modo semplice e veloce.
IBM vieta di usare Siri in azienda
Però, sostiene IBM, i contenuti sotto dettatura vengono archiviati su
server di Apple a cui hanno accesso, per esempio, gli addetti alla
sicurezza di Apple e sui quali ovviamente Big Blue non ha lacuna
possibilità di controllo.
La morale è che informazioni critiche e riservate potrebbero finire in mano a persone non autorizzate. La responsabile dei servizi IT di IBM, Jeanette Horan, ha spiegato a Technology Review che IBM è un'azienda "straordinariamente conservatrice" per natura, e che un programma che rompe le barriere anziché conservarle non fa dormire sonni tranquilli. Per questo una direttiva aziendale vieta di attivare Siri a tutti i dipendenti che posseggono un iPhone privato con il quale accedono alla rete aziendale.
Gli addetti alla sicurezza di Apple potrebbero, per esempio, "ascoltare" appuntamenti che anticipano le mosse strategiche di Big Blue e far saltare grossi affari. Nelle aziende del calibro di IBM lo spionaggio industriale è all'ordine del giorno e la cura maniacale per la sicurezza dei dati è più che giustificata.
IBM ovviamente si appoggia a server e servizi cloud proprietari per l'archiviazione dei suoi dati, e il fatto che Siri faccia uso di server di Apple non è visto di buon occhio. Siri comunque non è il solo sulla lista nera: sono vietati anche Dropbox, iCloud e in generale i servizi di file sharing, e persino l'accesso a file e applicazioni interne è regolato da una rigida politica di accessi in funzione dei ruoli di responsabilità ricoperte.