16/12/2011 di Redazione

Il digital divide è sempre lì. E il governo si muove al Sud

I dati dell'ultimo rapporto Istat confermano che molte imprese viaggiano a velocità ridotte, l’e-commerce latita e anche la fatturazione elettronica può fare molti passi avanti. Intanto a Bruxelles arriva il piano dei neo ministri tecnici Barca-Passera: 1

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La connessione a Internet ce l’hanno quasi tutte (il 94,3%) ma il problema rimane la velocità. Gli ultimi dati Istat relativi all’Ict nelle imprese indicano infatti che l’88,3% delle aziende è connesso alla Rete tramite tecnologie in banda larga fissa o mobile, ma il 73,3% di queste dispone ancora di velocità inferiori a 10 Mbit/s. Inoltre il 61% delle imprese connesse a Internet lo fa principalmente con velocità nominali comprese nella fascia da 2 a 10 Mbps. E fra le imprese di maggiori dimensioni il 58,3% lavora con velocità inferiori ai 10 Mbps.



L’adozione della banda larga mobile è piuttosto elevata fra le imprese (47%), ma si riduce notevolmente se si considerano gli addetti. In particolare, le figure alle quali l’impresa fornisce un dispositivo portatile (computer, smartphone) per la connessione a Internet si attestano all’8,4% del totale della forza lavoro.

Rimane sempre sul tavolo, comunque, l’annoso problema del digital divide per il quale il nuovo governo ha presentato a Bruxelles con il piano Barca-Passera, rispettivamente ministro per la Coesione territoriale e lo Sviluppo economico, un documento che prevede 1.141 milioni di euro per la banda ultralarga, 119 per la banda larga e 320 ai data center per sviluppare sistemi di cloud computing.

Il soldi sono destinati al Sud e fanno parte dei Fondi europei che il governo Monti sta cercando di non perdere causa il mancato utilizzo. E di investimenti ce n’è particolarmente bisogno anche se il problema rimane culturale. I dati dell’Istituto di statistica segnalano infatti che solo il 62,6% delle imprese dispone di un sito Web, ma solo il 35% di questi siti fornisce almeno un servizio di elevata interazione con l’utente. 

Il commercio elettronico è utilizzato da circa tre imprese su 10, ma solo il 5,4% vende online prodotti o servizi realizzando un fatturato pari al 5% di quello totale mentre la percentuale di aziende che hanno generato su Internet ricavi superiori o uguali all’1% del totale rappresenta il 3,9% delle imprese.



In generale, le attività editoriali e quelle dei servizi di alloggio sono tra le attività che ricorrono con maggiore frequenza all’online. Il comparto della fabbricazione di autoveicoli è quello che registra la più alta percentuale di fatturato in rete (35,6%), seguito da quello delle agenzie di viaggio (26,6%).

I settori dei trasporti (39,6%), della fabbricazione di computer (29,7%) e di autoveicoli (23,6%), della metallurgia (23,5%) sono quelli con la maggiore concentrazione di imprese che realizzano su Internet almeno la metà del loro fatturato totale.

Oltre che vendere poco online, le aziende fanno uno scarso utilizzo del Web anche per i loro acquisti. Nel 2010, il 26,7% delle imprese ha operato in Rete per gli approvvigionamenti e di queste il 57,7% lo ha fatto per meno dell’uno per cento del valore totale degli acquisti, il 19,7% tra l’uno e il 5% e solo il 7% per valori almeno pari alla metà degli acquisti totali.

Da segnalare, inoltre, l’importanza del commercio elettronico per alcune attività economiche (in particolare per le imprese della produzione software e consulenza informatica, di telecomunicazioni e dell’editoria) per le quali circa una impresa su due effettua acquisti online.

Il divario tra piccole e grandi imprese è ancora molto accentuato e supera i 30 punti percentuali in attività quali l’utilizzo di tecnologie di terza generazione per l’accesso a Internet con dispositivi portatili, l’invio on-line di moduli compilati alla Pa, la conclusione via Internet di intere procedure amministrative, l’utilizzo di software adeguati alla condivisione di informazioni all’interno dell’impresa, il commercio elettronico.



Per quanto riguarda il rapporto con la Pubblica amministrazione, il 75,8% delle imprese ha interagito online con la Pa e il 70,8% lo ha fatto per usufruire di servizi di tipo non esclusivamente informativo. La percentuale di imprese che utilizza i servizi online della Pubblica amministrazione è pari a circa il 90% nelle imprese con almeno 50 addetti e raggiunge il 97% nelle imprese di maggiore dimensione.

I servizi più utilizzati sono quelli a minor grado di interattività, come ottenere informazioni (65,2%) e scaricare moduli (66,5%). I servizi a maggiore contenuto interattivo, come l’inoltro di moduli compilati e lo svolgimento di procedure amministrative interamente per via elettronica, sono molto utilizzati in alcuni settori come quello della fornitura di energia e acqua (51,7% e 42,2%), delle attività editoriali (60% e 53,4%) e della fabbricazione di computer (53,7% e 38,3%). Appena il 7% delle imprese presenta offerte per gare di appalto tramite Internet.

Un lungo cammino davanti a sé ha anche lo scambio elettronico di informazioni con altri soggetti in un formato che ne consenta il trattamento automatico. L’Istat stima un 55,9% di imprese,mentre a gennaio 2011 il 14,9% delle aziende utilizza la fatturazione elettronica in senso stretto, che significa l’invio e la ricezione di fatture elettroniche in un formato standard strutturato che permette la lettura e l’elaborazione automatica dei dati.

La fatturazione elettronica strutturata per l’elaborazione automatica rappresenta per le imprese con almeno 100 addetti una pratica più consolidata, mentre l’invio di fatture trattate semplicemente come documentazione digitale archiviabile tramite sistemi informatici, ma i cui dati non sono elaborabili automaticamente, coinvolge il 60,3% delle imprese.



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