18/03/2016 di Redazione

Internet of Things facile, la strada del mondo connesso

Sensori, connessioni, interfacce “trasparenti” e software riprogrammabili sono l’essenza degli oggetti connessi. Ma come e perché il mondo dell’Internet delle cose può rappresentare un’opportunità di business? Ce lo spiega Danilo Poccia, Emea evangelist d

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Perché si parla tanto, a volte in modo un po’ confuso, di Internet of Things?  È certamente affascinante l’idea di un mondo iperconnesso, dove non soltanto le persone ma anche gli oggetti “dialogano” continuamente fra loro, sfruttando i sensori come fonte di informazione e la Rete come canale di comunicazione. Quando di parla di oggetti si intende, in realtà, un insieme eterogeneo di dispositivi, dal semplice elettrodomestico alla smart grid, dalle videocamere di sorveglianza ai sistemi Scada. Danilo Poccia, Emea evangelist di Amazon Web Services, ha provato a fare un po’ di chiarezza ragionando su un aspetto più specifico: come l’Internet delle cose possa aiutare le aziende a migliorare se stesse, il proprio business. Le interfacce più naturali, quasi “trasparenti”, e la continua riprogrammabilità dei dispositivi (che acquistano nel tempo nuove capacità) rappresentano due occasioni da sfruttare.

 

Danilo Poccia, Emea evangelist di Amazon Web Services

 

Come mai tanto interesse intorno all’Internet delle cose? Parlando con i nostri clienti e partner, ho riscontrato alcuni temi ricorrenti. L’IoT permette di creare prodotti più intelligenti e capaci di migliorare nel tempo. Un esempio perfetto è lo “smart speaker” di Sonos. Fondata nel 2002, l’azienda ha cominciato a vendere i primi prodotti connessi nel 2006 e da allora ha esteso il supporto a più di sessanta servizi musicali. E qui sta uno dei vantaggi dei dispositivi connessi: un prodotto vecchio di dieci anni oggi è in grado di fare cose che al momento della sua nascita nemmeno esistevano. Con un semplice aggiornamento software si può aggiungere un servizio musicale oppure modificare le funzioni associate a un pulsante. Questa innovazione ha permesso a Sonos di restare al passo con un mercato in rapida evoluzione: basti pensare a come i servizi di streaming audio siano diventati di largo consumo e a come abbiano modificato il modo in cui si acquista e si fruisce la musica. Per lo streaming dei dati Sonos utilizza Amazon Kinesis, mentre per processare i dati attraverso Apache Spark utilizza Amazon Elastic MapReduce.

Oggi le aziende possono essere più efficienti e possono effettuare una migliore pianificazione perché dispongono di più dati, e dunque, di più conoscenza su cui basare le proprie decisioni. I dispositivi connessi avvicinano le aziende ai clienti, perché forniscono feedback che aiutano a capire le modalità di utilizzo dei dispositivi, le preferenze così come ciò che non piace agli utenti. In un certo senso, questo ricorda la metodologia agile applicata allo sviluppo software, secondo la quale si implementano piccoli aggiornamenti che vengono poi messi in produzione rapidamente, in modo da usare i feedback degli utenti per capire il passo successivo da compiere. Grazie ai feedback provenienti dagli oggetti connessi, il medesimo approccio agile può essere applicato allo sviluppo dell’hardware, assicurandosi che le aziende offrano ai loro clienti i migliori prodotti possibili.

Per le ragioni già citate, l’Internet of Things permette di creare offerte nuove che in passato non avrebbero potuto nemmeno esistere. Un esempio calzante è Philips HealthSuite. La divisione Healthcare di Philips era interessata a soluzioni digitali che aiutassero le persone ad avere un maggior controllo sulla propria salute, sia promuovendo uno stile di vita più sano sia migliorando i servizi di assistenza sanitaria. Così è nata Philips HealthSuite, una piattaforma digitale che attraverso il cloud gestisce più di sette milioni di apparati connessi, sensori e applicazioni mediche utilizzate sia dai pazienti, sia dal personale medico. Con l’aggiunta della piattaforma Aws IoT, Philips ha potuto accelerare enormemente verso il raggiungimento della propria strategia, dal momento che il cloud di Amazon Web Services permette all’azienda di acquisire, processare e reagire a dati raccolti in tempo reale da un insieme eterogeneo di dispositivi. Il risultato è che i prodotti di Philips e i servizi di assistenza sanitaria a essi collegati possono diventare sempre più smart e personalizzati.

