01/12/2011 di Redazione

Il traffico nel cloud crescerà di 12 volte entro il 2015

Secondo lo studio Global Cloud Index di Cisco, il volume dei dati generato dalle applicazioni nella nuvola raggiungerà 1,6 Zettabyte e sarà oltre un terzo di quello complessivo dei data center entro i prossimi quattro anni. Nel 2010 la percentuale si è fe

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Chiamiamola pure esplosione. Senz’altro prevista e da alcuni (leggi un po’ tutti i vendor It e carrier telco annessi) aspettata come una sorta di nuova manna per aumentare le possibilità di rimpinguare fatturati e utili. Certo che in pochi avevano forse una precisa idea di quanto andrà ad impattare il cloud nell’ecomonia del traffico dati generato dai data center.



La ricerca Global Cloud Index (2010-2015) di Cisco ha stimato che il traffico relativo ai servizi di cloud computing globale crescerà di dodici volte entro i prossimi quattro anni, passando da 130 exabyte a un totale di 1,6 zettabyte annuali, con un tasso di tasso di crescita annuale composto del  66%. Tanto per avere un’idea più o meno precisa della mole di dati che transiterà nella nuvola globale basta dare la definizione di zettabyte, e cioè un trilione (mille miliardi) di gigabyte, l’equivalente di 22 trilioni di ore di musica in streaming, 5 trilioni di ore di conferenza Web aziendale via Webcam o 1,6 trilioni di ore di streaming video ad alta definizione.

Che i data center sarebbero stati messi sotto pressione nell’immediato futuro era noto e i report di Cisco conferma il trend: il traffico dei centri dati quadruplicherà infatti con un tasso annuo composto del 33% per raggiungere i 4,8 zettabyte annualmente entro il 2015 dagli 1,1 zettabyte toccati nel 2010.



Il cloud, per chi ancora non ne fosse convinto, è e sarà l’elemento che dimostrare la maggiore crescita in seno ai data center. E il fatto che stia diventando un elemento critico per il futuro dell’industria dell’Information Technology e di quella della distribuzione di video e contenuti lo confermano due percentuali: il cloud ha rappresentato nel 2010 l’11% del traffico dei data center (con 11 exabyte al mese e 130 exabyte all’anno) ed entro il 2015 questo indice salirà al 34%, per un volume di dati pari a 137 exabyte al mese e 1,6 zettabyte all’anno.

A generare la parte più consistenti di dati nella nuvola saranno attività trasparenti verso gli utenti quali il backup e la replicazione. Entro il 2015, questo si legge nel rapporto, il 76% del traffico data center rimarrà nel data center stesso a fronte della migrazione del workload tra diverse macchine virtuali e delle attività di background effettuate.

Il 17% del traffico totale, invece, lascerà il data center per essere distribuito all’utente, mentre un ulteriore 7% sarà sviluppato tra i data center attraverso servizi quali il cloud-bursting, la replicazione dei dati e gli aggiornamenti.  

 
 
Il ricorso spinto alla virtualizzazione in veste di catalizzatore per il consolidamento hardware e software e le migliori economie di scala, questo uno dei messaggi di sintesi dello studio, saranno i principali driver della transizione verso il cloud. “Il traffico cloud e data center - ha sottolineato in proposito Suraj Shetty, vice president of product and solutions marketing di Cisco - sta esplodendo a fronte della richiesta dell’utente di accedere a volumi di contenuti da dispositivi da loro scelti. Il risultato: maggiore virtualizzazione data center e importanza della rete per le applicazioni cloud, e l’esigenza di dare un senso a una situazione che sta evolvendo dinamicamente”.

Un ruolo decisivo verso l’esplosione dei servizi nella nuvola lo giocheranno i servizi video di taglio consumer, tanto che sin d’ora si stima che l’ammontare medio del traffico dei data center per ora durante i periodi di picco, come ad esempio durante la prima serata, cresca di due volte e mezzo, con tutte le conseguenze del caso quanto a necessità di ulteriori capacità di elaborazione e archiviazione dati.

Nel 2010, queste le ultime indicazioni emerse dall’Index, il 21% del workload è stato elaborato in un data center cloud e il 79% è stato gestito in data center tradizionali. Il 2014 sarà il primo anno in cui il bilanciamento del workload si sposterà per la prima volta su cloud: il 51% del workload totale sarà infatti in ambiente cloud rispetto al 49% in ambito IT tradizionale. In generale, il workload data center è stimato in crescita di 2,7 volte nel periodo 2010-2015 mentre il workload cloud, nello stesso periodo, aumenterà di oltre 7 volte.



Le regioni incluse nello studio - Asia Pacific, Medio Oriente e Africa, Europa Occidentale, Europa Centrale e Orientale, America Latina e Nord America – sono tutte attualmente pronte per applicazioni cloud base come ad esempio il social networking e la conferenza Web.

Per le applicazioni di cloud computing istantanee come ad esempio la chat e lo streaming video ad alta definizione, l’Asia Pacific, l’Europa Occidentale, Centrale e Orientale e l’America del Nord sono considerati i paesi con capacità medie di rete sufficientemente potenti per supportare tali servizi.

Nell'insieme, nessuna regione è invece risultata in grado di poter supportare applicazioni cloud avanzate come ad esempio la conferenza video ad alta definizione e il gaming avanzato. Solo certi Paesi – come la Corea del sud e il Giappone – sono attualmente in grado di farlo.
 

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