15/09/2014 di Redazione

Oracle punta sulla coppia Sparc-Solaris per ridurre il Tco

La nuova versione del sistema operativo basato su Unix, le prestazioni garantite dalle serie M e T e la forte integrazione dei sistemi ingegnerizzati e delle Optimized Solutions promettono di abbattere i costi e semplificare la gestione. In attesa che il

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Virtualizzazione e cloud computing, abbinati all’esigenza di gestire e analizzare i Big Data, sono caratterizzati dall’estrema variabilità e imprevedibilità dei carichi di lavoro che gravano sui server e sulle infrastrutture. Per rispondere a questa nuova sfida, Oracle ha deciso di dare nuova linfa alla sua piattaforma Sparc, supportata da una nuova versione del sistema operativo Solaris – oggi arrivato alla release11.2 - basato su Unix. La convinzione della società è quella di essere oggi competitiva non solo sul fronte tecnologico, con una netta superiorità in termini di prestazioni e affidabilità sulla piattaforma x86, ma anche su quello del costo totale di possesso (Tco: Total Cost of Ownership). Per comprendere meglio la scelta di Oracle, che con Sparc/Solaris si trova a competere in un mercato nel suo complesso in lento declino, ictBusiness.it ha intervistato Emanuele Ratti, Italy Country Leader, Oracle Systems.

 

Cominciamo inquadrando un po’ meglio i contorni di questo settore…

Siamo in una fase in cui mercato e analisti chiedono il cloud, e quello è l’indicatore per valutare il potenziale di crescita di un’azienda. Questo significa che tutta la comunicazione è orientata in quella direzione. In quest’area Oracle sta crescendo in maniera impressionante: siamo già i secondi al mondo nell’ambito del Software-as-a-Service. Questo offusca un po’ altre linee di prodotto strategiche, che per la loro portata e l’impegno che viene profuso nello sviluppo meriterebbero una comunicazione più puntuale. Una di queste è senz’altra quella che comprende Sparc e Solaris. Oracle oggi è l’unica azienda sul mercato dello Unix che sta esprimendo un impegno a mio parere “disruptive”, con una roadmap chiara ed estremamente ambiziosa.

Sullo Sparc stiamo spingendo sui sistemi ingegnerizzati, che caratterizzano la produzione Oracle, estremizzandoli con il “software in silicon”, cioè con il software innestato direttamente nel microprocessore. Il sistema ingegnerizzato, come filosofia, è costituito da software e hardware integrati per lavorare insieme. L’innesto del software all’interno del microprocessore è l’estremizzazione di questo concetto. Quello che a mio parere è veramente destabilizzante e cambierà nuovamente il mercato, come lo abbiamo cambiato con l’introduzione dei primi sistemi ingegnerizzati quattro anni fa, è che il software inserito nel microprocessore sarà costituito dalle librerie del database Oracle e di Java. Pensando a come sono fatti i sistemi informativi dei clienti direi che questi sono i due standard si cui sono costruiti. L’impatto di prendere gli eseguibili di queste due piattaforme e inserirli direttamente dentro il microprocessore porterà a degli incrementi prestazionali probabilmente al di sopra di quelli che abbiamo prodotto quando abbiamo presentato i primi sistemi ingegnerizzati.

 

Emanuele Ratti, Italy Country Leader, Oracle Systems.

 

Quanto siete lontani da questo punto di arrivo?

Siamo già partiti con l’innesto dei primi algoritmi, per cui tutta la parte di codifica e decodifica è già presente nei nostri sistemi. La roadmap ora prevede 12/18 mesi per la realizzazione. Il mercato dello Unix si sta stabilizzando verso il basso e ora registra un andamento abbastanza piatto. Con una visione di questo tipo e una Oracle che quando ha voluto fare una scommessa l’ha sempre vinta, chi oggi deve fare una scelta in linea con la sua piattaforma Unix non credo abbia molte alternative.

 

Presentando la versione 11.2 del sistema operativo Solaris avete enfatizzato molto il tema dei costi di gestione. Che novità ci sono da questo punto di vista?

