07/07/2015 di Redazione

Piccole startup europee crescono, ma quelle italiane arrancano

Un report realizzato da Startup Europe Partnership insieme all’Università dell’Insubria parla chiaro: delle 990 realtà “scaleup” e “scaler” analizzate in cinque Nazioni Ue, solo il 7% proviene dalla Penisola. Domina il Regno Unito (40%). Le 72 realtà del

immagine.jpg

Startup a caccia di fondi per crescere e diventare così “scaleup”, “scaler” o addirittura “unicorni”. Almeno nel Regno Unito, dove queste realtà negli ultimi cinque anni sono riuscite a catturare circa il 50% degli investimenti realizzati da fondi di venture capital o tramite offerte pubbliche iniziali (Ipo). Si parla di oltre 11 miliardi di dollari distribuiti tra 399 “scaleup” e “scaler”, ossia quelle startup capaci di raccogliere rispettivamente oltre uno o cento milioni di dollari. Seguono la Germania con 208, la Francia con 205, la Spagna (106) e, purtroppo, chiude la classifica l’Italia con appena 72 realtà. I numeri sono stati messi in fila da Startup Europe Partnership (Sep) nel report “From Unicorns to reality, a five-country comparison of European Ict Scaleups”, ricerca che ha coperto cinque Paesi europei ed ha analizzato la presenza di “scaleup” e “scaler”, senza però soffermarsi sugli “unicorni”: quelle aziende private con oltre un miliardo di dollari di valutazione. Il nostro Paese, come detto, è il fanalino di coda in questo settore.

Le 72 startup analizzate sono riuscite ad attrarre investimenti pari a quattrocento milioni di dollari, 28 volte in meno rispetto al Regno Unito. L’altro Paese mediterraneo considerato nel report, la Spagna, ha racimolato capitali maggiori di ben quattro volte rispetto a quelli italiani, arrivando a toccare 1,8 miliardi. In Francia sono finiti invece 3,1 miliardi e in Germania 6,6. Il report di Sep, realizzato in collaborazione con Pedal Consulting/Ud’Anet e con il centro di ricerca CrEsit dell’Università dell’Insubria, ha sottolineato come i fondi di venture capital giochino ancora un ruolo determinante nella crescita e nel successo delle startup europee.

 

Fonte: "From Unicorns to reality, a five-country comparison of European Ict Scaleups", Sep

 

Infatti, i mercati azionari e le Ipo sono risultati consistenti solo in due Paesi, Uk e Spagna, con il Regno Unito a fare ancora una volta la parte del leone. La Borsa di Londra si è rivelata determinante per le scaleup di Sua Maestà: hanno raccolto quattro miliardi di dollari di capitali tramite offerte pubbliche iniziali, oltre il doppio di quanto le altre quattro Nazioni siano state capaci di racimolare complessivamente. La chiave di volta è proprio il mercato azionario. Ancora una volta, sono i dati a dimostrarlo. Confrontando soltanto i finanziamenti venture capital, la differenza tra i primi due Paesi – Uk e Germania – è davvero ridotta all’osso.

Sono 7,1 i milioni di dollari attratti dal Regno Unito, contro i sei della Germania. La Spagna ha invece raggranellato via Ipo più capitale dei francesi (520 contro 430 milioni di dollari), nonostante il numero inferiore di aziende. I numeri del mercato azionario italiano sono ancora una volta quelli più deboli: le startup della Penisola hanno raccolto a Piazza Affari solo quaranta milioni di dollari. Salendo di “livello”, il quadro è ancora più desolante: il nostro Paese sparisce completamente dai radar quando si considerano le realtà “scaler”, ovvero le startup capaci di attrarre oltre cento milioni di dollari tra fondi venture capital e Ipo. Delle 37 “scaler” identificate dal report di Sep, nessuna parla infatti italiano. Circa il 50%, 19 aziende, risiede nel Regno Unito, nove in Germania, sei in Francia e tre in Spagna.

 

Fonte: "From Unicorns to reality, a five-country comparison of European Ict Scaleups", Sep

 

Quali sono i settori Ict in cui queste “scaleup” sono più attive? La classifica è guidata dalle soluzioni software (18%) e dall’e-commerce (14%). Seguono poi l’enterprise service, il mobile e l’advertising, tutti circa al 10%. Da sole, queste cinque categorie rappresentano il 60% di tutte le “scaleup” analizzate nei cinque Paesi. Ma una realtà così dinamica non significa soltanto crescita: ogni giorno, infatti, sono molte le aziende che per vari motivi escono di scena. Nel periodo 2010 – 2015 il report ha identificato 374 “exit” in ambito Ict. In oltre nove casi su dieci si è trattato di operazioni di merger and acquisition, mentre solo 25 sono state Ipo.

 

ARTICOLI CORRELATI