10/06/2015 di Redazione

Intel paladino della diversity: 125 milioni per donne e minoranze

L’azienda di Brian Krzanich ha destinato 125 milioni di dollari al finanziamento di startup guidate da dirigenti di sesso femminile, afroamericani, ispanici o nativi americani. Un primo passo di un più ampio progetto da 300 milioni di dollari, mirato a r

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Intel vuol essere il paladino della giustizia della Silicon Valley. Ovvero il paladino delle pari opportunità: la società ha investito 125 milioni di dollari in un fondo destinato ad allargare la quota di non caucasici e di donne all’interno dell’industria hi-tech. L’Intel Diversity Fund creato da Intel Capital, la società di investimenti interna all’organizzazione, destinerà risorse per aiutare startup capitanate da donne e/o da professionisti appartenenti a minoranze razziali o sessuali. Si tratta della prima mossa di una più ampia iniziativa del valore di 300 milioni di dollari annunciata lo scorso gennaio, che vuol garantire pari opportunità di carriera alle categorie già citate, oltre che ai nativi americani, ai portatori di handicap, ai veterani di guerra e alla comunità Lgbt.

Quattro i nomi già inclusi nella lista, ovvero Brit+ Co, CareCloud, Mark One e Venali, che hanno raccolto complessivamente 16,7 milioni di dollari di investimenti concessi da Intel. La prima delle startup, fondata a San Francisco nel 2011, è un servizio funzionante via Web e come applicazione mobile, che propone contenuti editoriali e tutorial rivolti alle donne, organizzati su una molteplicità di categorie. La seconda ha creato un software destinato al settore medico, e include professionisti ispanici nel suo gruppo di dirigenti, dislocati fra la East Coast e lo Utah. Mark ONe, invece, ha creato una “tazza intelligente” che riconosce il tipo di bevanda versata al suo interno e i relativi contenuti nutrizionali , mentre Venafi è una società di sicurezza It, specializzata nella verifica e protezione di password e certificati.

A detta di Lisa Lambert, managing director e vice president di Intel Capital, l’impegno economico ella società guidata da Brian Krzanich è il più grande mai destinato alla causa della cosiddetta “diversity”. “Notiamo una mancanza di coinvolgimento e di partecipazione all’interno dell’intero mercato”, ha dichiarato Lambert in un’intervista a VentureBeat. “Vogliamo essere dei catalizzatori”.

 

Lisa Lambert, managing director e vice president di Intel Capital

 

Per capire quanto il problema (sociale e, cinicamente, di immagine) sia ancora irrisolto, basti pensare che solo quest’anno per la prima volta una dirigente di sesso femminile è entrata nella lista dei relatori sul palco della Worldwide Developer Conference di Apple, in corso in questi giorni a San Francisco. E che l’azienda di Cupertino, in una nota stampa, alquanto discutibilmente si è spinta a definire questo “successo” come una dimostrazione di parità di genere.

Sulla diversità etnica, che pure trionfa nella manifestazioni esteriori come campagne pubblicitarie e siti Web, la situazione non è molto migliore. Il report pubblicato lo scorso anno dall’azienda di Tim Cook, il primo sul tema della diversity, ha fotografato una Apple al 70% maschile (su 98mila dipendenti) e con solo un 7% di afroamericani a un 6% di ispanici (contro, rispettivamente, il 13% e i 17% di quota statistica sulla popolazione statunitense).

Il dito, chiaramente, non va puntato sulla sola Apple, perché ai numeri di Cupertino risultano allineati altri colossi della Silicon Valley, da Facebook a Google. Secondo un recente report del Babson College, solo il 15% delle aziende fondate da venture capital negli Stati Uniti può vantare una donna nel gruppo dirigenziale, e la quota scende al 3% se si va in cerca di amministratori delegati. Inoltre, meno dell’1% dei fondatori di aziende della Silicon Valley è afroamericano o latinoamericano.
 

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