A braccetto con lo Sparc c’è un investimento forte, fortissimo, enorme sul sistema operativo Solaris. Le aspettative degli utenti sono tutte rivolte ai costi di amministrazione di queste piattaforme. Oracle ha maturato una visibilità sul mercato e un benchmark realizzato sui suoi clienti che è “sconvolgente”: i dati in nostro possesso vedono una riduzione addirittura a un sedicesimo dei costi di amministrazione di questi sistemi. Solaris in questo caso gioca un ruolo fondamentale. Basti pensare che il numero di virtual machine abilitate da un sistema operativo come Solaris è di un ordine di grandezza superiore rispetto a quello di altri sistemi di virtualizzazione oggi presenti sul mercato.

Considerato l’impatto dei costi di amministrazione, che sono predominanti su tutti gli altri costi del sistema informativo, stiamo invitando le aziende a misurare il Tco. Storicamente veniva fatto un mero confronto di costo dell’hardware e quindi diventava difficile confrontarsi con la piattaforma x86. Oracle ha scelto di non competere su quella strada, ma di farlo andando a proporre soluzioni più efficienti. A nostro parere, e stiamo cercando di dimostrarlo ai clienti con le opportune argomentazioni tecniche, siamo convinti che il Tco, anche comparato a quello di soluzioni grid realizzate con componenti a basso costo, possa essere sensibilmente diminuito, fino alla metà. I fattori differenzianti sono lo Sparc e il sistema operativo Solaris. Credo che a OpenWorld (che si terrà a San Francisco dal 28 settembre al 2 ottobre, ndr) ci saranno sorprese molto forti.

 

L’interfaccia di gestione di Oracle Solaris Cluster.

 

Ci aiuti a inquadrare il mercato attuale di Sparc-Solaris rispetto alla piattaforma x86…

Il mercato Unix sta scendendo. Come proiezione degli analisti, da oggi al 2020 si parla di un andamento in continua deflessione, ma quasi piatto. A questa situazione si è arrivati principalmente per un fattore costi. I clienti, infatti, erano assolutamente soddisfatti di una piattaforma Unix stabile, di livello enterprise e dalle grandi prestazioni. Oggi la tendenza è piatta perché si è arrivati allo zoccolo duro: ci sono applicazioni che diventa complicato spostare o migrare su ambienti x86 non enterprise. Un esempio fra tutti è quello di Sap portato in ambiente x86. Non mi risulta che ci siano ancora delle referenze di questo tipo. E’ un'applicazione caratterizzata da workload estremamente importanti e mission critical in moltissime aziende. Prendere la decisione di spostarlo su una piattaforma a basso costo o comunque priva di certi requisiti enterprise richiede riflessioni molto approfondite.

E' quindi rimasto lo zoccolo duro delle applicazioni portanti di molte aziende che rimane e che diventa difficile da sfilare dallo Unix per portarlo su x86. In quest'ultimo ambiente è successo esattamente l'inverso: l'x86 è cresciuto moltissimo "offloadando" gli ambienti Unix. Oggi si sta stabilizzando perché aumenta la complessità: si è costruito uno strato di virtualizzazione su questa architettura che talvolta sfugge al controllo e diventa di difficile gestione. Questa complessità è legata per esempio al numero delle virtual machine da gestire.

L'altra caratteristica che ha un po' frenato la crescita dell'x86 è dovuta all’inattitudine di questi sistemi a gestire i workload di ultima generazione, che sono molto diversi da quelli storici transazionali, come database, Crm, Erp e così via. Questi ultimi li conosciamo da molti anni e li sappiamo gestire. Oggi ci sono invece carichi impredicibili, con una natura molto peculiare legata ai nuovi trend - come i Big Data, i social o l’high performance computing analytics - che di fatto stanno cambiando completamente le cose. In questo contesto una piattaforma x86, per sua natura, può presentare dei limiti.

 

Perché una piattaforma Unix Sparc riesce a gestire meglio carichi di questo genere?

Per il futuro lo Sparc con la visione del “software in silicon” di sicuro introdurrà qualcosa di competitivo e di enormemente differenziante rispetto a un processore sull'architettura x96. Questa mossa ci aspettiamo che possa incrementare le prestazione di due, tre o anche dieci volte, così come è accaduto a suo tempo con l'introduzione dei sistemi ingegnerizzati. Oggi, comunque, anche il solo microprocessore ha delle prestazioni che sono il "best of bread" del mercato.

