Chiamiamola pure esplosione. Senz’altro prevista e da alcuni (leggi un po’ tutti i vendor It e carrier telco annessi) aspettata come una sorta di nuova manna per aumentare le possibilità di rimpinguare fatturati e utili. Certo che in pochi avevano forse una precisa idea di quanto andrà ad impattare il cloud nell’ecomonia del traffico dati generato dai data center.
La ricerca
Global Cloud Index (2010-2015) di Cisco ha stimato che il traffico relativo ai servizi di cloud computing globale crescerà di dodici volte entro i prossimi quattro anni, passando da 130 exabyte a un totale di 1,6 zettabyte annuali, con un tasso di tasso di crescita annuale composto del 66%. Tanto per avere un’idea più o meno precisa della mole di dati che transiterà nella nuvola globale basta dare la definizione di zettabyte, e cioè un trilione (mille miliardi) di gigabyte, l’equivalente di 22 trilioni di ore di musica in streaming, 5 trilioni di ore di conferenza Web aziendale via Webcam o 1,6 trilioni di ore di streaming video ad alta definizione.
Che i data center sarebbero stati messi sotto pressione nell’immediato futuro era noto e i report di Cisco conferma il trend: il traffico dei centri dati quadruplicherà infatti con un tasso annuo composto del 33% per raggiungere i 4,8 zettabyte annualmente entro il 2015 dagli 1,1 zettabyte toccati nel 2010.
Il cloud, per chi ancora non ne fosse convinto, è e sarà l’elemento che dimostrare la maggiore crescita in seno ai data center. E il fatto che stia diventando un elemento critico per il futuro dell’industria dell’Information Technology e di quella della distribuzione di video e contenuti lo confermano due percentuali: il cloud ha rappresentato nel 2010 l’11% del traffico dei data center (con 11 exabyte al mese e 130 exabyte all’anno) ed entro il 2015 questo indice salirà al 34%, per un volume di dati pari a 137 exabyte al mese e 1,6 zettabyte all’anno.
A generare la parte più consistenti di dati nella nuvola saranno attività trasparenti verso gli utenti quali il backup e la replicazione. Entro il 2015, questo si legge nel rapporto, il 76% del traffico data center rimarrà nel data center stesso a fronte della migrazione del workload tra diverse macchine virtuali e delle attività di background effettuate.
Il 17% del traffico totale, invece, lascerà il data center per essere distribuito all’utente, mentre un ulteriore 7% sarà sviluppato tra i data center attraverso servizi quali il cloud-bursting, la replicazione dei dati e gli aggiornamenti.
Il ricorso spinto alla virtualizzazione in veste di catalizzatore per il consolidamento hardware e software e le migliori economie di scala, questo uno dei messaggi di sintesi dello studio, saranno i principali driver della transizione verso il cloud. “Il traffico cloud e data center - ha sottolineato in proposito Suraj Shetty, vice president of product and solutions marketing di Cisco - sta esplodendo a fronte della richiesta dell’utente di accedere a volumi di contenuti da dispositivi da loro scelti. Il risultato: maggiore virtualizzazione data center e importanza della rete per le applicazioni cloud, e l’esigenza di dare un senso a una situazione che sta evolvendo dinamicamente”.
Un ruolo decisivo verso l’esplosione dei servizi nella nuvola lo giocheranno i servizi video di taglio consumer, tanto che sin d’ora si stima che l’ammontare medio del traffico dei data center per ora durante i periodi di picco, come ad esempio durante la prima serata, cresca di due volte e mezzo, con tutte le conseguenze del caso quanto a necessità di ulteriori capacità di elaborazione e archiviazione dati.
Nel 2010, queste le ultime indicazioni emerse dall’Index, il 21% del workload è stato elaborato in un data center cloud e il 79% è stato gestito in data center tradizionali. Il 2014 sarà il primo anno in cui il bilanciamento del workload si sposterà per la prima volta su cloud: il 51% del workload totale sarà infatti in ambiente cloud rispetto al 49% in ambito IT tradizionale. In generale, il workload data center è stimato in crescita di 2,7 volte nel periodo 2010-2015 mentre il workload cloud, nello stesso periodo, aumenterà di oltre 7 volte.
Le regioni incluse nello studio - Asia Pacific, Medio Oriente e Africa, Europa Occidentale, Europa Centrale e Orientale, America Latina e Nord America – sono tutte attualmente pronte per applicazioni cloud base come ad esempio il social networking e la conferenza Web.
Per le applicazioni di cloud computing istantanee come ad esempio la chat e lo streaming video ad alta definizione, l’Asia Pacific, l’Europa Occidentale, Centrale e Orientale e l’America del Nord sono considerati i paesi con capacità medie di rete sufficientemente potenti per supportare tali servizi.
Nell'insieme, nessuna regione è invece risultata in grado di poter supportare applicazioni cloud avanzate come ad esempio la conferenza video ad alta definizione e il gaming avanzato. Solo certi Paesi – come la Corea del sud e il Giappone – sono attualmente in grado di farlo.