Un’altra interessante conseguenza dell’IoT riguarda l’interfaccia dei prodotti. Per anni siamo stati abituati a interfacce “di mediazione”, come tastiere o mouse nel caso dei computer, oppure telecomandi pieni di pulsanti per i televisori. Qualche anno fa, poi, i display tattili hanno permesso di creare interfacce “simulate” e questo ha portato nuovi utenti (per esempio, persone anziane oppure molto giovani) a interagire con dispositivi come smartphone e tablet. Adesso, con i dispositivi connessi, l’interfaccia è “diretta” perché il prodotto stesso è l’interfaccia da toccare o da stringere fra le mani. Interfacce sempre più sofisticate, quali il riconoscimento vocale, rendono naturale la comunicazione. Con Amazon Echo, per esempio, è possibile interagire con diversi servizi utilizzando la voce: basta chiedere, e si possono ricevere notizie o impostare un timer mentre si è impegnati a cucinare. Questa funzionalità è disponibile per gli sviluppatori e per i produttori, che possono usare Alexa Voice Service per integrare il riconoscimento vocale nelle loro applicaizioni o dispositivi, mentre con Alexa Skills Kit è possibile “insegnare” nuove capacità ad Amazon Echo.

 

 

In ogni caso abbiamo ricevuto indicazioni dai nostri clienti sul fatto che si debba lavorare ancora parecchio per sviluppare e creare soluzioni IoT. Connettere e gestire i dispositivi può essere difficoltoso, specialmente quando si hanno prodotti di vendor diversi sulla medesima piattaforma. Allo stesso modo, la gestione dell’energia può rivelarsi complessa e spesso è necessario fare affidamento su un’alimentazione a batterie. I dispositivi, inoltre, utilizzano numerosi protocolli diversi e non esiste un’interoperabilità “immediata”. Quando si devono gestire migliaia o addirittura milioni di oggetti, la configurazione è un problema cruciale. I dispositivi non sono pronti all’uso come potrebbe esserlo un lettore ebook Kindle, consegnato a casa dell’utente con l’account dell’utente già configurato.

Un esempio di azienda che ha affrontato una tale complessità è Veniam. La sua rete di oltre 600 veicoli connessi, che produce dati trasferiti in tempo reale, è la più ampia al mondo e mette in pratica il concetto di “Internet of Moving Things”. L’azienda raccoglie informazioni da veicoli di privati e sistemi di trasporto pubblico, analizzandole in tempo reale e ottenendo degli insight con una latenza molto bassa. Le reti tradizionali non funzionano bene con gli “oggetti” in movimento su grandi aree ed è per questo che Veniam ha implementato un “mesh network”, ovvero una tipologia di rete in cui ciascun nodo può trasmettere dati per gli altri. Veniam utilizza Aws IoT per la sua tecnologia di “vehicular network” proprietaria, che connette a Internet infrastrutture, persone e oggetti. Questa tecnologia contribuirà a rendere più intelligenti le città, a connettere più persone con i luoghi in cui si spostano, a migliorare la qualità della vita e a generare una miriade di altri benefici socioeconomici oggi soltanto pensabili in teoria.

 

 

In Amazon Web Services pensiamo oggi esistano due “mondi separati” che tentano di convergere: da un lato, il vecchio mondo del machine-to-machine e dei dispositivi di telemetria, che oggi tentano di diventare più smart; dall’altro, l’ambiente tradizionale delle applicazioni Web e dei servizi Restful, amati dagli sviluppatori. Ci siamo, quindi, domandanti: come possiamo rendere l’Internet of Things facile da progettare, implementare e gestire, in modo che i nostri clienti possano sfruttare la tecnologia per creare e innovare? Due sono gli aspetti che cerchiamo di curare e semplificare, ovvero la sicurezza e la scalabilità. La prima è cruciale per qualsiasi applicazione IoT: pensiamo, per esempio, a degli elettrodomestici connessi a Internet, per cui è necessario essere certi dell’esistenza di uno stretto controllo su chi possa accedervi, oltre che della crittografia di tutti i dati nel momento della trasmissione. La scalabilità è, invece, una caratteristica fondamentale per qualsiasi architettura It. Se si riesce a implementare con successo un nuovo servizio, per soddisfare la domanda bisogna anche poter scalare e supportare un numero crescente di utenti (e di sensori e dispositivi IoT).

Aws IoT è una piattaforma di cloud gestito che permette agli oggetti connessi di interagire in modo semplice e sicuro con applicazioni basate su nuvola e altri dispositivi. Può supportare miliardi di dispositivi e migliaia di miliardi di messaggi, che vengono processati e instradati verso gli enpoint Aws e verso altri dispositivi, in modo affidabile e sicuro. Con Aws IoT le applicazioni possono tenere traccia di tutti i dispositivi e comunicare con loro in qualsiasi momento, anche quando non sono connessi.

La piattaforma, inoltre, facilita l’utilizzo di servizi come Aws Lambda, Amazon Kinesis, Amazon S3, Amazon Machine Learning e Amazon DynamoDB, al fine di creare applicazioni IoT che raccolgono, analizzano e agiscono in base ai dati dei dispositivi connessi, senza la necessità di dover gestire alcuna infrastruttura. I clienti possono sfruttare un servizio in cui si paga solo per ciò che si usa, che evita gli oneri legati al dover connettere un certo numero di oggetti disparati e che permette a questi oggetti di interagire in tutta sicurezza fra di loro, con servizi cloud e applicazioni; allo stesso tempo, permette di raccogliere, analizzare e valutare il continuo flusso di dati che questi dispositivi generano.

 

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