L'introduzione di Solaris risolve invece il problema della complessità, grazie a una capacità di gestione di queste infrastrutture molto più semplice e molto meno costosa rispetto alle architettura tradizionali. A questo va aggiunto che Oracle sta lavorando al concetto di ”optimized solutions”. Questo significa che il valore delle nostre soluzioni non è solo nello Sparc o in Solaris, ma in una soluzione integrata realizzata anche per realizzare la enterprise cloud infrastructure - quindi in un'ottica molto vicina alle piattaforme x86 virtualizzate - completamente pre-configurata e testata nei nostri laboratori e data chiavi in mano al cliente.

 

L’Oracle Sparc T5 è una soluzione midrange con un ottimo rapporto prezzo/prestazioni.

 

In questo scenario è molto forte il posizionamento della Serie T, una soluzione midrange che sta a metà tra le soluzioni commodity e le soluzioni enterprise della Serie M, caratterizzata da un rapporto prezzo/prestazioni tra i migliori di mercato. Non mi risulta che in questo momento ci sia sul mercato un server o una soluzione analoga. Ovviamente non è confrontabile “1 a 1” in termini di costo con gli x86, ma stiamo parlando di una Optimized Solutions che dà chiavi in mano al cliente una enterprise cloud infrastructure completa, agendo su driver come la potenza dello Sparc, la visione proiettata al futuro e l'efficienza raggiungibile con Solaris che consentirà un Tco molto più basso nell'ambito di questa tipologia di architettura. Il tutto con prestazioni molto più alte. Questo ci permetterà di espanderci e guadagnare quote di mercato fra chi cerca di abbassare costi e complessità.

 

In Italia questa visione viene apprezzata?

L'Italia è la prima country in Emea per la vendita di sistemi ingegnerizzati. Lo scorso anno siamo arrivati secondi nel mondo. Il mercato italiano, a mio parere, sull'innovazione si sta muovendo molto e ci sta dando grandi soddisfazioni. Le Optimized Solutions sono una proposta più recente, ma stiamo vedendo un mercato che reagisce con estremo interesse, perché ha compreso sulla carta quali sono i vantaggi chiave. Ho quindi grandi aspettative: come siamo riusciti a muovere per primi in Italia i sistemi ingegnerizzati sono convinto che ci riusciremo anche con le Optimized Solutions. La pressione sui costi, in una situazione di mercato che comunque complessivamente non ci favorisce, ci permetterà di tirare fuori il meglio. L'attenzione all'efficienza operativa è molto forte nei nostri clienti e nel mercato: è una spinta molto forte.

 

Soluzioni come quelle di Oracle come si differenziano da quelle dei competitor?

Partiamo dai sistemi ingegnerizzati, che sono già un successo di mercato arrivato a duecento box in Italia. Un risultato straordinario, che ha visto anche un più trenta per cento di crescita mondiale. Significa che c'è un mercato che sta certificando la bontà dell'impatto sul Tco di questi sistemi. La storia dei sistemi ingegnerizzati è nata mettendo in campo prima di tutto un grande fattore differenziante: le prestazioni. I nuovi sistemi abilitavano salti prestazionali di dieci, venti o addirittura cento volte. Siamo quindi riusciti a entrare in ambiti applicativi critici che avevano grossi problemi di prestazioni, a risolverli con interventi tecnologici lasciando inalterata l'applicazione. Da quel momento siamo cresciuti molto, e oggi abbiamo moltissimi clienti che hanno consolidato tutto il loro database su questi sistemi.

Con l'attenzione che c'è oggi sui costi, il secondo elemento è il Tco. I clienti che hanno usato la nostra piattaforma complessiva di consolidamento hanno rivisto pesantemente la loro organizzazione interna, che prima era frammentata fra chi amministrava lo storage, chi amministrava la rete, chi il database e così via. Oggi abbiamo dei database administrator evoluti in grado di gestire questi oggetti che hanno portato a delle efficienze molto forti nei costi di amministrazione.

 

Lo Sparc M5 fa parte della Serie M, che si pone al top dell’offerta Oracle.

