06/12/2016 di Redazione

Indagine Red Hat: cloud e container regalano una marcia in più

Negli Stati Uniti, secondo uno studio realizzato da Bain & Company e da Red Hat, le organizzazioni che puntano sulla nuvola e sui nuovi modelli di sviluppo applicativo ottengono forti vantaggi sulla concorrenza. Ma solo una su cinque mette al primo posto

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Del cloud computing e dei suoi vantaggi si parla ormai ogni giorno: riduzione dei costi gestionali ed energetici, scalabilità, libertà d’azione, indipendenza dall’hardware, apertura a nuove attività e possibilità di business. Meno si parla, invece, di argomenti più tecnici ma altrettanto legati alla trasformazione digitale, come il DevOps, lo sviluppo agile e i container.  A legare questi temi ha pensato un’indagine (“Traditional Enterprises, the Path to Digital and the Role of Containers”) di Red Hat e Bain & Company, svolta su 449  executive, decisori e specialisti It di aziende statunitensi appartenenti a diversi settori. Si tratta, in tutti i casi, di imprese “tradizionali”, dunque non di Web company né di startup naturalmente votate all’innovazione spinta.

 

L’evidenza di fondo è semplice: più si è disposti a diventare “digitali”, più possibilità si hanno di migliorare la propria posizione sul mercato. Le aziende che l’indagine classifica come “leader”, infatti, sono quelle che si distinguono per l’utilizzo di tecnologie come il cloud computing, gli advanced analytics e i container. Addirittura, secondo Red Hat e Bain & Company, queste realtà hanno una probabilità di accrescere la propria quota di mercato otto volte superiore rispetto alle aziende che hanno appena intrapreso il cammino di trasformazione digitale. I leader, inoltre, riescono a lanciare nuovi prodotti/servizi e a migliorare quelli esistenti in tempi tre volte più brevi rispetto alle aziende poco digitali.

 

Restringendo l’osservazione ai container, i vantaggi testimoniati dai 449 intervistati riguardano sia la riduzione dei tempi di sviluppo delle applicazioni (fra il 15% e il 30%), sia benefici di flessibilità architetturale dovuti alle caratteristiche di portabilità dei container stessi. A detta di Red Hat, questa tecnologia giocherà “un ruolo importante, non solo nello sviluppo applicativo per piattaforme scale-out altamente automatizzate, ma anche contribuendo a spingere l’azienda moderna nel suo percorso verso la trasformazione digitale”, come sottolineato da Tim Yeaton, senior vice president Infrastructure Business Group.

 

 

 

Va detto che, fra le aziende statunitensi che già fanno ricorso ai container, l’80% si limita a utilizzarli per le Web app. Non manca qualche ostacolo: gli intervistati hanno parlato di scarsa familiarità con questa tecnologia, di mancate competenze, di naturale esitazione ad abbandonare le tecnologie in uso e, ancora, di immaturità tecnologica. E tuttavia, ha specificato Yeaton, “ci aspettiamo di vedere un’evoluzione verso workload maggiormente mission- critical. Nello stesso tempo, prevediamo che una quantità crescente di workload tradizionali verrà indicata come prioritaria per una ‘containerizzazione’, comprese applicazioni custom, database e Business Intelligence”. Per aiutare le aziende a procedere in tale direzione, i vendor stanno migliorando le proprie offerte rendendo i container più facili da gestire, più capaci di operare su workload differenti, più sicuri, più in grado di prevedere uno storage persistente.

 

In generale, dall’indagine è emerso uno scenario di realtà aziendali a stelle e strisce ancora non troppo lanciate sulla strada del digitale. Fra gli intervistati, un buon 63% ha già intrapreso un percorso verso il digitale ma solo meno di un quinto, il 19%, considera l’innovazione rapida una priorità. E si agisce soprattutto per recuperare un ritardo, non per spirito di intraprendenza: per il 65% delle aziende, infatti, le attività digitali nascono da una volontà di rispondere a iniziative della concorrenza.

 

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