 

Infine, parliamo di una maggiore stabilità, cosa che ci ha in parte sorpreso perché oggi questo elemento sta addirittura superando le prestazioni come driver delle richieste dei sistemi ingegnerizzati. Eravamo abituati alle prestazioni prima di tutto e la stabilità era guardata un po' meno. Oggi che abbiamo piattaforme e clienti consolidati i clienti sono incredibilmente soddisfatti dalla stabilità della piattaforma.

Parlando di soluzioni diverse, come le Optimized Solutions o la enterprise cloud infrastructure, che sono più confrontabili con quelle dei concorrenti perché non integrano la parte applicativa, ma solo quella infrastrutturale, l’elemento differenziante è senz'altro la sofisticazione della virtualizzazione. Grazie a Solaris e allo strato della Oracle Virtual Machine riusciamo a dare una virtualizzazione estremamente fine di tutta la piattaforma, dallo storage al networking, fino ai server. E questo consente di gestire carichi complessi come quelli che oggi si stanno sviluppando. In questo modo riusciamo a mettere insieme un fattore di efficienza con un fattore di efficacia.

 

Sostanzialmente un passo avanti rispetto a chi deve testare, collaudare e certificare pezzi di provenienza diversa e poi garantirli…

Ha toccato il punto fondamentale. Riuscire a dare a un cliente una enterprise cloud infrastructure configurata, pensata nei nostri laboratori, portata dai clienti chiavi in mano e avere un unico vendor come riferimento nella gestione di tutto questo apparato crediamo che sia un valore sia nell'implementazione, perché si passa da settimane o mesi a pochi giorni per la sua accensione, sia per la semplicità. Questo è stato il fattore di successo dei sistemi Exadata.

 

In questo scenario quali sono le prospettive per Oracle nei prossimi anni?

Il vantaggio competitivo si crea sulla piattaforma di terza generazione, che secondo Idc crescerà del 15 per cento medio annuo fino al 2020, sapendo indirizzare bene le nuove opportunità offerte dai Big Data, dai social, dalla mobility e così via. L’80 per cento dei costi è però ancora sulla piattaforma di seconda generazione, mentre solo il 20 per cento è dedicato allo sviluppo di innovazione vera e quindi di vantaggio competitivo. Le aziende devono investire sulla piattaforma di terza generazione ma non possono rimanere ferme su quella di seconda, perché devono perseguire continuamente obiettivi di efficientamento e rendere la piattaforma di seconda generazione interoperabile con quella di terza.

Le previsioni di Idc dicono che i sistemi cresceranno con le “integrated platform”, dove Oracle è presente con Exadata, Exalogic, Exalytic: integrazione verticale completa di software, come il database, che eroga servizi. Il database di Oracle e Java sono standard di mercato, mentre le nostre soluzioni di middleware e Business Intelligence non lo sono ancora, ma lo stanno diventando: la BI di Oracle ha fatto registrare in Italia un più 60 per cento, il middleware è cresciuto a doppia cifra. In questa fascia non vediamo alternative forti da parte della concorrenza.

 

L’Oracle Supercluster è un sistema ingegnerizzato ottimizzato per Sap.

 

Le “integrated infrastructure” sono invece un'opportunità che sul mercato vale quasi quattro volte le “integrated platform”, e con una crescita che è straordinaria. Su questa parte che Oracle sta aumentando il suo impegno, per avere un ruolo da protagonista. Integrated infrastructure significa che dobbiamo slegare la parte funzionale - ovvero il database, l'application server, la Business Intelligence - e mettere a disposizione un'infrastruttura, indipendentemente dal software che andrà a posizionarvi sopra il cliente. Questo significa per noi un'opportunità straordinaria per entrare anche in ambiti diversi da quelli dove siamo già presenti con il software.

 

Con quale tipologia di prodotti e soluzioni vi apprestate a cavalcare questa crescita?

Stiamo lavorando sugli “integrated systems”, che indirizzano una Platform-as-a-Service come modello da proporre alle aziende, con i nostri sistemi ingegnerizzati: Exadata, Exalogic, il Supercluster, l'Oda, l'Exalytics per la Business Intelligence, la backup appliance e quella per i Big Data. Tra gli altri sistemi integrati che vanno invece a indirizzare un modello di Infrastructure-as-a-Service indipendentemente dalla presenza del nostro software - quindi anche su software di terze parti come Db2, Sql Server, WebSphere, un application server o un altro sistema operativo - c’è la nostra Virtual Computing Appliance, che è anche in questo caso una soluzione end-to-end che integra tutto, dallo storage al networking, fino alla potenza di calcolo. E' una macchina virtualizzata dove è possibile consolidare quasi tutti gli ambienti dei clienti, che siano Windows, Solaris, Linux eccetera.

La Virtual Computing Appliance è fondamentale, perché è un primo step di consolidamento nel percorso verso il cloud che tutte le aziende stanno perseguendo come obiettivo di riferimento. E' una soluzione che vediamo particolarmente indicata per chi fa il mestiere di service provider, che acquisisce soluzioni di qualsiasi tipo. Questa per Oracle diventa l'architettura di riferimento, di consolidamento.

L'altra strada che seguiamo è quella di creare delle Optimized Solutions già configurate e testate nei nostri laboratori che mettono insieme le componenti base - networking, storage e server - che per Oracle non sono mai commodity, ma componenti ingegnerizzati. Lo storage, per esempio, integra tutto lo strato di I/O eliminando così qualsiasi collo di bottiglia. Mettendo insieme questi componenti nei nostri laboratori, ottimizzandoli e certificandoli siamo in rado di offrire una soluzione per l'Infrastructure-as-a-Service pronta all’uso. Una delle Optimized Solutiond di riferimento è il Supercluster, che è un sistema ingegnerizzato per Sap, certificato da Sap e Oracle. Su molte applicazioni - di sicuro tutte le nostre: da Siebel all’Hyperion fino a PeopleSoft e all’E-Business Suite - abbiamo ritagliato delle Optimized Solutions specifiche.

 

Quante sono le Optimized Solutions che avete identificato finora?

Sono sedici soluzioni, distribuite sui vari layer, realizzate pensando a specifici utenti applicativi, al middleware piuttosto che al data management in un'ottica Platform-as-a-Service. L’obiettivo è quello di fornire un'infrastruttura ottimizzata per uno specifico application server o per la parte più infrastrutturale, come la enterprise cloud platform. Qui Oracle ha una proposta unica sul mercato, che mette insieme i server Sparc T5, l'interconnettività e lo Zfs Storage (che è a sua volta un sistema integrato) con l'Oracle Virtual Machine, con l'ambiente operativo Solaris e con l'enterprise manager come modello e come console di gestione. Il tutto per dar vita a un'alternativa ai grid cloud tradizionali e non basati su sistemi ingegnerizzati.

Le Optimized Solutions nascono molte volte su spinta dei clienti. Io credo che qui ci sia un privilegio enorme da parte di Oracle, che ha ormai una pervasività su mercati e clienti straordinaria. Spesso è che la casa madre che ci offre l'opportunità di invitare i clienti del nostro paese per farli lavorare a braccetto con il settore sviluppo di Oracle.

 

Quando avete cominciato a seguire questa strada?

E' una strada che è partita un pochino sottovoce, almeno tre o quattro anni fa. All’inizio era un’idea più guidata dalla casa madre, mentre oggi siamo noi a essere più propositivi. Anche perché l'Italia oggi ha una dignità importante nel mondo Oracle, per cui probabilmente è anche cambiata la considerazione di cui godiamo. Il mercato ci ha dato fiducia, anche se non è stato semplice. All'inizio siamo andati per tentativi cercando di capire quali erano il senso e il posizionamento migliori. Abbiamo cambiato tutta l'organizzazione della country, all'interno di un progetto mondiale.

Le nostre vendite oggi non hanno più un ruolo di semplice vendita, come avveniva in passato, ma una veste molto più consulenziale, che entra in profondità sia nell'architettura tecnica e tecnologica del cliente che nel suo business. Dobbiamo capire dove la prestazione può abilitare il business. Questo è fondamentale anche come servizio per i nostri clienti, perché talvolta anche loro hanno bisogno di dimostrare all’azienda che la prestazione diventa un servizio, anche da un punto di vista di gestione economica e finanziaria dell'investimento.

Abbiamo quindi costituito in azienda delle divisioni, alcune più architetturali, portando in azienda anche consulenza di altissimo livello, con persone che sono arrivate da McKinsey e altre realtà analoghe per portare un cambiamento di testa e di propositività. Il mercato è stato straordinariamente ricettivo.

 

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